Italia delle Regioni

Al via i tavoli di concertazione presso le prefetture per non lasciare soli i sindaci nella gestione dell’emergenza terremoto.   “Sulla vulnerabilità sismica i Sindaci non possono essere esposti e lasciati soli. Dal governo riceviamo un primo segnale, la disponibilità a convocare un tavolo di confronto  e di coordinamento tra Sindaci, Presidenti delle Regioni e delle Province per definire un metodo di lavoro comune che dia luogo a provvedimenti omogenei. Occorre, però, anche molto altro”.

Il presidente dell’Anci, Antonio Decaro, ha così riassunto l’esito dell’incontro che l’associazione dei Comuni ha chiesto e ottenuto con il sottosegretario  alla Presidenza del Consiglio Maria Elena Boschi, il commissario per la ricostruzione Vasco Errani, il viceministro Filippo Bubbico e il capo della Protezione civile Fabrizio Curcio.  Della delegazione Anci facevano parte, con il Presidente, il delegato protezione civile Bruno Valentini, i presidenti delle Anci regionali, Fausto Servadio (Lazio) Maurizio Mangialardi (Marche), e Giovanni Di Pangrazio per Anci Abruzzo e Gino Emili per Anci Umbria.

“Dopo aver naturalmente ringraziato la Protezione civile per la gestione di tutta la fase di emergenza – riferisce Decaro al termine della riunione – abbiamo manifestato alcune necessità dei Sindaci che fronteggiano queste circostanze dalla loro quotidiana trincea. La prima: che venga inserito nel nuovo decreto la possibilità di introdurre per i Comuni del cratere una zona franca fiscale, una misura in grado di fare da volano per l’economia delle zone colpite. La seconda: che venga data alle amministrazioni la possibilità di acquistare immobili residenziali invenduti in sostituzione dei moduli abitativi provvisori. La terza: che si semplifichino ulteriormente alcune procedure, come quelle per le demolizioni necessarie per assicurare l’incolumità pubblica e il ripristino della normale viabilità, e quelle per l’individuazione delle aree in cui insediare le casette temporanee”.

Ma fondamentale nell’interlocuzione con il governo è stata la discussione relativa alle recenti valutazioni della commissione nazionale grandi rischi che ha “esposto e lasciato soli”, come dice il rappresentante dei Sindaci italiani, gli amministratori sulla vulnerabilità sismica. “Rispetto alle valutazioni della commissione – sostiene Decaro – e alle indicazioni pervenute, per tramite del dipartimento di protezione civile, sulla vulnerabilità degli edifici pubblici e sulla loro verifica, è  indispensabile poter disporre di linee guida”.

La riunione a Palazzo Chigi ha consentito di imboccare la strada necessaria per il presidente Decaro: “Convocare presso le prefetture un tavolo di confronto e di coordinamento tra sindaci, presidenti delle Regioni e delle Province per definire un metodo di lavoro congiunto con cui affrontare un’emergenza senza precedenti e adottare comportamenti omogenei e uniformi in tutte le aree interessate. Perché quando si parla di edifici pubblici si tende a pensare alle scuole. Ma in realtà sono edifici pubblici anche quelli che gestiscono servizi non comunali come ospedali, caserme: i sindaci avrebbero la responsabilità anche della chiusura?”.

Per l’attività delle Regioni la lotta alla povertà è un impegno che  coinvolge le regioni italiane che sollecitano il Senato all’approvazione della  relativa legge delega.   La Conferenza delle Regioni ha approvato all’unanimità giovedì 2 febbraio un ordine del giorno in cui si auspica che il Senato arrivi ad una rapida approvazione della Legge delega sulle norme per il contrasto alla povertà, queste le dichiarazioni del  presidente della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini. Il  documento è stato inviato al ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Giuliano Poletti, e al presidente della Commissione Lavoro e previdenza sociale del Senato, Maurizio Sacconi, oltre alla relatrice del provvedimento, Annamaria Parente.

“Con la legge di bilancio 2017 il fondo previsto è stato incrementato e la cifra stanziata per il 2017 è di 1,5 miliardi di euro. Un aumento significativo che permetterà anche di lavorare con il Governo per rivedere criteri ed allargare la platea dei beneficiari. Le Regioni, fra l’altro, stanno già collaborando per arrivare in tempi rapidi ad un nuovo provvedimento per il sostegno all’inclusione attiva (SIA). Siamo di fronte ad una misura necessaria e urgente che consentirà anche di superare un welfare basato su interventi troppo frammentati. Abbiamo bisogno anche di un salto di qualità con l’introduzione, ad esempio, di una misura di ultima istanza per chi non può più beneficiare delle forme di tutela connesse alla contribuzione attiva o all’appartenenza a specifiche professioni.   Si tratta insomma – ha concluso Bonaccini – di colmare un ritardo di oltre 15 anni e l’approvazione rapida della delega e, conseguentemente, dei decreti attuativi, rappresenterebbe un tassello fondamentale in questo percorso”.

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