Emergenze

Questo inverno si è presentato nel peggiore dei modi con un’intensità di maltempo in alcune regioni che non si ricordava da anni. I nostri telegiornali non fanno che parlare di persone che in condizioni estreme cercano di aiutare le popolazioni più in pericolo. Paesini sperduti nelle montagne isolati da metri di neve e, come tutti sanno, vittime della violenza della natura.

Entra in campo la Protezione Civile con i suoi uomini e mezzi, insieme ai pompieri, alle guide alpine, ai volontari. La costituzione di questo Ente è abbastanza recente anche se ci sono sempre state associazioni di pronto soccorso; la prima legge sul soccorso è il Regio Decreto n. 1915 del 2 settembre 1919, che dà un primo assetto normativo ai servizi del pronto soccorso in caso di calamità naturali, anche se limitato ai soli terremoti. Il Ministero dei Lavori Pubblici è l’autorità responsabile della direzione e del coordinamento dei soccorsi, da cui dipendono tutte le autorità civili e militari; occorre però attendere il 1925 per una prima normativa organica in materia di protezione civile: la Legge n. 473 del 17 aprile individua nel Ministero dei Lavori Pubblici e nel  Genio Civile, gli organi fondamentali per il soccorso, con il concorso delle strutture sanitarie.
Stesso potere viene affidato ai sindaci sul territorio comunale: appena venuti a conoscenza dell’evento, devono inviare sul luogo i Pompieri e il personale a loro disposizione, dandone immediata notizia al Prefetto. Il personale di soccorso e gli scavi delle macerie vengono coordinati invece dal Genio Civile. Vengono chiamati a concorrere, a diverso titolo l’Aeronautica, l’Esercito, il Ministero per le Comunicazioni e la Croce Rossa Italiana.

Nel 1966 ci fu l’alluvione di Firenze, sicuramente la prima emergenza seguita dai media di tutto il mondo; fu evidente allora l’inadeguatezza della struttura centrale dei soccorsi. A causa dell’assenza di una rete di monitoraggio l’esondazione dell’Arno non venne preannunciata con un certo anticipo e tutti furono colti di sorpresa. Nei primi giorni gli aiuti e i soccorsi arrivarono  quasi esclusivamente dai volontari “gli angeli del fango” e dalle truppe di stanza in città

Finalmente con la legge n. 996 dell’8 dicembre 1970, si delinea un quadro complessivo di interventi di protezione civile: “Norme sul soccorso e l’assistenza alle popolazioni colpite da calamità – Protezione Civile”.

Per la prima volta il nostro ordinamento recepisce il concetto di protezione civile e precisa la nozione di calamità naturale e catastrofe. La direzione e il coordinamento di tutte le attività passano dal Ministero dei Lavori Pubblici al Ministero dell’Interno. E’ prevista la nomina di un commissario per le emergenze, che sul luogo del disastro dirige e coordina i soccorsi. Per assistere la popolazione dalla prima emergenza al ritorno alla normalità vengono creati i Centri Assistenziali di Pronto Intervento. Per un miglior coordinamento dell’attività dei vari ministeri viene istituito il Comitato Interministeriale della Protezione Civile.

Sempre per la prima volta viene riconosciuta l’attività del volontariato di protezione civile: è il Ministero dell’Interno, attraverso i Vigili del Fuoco, ad istruire, addestrare ed equipaggiare i cittadini che volontariamente offrono il loro aiuto. Da allora sono stati diversi i cambiamenti, ma il risultato è una macchina molto ben costruita.

Ma aldilà di storie di politica e poteri, il tessuto dorsale della Protezione Civile è fatta da uomini; gente generosa che si dedica ad aiutare chi ha bisogno: li vediamo in questi giorni stanchi e inarrestabili restituire speranza, gioire per le persone trovate in vita, restare in silenzio di fronte ai morti. Tutti dobbiamo qualcosa a questa gente. Su tutto, rispetto e gratitudine.

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