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Capodanno: Coldiretti,avanzi per mezzo mld su tavole italiani – Mezzo miliardo di euro in avanzi alimentari: sono quelli rimasti sulle tavole imbandite per le feste di fine anno e in molte famiglie vengono riutilizzati in cucina anche per una crescente sensibilità verso la riduzione degli sprechi per motivi economici, etici ed ambientali. E’ quanto stima la Coldiretti nel sottolineare che nel 2016 il 33% degli italiani, secondo l’indagine Coldiretti/Ixè, ha diminuito gli sprechi alimentari mentre il 31% li ha mantenuti costanti, il 25% gli ha addirittura annullati e solo il 7% dichiara di averli aumentati. Tra chi ha tagliato gli sprechi, il 60 per cento lo ha fatto utilizzando gli avanzi nel pasto successivo con i piatti del giorno dopo che sono tornati prepotentemente nelle abitudini alimentari delle famiglie. Polpette o polpettoni a base di carne o tartare di pesce sono una ottima soluzione per recuperare il cibo del giorno prima, ma anche le frittate possono dare, continua Coldiretti, un gusto nuovo ai piatti di verdura o di pasta, senza dimenticare la ratatouille. La frutta secca in più può essere facilmente caramellata per diventare un ottimo “torrone” mentre con quella fresca si ottengono pasticciate, marmellate o macedonie. E per dare un nuovo sapore ai dolci piú tradizionali, come il pandoro o il panettone, si ricorre spesso alla farcitura con creme. Recuperare il cibo è una scelta che, afferma Coldiretti, “fa bene all’economia e all’ambiente anche con una minore produzione di rifiuti”. Per il tradizionale appuntamento di fine anno con la tavola, gli italiani hanno speso 2,1 miliardi di euro. Con il Capodanno si stima che, conclude Coldiretti, siano state stappate circa 60 milioni di bottiglie di spumante, ma durante la notte piú lunga dell’anno sono stati consumati anche 6,5 milioni di chili di cotechini e zamponi serviti assieme a 10 milioni di chili di lenticchie, “chiamate” secondo tradizione a portar fortuna. (ANSA).

Alluvione Sardegna: 38 a processo per esondazione diga Torpè Alla sbarra il 5 aprile per omicidio e disastro colposo – Trentotto rinvii a giudizio per l’esondazione della diga di Torpè durante la tragica alluvione che il 18 novembre 2013 provocò morti e devastazione in mezza Sardegna. Lo ha deciso il Gup del tribunale di Nuoro, Claudio Cozzella, accogliendo la richiesta del Pm Andrea Vacca. Gli imputati compariranno davanti ai giudici barbaricini il 5 aprile prossimo e dovranno rispondere di omicidio e disastro colposo. Alla sbarra amministratori locali, tecnici e dirigenti della Provincia di Nuoro – tra cui l’ex presidente e consigliere regionale del Pd Roberto Deriu – dell’Ente Foreste e del Corpo Forestale. Il gup ha rigettato l’istanza dei difensori di unificare l’inchiesta sull’esondazione della diga, in cui morì una pensionata di 90 anni, con quella legata al crollo del ponte di Oloè, sulla provinciale Oliena-Dorgali, dove perse la vita il poliziotto Luca Tanzi. Per questo secondo troncone, il Gup Giuseppe Pintori si dovrá pronunciare il 27 gennaio nei confronti di altri 34 indagati. Alcuni amministratori e dirigenti sono indagati in entrambe le inchieste. Tra questi Roberto Deriu, in qualitá di ex presidente della Provincia di Nuoro, Carlo Masnata, ex direttore generale del Corpo Forestale, Gavino Diana, all’epoca comandante provinciale del Corpo Forestale, gli ex assessori provinciali Franco Corosu e Paolo Porcu, il responsabile della Protezione civile Paolo Marras, i dirigenti provinciali Antonio Gaddeo, Mario Viola, Giovanni Deiana, Giovanni Pirisi, Maria Lucia Fraghì e Sebastiano Bussalai. (ANSA).

Animali: Enpa-Lac-lav, 2016 annus horribilis per selvatici e tutela ambiente – “Il 2016 è stato per gli animali, soprattutto i selvatici, e per la tutela ambientale un annus horribilis; nel 2017 si volti pagina”. Così le associazioni animaliste Enpa, Lac e Lav al presidente del Consiglio Paolo Gentiloni chiedendo al governo di aprire “un capitolo particolare sulla tutela di quel patrimonio collettivo, nazionale ed internazionale, costituito dalla fauna selvatica”.Tre le proposte avanzate dalla associazioni: “Fermare anzitutto la cosiddetta ‘riforma’ della legge nazionale sui parchi, la 394/91, che purtroppo è stata approvata dal Senato con la benedizione del precedente governo e che, tra l’altro, rompe le maglie della tutela, aprendo le porte dei parchi ai fucili dei cacciatori e mettendo a rischio anche le specie più rare e preziose dietro il pretesto del ‘controllo’ della fauna”.In secondo luogo – proseguono le tre associazioni – escludere dall’elenco delle specie cacciabili di avifauna le 19 Spec 2 e Spec 3 che si trovano in uno stato di conservazione negativo, magari ridotte a poche centinaia di coppie e che imperterrite le Regioni, per cercare il consenso delle ‘doppiette’, anzi delle ‘superdoppiette’, continuano ad inserire ogni anno nei calendari venatori, incuranti peraltro delle conseguenze e delle pesanti censure dell’Unione Europea sul nostro Paese. In terzo luogo cancellare la barbarie rappresentata dai richiami vivi usati nella caccia da appostamento”. (AdnKronos)

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