Il giardino delle parole (Film, 2013)

Makoto Shinkai (vero cognome Nitsu, 1973) è un regista-animatore laureato in letteratura e dai soggetti si nota, come si apprezza la sua passione per Haruki Murakami, erede artistico di Hayao Miyazaki, che decide di dedicarsi ai manga e agli anime, sua passione giovanile. Siamo in presenza di un grande artista del disegno animato e della computer grafica che vuole raccontare storie dirette non solo ai bambini ma anche a un pubblico adulto e adolescente.

In attesa di Your Name (2016), il lungometraggio considerato il suo capolavoro, siamo andati a rivedere il mediometraggio Il giardino delle parole, un delicato romanzo di formazione che racconta l’amore platonico tra uno studente e una professoressa. In breve la trama. Takao è un quindicenne insoddisfatto e solitario, la madre si è separata dal padre e vive con un compagno più giovane, lui abita con il fratello ma vorrebbe crescere in fretta. Durante un giorno di pioggia decide di non andare a scuola e di fermarsi sotto il gazebo di un giardino, dove conosce Yukino, che ha 27 anni, beve birra, consuma cioccolata e sembra molto malinconica. Tra i due nasce giorno dopo giorno un’intensa amicizia e la reciproca frequentazione va avanti per tutta la stagione delle piogge. Quando Takao comprende di essere innamorato e lo confida alla donna, si frappongono ostacoli insormontabili che vanno ben oltre la differenza di età.

Non aggiungiamo notizie per non sciupare la suspense sentimentale di una storia scritta, diretta, sceneggiata, fotografata e montata benissimo da Makoto Shinkai, un vero tuttofare che si avvale di stupende musiche al piano e di suadenti canzoni, opera di Daisuke Kashiwa, oltre alle animazioni di Kenichi Tsuchiya. Il film è una gioia per gli occhi e, sin dalle prime immagini, denota un’estrema cura per il paesaggio, fotografato tra acqua che cade, piccoli laghi e salici piangenti, con una descrizione minuziosa di interni e di strade cittadine. I sentimenti forti, le esplosioni di rabbia e d’amore fanno parte della mentalità giapponese, che non ammette mezze misure, ma la storia è universale, scritta con dolcezza e  sensibilità. Un racconto d’amore che si trasforma in un poetico romanzo di formazione con un adolescente che aiuta la donna più matura in un momento difficile della sua vita, ma che in cambio riceve affetto e comprensione, una spinta rigeneratrice per scommettere sul futuro.

Ottimo l’uso del flashback con rimandi agli anni infantili del ragazzo, quando ancora padre e madre vivevano insieme e non c’erano ombre a rendere cupo il presente. “Anche se non dovesse piovere resterò con te”, è la frase che si ricorda dopo aver visto il film, ma tutta la poetica costruzione narrativa resta dentro, si attacca al corpo come una seconda pelle. Il ragazzo e la donna hanno trascorso il periodo più felice della loro esistenza e adesso sono entrambi pronti ad affrontare la vita e i nuovi ostacoli che si presenteranno. Un film imperdibile.

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Regia, Soggetto, Sceneggiatura, Storyboard, Fotografia, Montaggio: Makoto Shinkai. Art Director: Hiroshi Takiguchi. Animatori: Kenichi Tsuchiya. Musiche: Daisuke Kashiwa. Genere: Animazione, Sentimentale. Durata: 46’. Paese di Origine: Giappone 2013.

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[NdR – L’autore dell’articolo ha un suo blog “La Cineteca di Caino”]

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