Cronache dai Palazzi

È tempo di bilanci. Si chiude un 2016 non facile e si apre un 2017 altrettanto impegnativo. Il nuovo premier rivendica il “percorso delle riforme” a proposito di “lavoro, Sud e giovani”, che continuerà anche perché “sarebbe un errore cancellare il lavoro svolto”, ha sottolineato Gentiloni nella conferenza stampa di fine anno. Nello stesso tempo Paolo Gentiloni, alla sua prima conferenza stampa di fine anno da premier, ribadisce che “il governo c’è finché c’è la fiducia della sua maggioranza”. In pratica non si sta a Palazzo Chigi a tutti i costi e se si dovesse votare prima del previsto, magari anche con una campagna elettorale durante la presidenza italiana del G7, gli eventi andrebbero assecondati. “Un Paese stabile esercita più facilmente la propria sovranità, ma la stabilità non può prendere in ostaggio la democrazia”, ha ammonito il presidente del Consiglio che ha aggiunto: “Se si vota, si vota. Non si può prendere il voto come una minaccia”.

Evocando lo spirito di “servizio”, necessario per “ricucire il tessuto politico e sociale”, il neopremier ha puntualizzato che il suo governo si adopererà per fare “le cose che servono” ma, in pratica, senza combattere contro i mulini a vento. Per di più l’esecutivo Gentiloni si muoverà in perfetta sintonia e “continuità” con il governo di Matteo Renzi al quale, secondo Gentiloni, va reso il merito per dimissioni che “non erano dovute”. “Per alcuni è un limite, ma io lo rivendico sul piano politico”, ha affermato Gentiloni.

Qualche tratto di discontinuità ci sarà però a proposito di legge elettorale perché Paolo Gentiloni, pur assicurando manforte nella partita che deve condurre alla resa della riforma del sistema di voto, ha ribadito che il governo si adopererà per rendere più agevole il percorso della legge ma senza “invasioni” sul terreno parlamentare e, per di più, senza presentare delle proposte, anche perché alla maggioranza non corrisponde una posizione compatta. La maggioranza si muoverà in pratica “nel proprio perimetro” senza cercare di raccogliere voti né dalla parte di Verdini né dalla parte di Berlusconi.

Passando ai fatti, Gentiloni ha escluso l’eliminazione dei voucher, che “non sono i virus che seminano il lavoro nero”, e non ha assicurato il taglio dell’Irpef, per cui il governo deve verificare le condizioni: “Non saremmo seri se adesso lo dichiarassimo un obiettivo per i prossimi mesi”, ha puntualizzato il neopremier. Il lavoro è di sicuro un tema caldo sul quale il governo dovrà lavorare nei prossimi mesi anche se forse non saranno dodici (mesi). Il ripristino del vecchio articolo 18 sui  licenziamenti, ad esempio, “non abroga una norma ma ne crea una nuova” e soprattutto la cancellazione dei voucher, secondo l’esecutivo, sarebbe una “grave irragionevolezza” perché ciò vorrebbe dire appesantire le prestazioni occasionali con degli adempimenti burocratici tipici dei normali contratti.

Il fantasma delle elezioni anticipate (forse a giugno 2017) giace comunque dietro l’angolo e anche Matteo Renzi  sembra incoraggiare il ritorno alle urne. Secondo il leader del Pd, l’ideale sarebbe andare a votare dopo l’anniversario dei Trattati di Roma, a marzo, dopo il G7 di Taormina, a maggio, ma prima della prossima legge di Stabilità, anche per chiedere all’Europa qualche concessione in più. L’ipotesi di nuove elezioni è contemplata anche dal premier Gentiloni, per il quale “la stabilità” non deve “rendere prigioniera la democrazia”. Non essendo “una minaccia”, il voto rappresenta una normale manifestazione della democrazia.

L’attività del governo per questo 2016 si chiude in definitiva con il decreto legge “Milleproroghe” che da oltre dieci anni (la prima volta fu nel 2005) a fine dicembre rinvia le scadenze di provvedimenti importanti o si pronuncia sull’adempimento di situazioni urgenti. Così con la formula “salvo intese” il decreto Milleproroghe ha ad esempio rinviato “il termine di adeguamento alla normativa antincendio per gli edifici scolastici” (art.4). Il piano per “l’adeguamento alle norme di prevenzione e protezione dagli incendi” per tutti i 42 mila edifici scolastici italiani doveva essere completato entro il 26 novembre del 2016, ma siccome così non è stato il nuovo termine stabilito è il 31 dicembre 2017. Tutto rinviato di un anno quindi, sia per presentare le certificazioni necessarie sia per completare i lavori. Ben il 60 per cento dei 42 mila edifici scolastici italiani non è ancora a norma anti incendio.

Tra i capitoli del Milleproroghe c’è anche il pubblico impiego, per cui è previsto, per un altro anno, il rinnovo dei contratti a termine e di collaborazione di circa 40 mila precari della pubblica amministrazione. Prorogata di un anno anche la validità delle graduatorie dei vincitori di concorso stoppati dal blocco del turn over. Sono circa 5 mila i vincitori che rivendicano un posto e altri 151 mila gli idonei  che potrebbero essere chiamati in servizio per uno scorrimento delle graduatorie.

Rinviata inoltre di tre anni e mezzo la scadenza delle concessioni per i venditori ambulanti, dal luglio 2017 il termine slitta alla fine del 2020. Nelle zone del terremoto viene esteso a tutto il 2017 il congelamento dei pagamenti per i mutui e i finanziamenti di qualsiasi tipo concessi dalle banche alle imprese e per i mutui concessi ai privati, ma solo per quanto riguarda i finanziamenti “relativi alla prima casa di abitazione inagibile e distrutta”.  Presentando una dichiarazione che conferma l’inagibilità o la distruzione dell’abitazione si ha diritto anche alla sospensione del pagamento delle bollette, di luce, gas, acqua, telefono, canone Rai e assicurazioni, prolungata di altri sei mesi (scadeva il 24 febbraio). Anche chi non ha ancora installato sui termosifoni le valvole che consentono di registrare il consumo individuale, rischiando multe fino a 2500 euro, ha ancora tempo per mettersi in regola. Il termine fissato da una direttiva europea del 2012 era la fine del 2016 ma il Milleproroghe lo ha rinviato di sei mesi, rimandandolo quindi al prossimo inverno. Rinviato anche il tracciamento dello smaltimento dei rifiuti speciali e pericolosi grazie al sistema telematico Sistri. In pratica l’entrata in funzione a pieno regime del Sistri è al quarto slittamento consecutivo, e si attende che il Tar del Lazio si pronunci, il prossimo 25 gennaio, sulla gara di affidamento del servizio. Partito nel 2007, il Sistri prevede un contributo a carico delle imprese e l’installazione di un trasponder che registra i movimenti dei mezzi usati per il trasporto dei rifiuti, cercando di evitare, in pratica, lo smaltimento illegale degli stessi.

Lavoro, ambiente, ricostruzione post sisma, tutela dei risparmiatori, ed ancora migranti e il rischio terrorismo, sono in sostanza le questioni principali di cui il governo (e l’intera classe politica) si dovrà occupare nel 2017 con senso del dovere, e quindi con la massima responsabilità, cercando di rimettere insieme i tasselli di un Paese “sfibrato e diviso”, secondo la diagnosi del presidente Mattarella, e cercando di non tramutare in “delusioni” le “speranze” e le “attese” degli italiani.

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