Trump, Obama e i Sioux

E alla fine, grazie alla lite fra i capi dei Visi Pallidi, è arrivata la vittoria dei Sioux: il genio militare americano ha infatti bocciato il percorso previsto per l’oleodotto in Nord Dakota, contro cui da mesi i nativi americani si stavano battendo. Da tempo Obama aveva fermato il progetto e affidato la valutazione allo Us Army Corps of Engineers: ma il parere ‘ambientalista’ dei tecnici è arrivato quando l’amministrazione dei Democratici non rischiava più il conflitto con la lobby dei petrolieri, in quanto ormai dimissionaria. E proprio nei giorni in cui il nuovo Presidente, Trump, ha chiamato a guidare l’Agenzia per la protezione del’Ambiente (Epa) Scott Pruitt, alleato dell’industria carbonifera, scettico sulle politiche per il Clima, e critico nei confronti della stessa Epa. Commedia della vita, e della politica, perfino negli apparentemente compassati Usa: che solo i cambiamenti di fronte nella contesa tra gruppi di visi pallidi e i Sioux, magistralmente rappresentata in un western tragicomico e visionario – ‘La carovana dell’Alleluja’ (diretto da John Sturges, 1965) – potrebbe rendere al meglio. Alla fine del film, i casti Sioux, vincitori nel patteggiamento a tre, brindano a champagne.

Appena nominato, Pruitt ha detto che “per troppo tempo l’Epa ha speso i soldi del contribuente in una agenda antienergia fuori controllo, che ha distrutto milioni di posti di lavoro, danneggiando anche i nostri incredibili agricoltori”, e Trump ha aggiunto che Pruitt “rovescerà questa tendenza e ripristinerà l’essenziale missione dell’Epa di tenere la nostra aria e la nostra acqua pulite e sicure”. Tradotto: petrolio, agricoltura industriale e minimalismo ambientale. Che fine farà, un’America ‘petrolifera’ e ‘ogm’, in un mondo ormai orientato verso la green economy e le energie rinnovabili? Santificherà i suoi trust carboniferi e agroalimentari solo per poi farseli fregare dalla Cina ? Se lo chiedono gli ambientalisti, anche americani, che riempiono l’aria di timori, se ne preoccupa Obama, che dissemina – solo ora – il futuro dell’amministrazione Usa di vincolatissimi decreti pro-ambiente.

Se lo chiedono anche gli Europei, resi dal nuovo regresso Usa i leader mondiali della green economy del futuro. Europei che, per carità, sono come sempre angosciati dal dubbio metodico nei confronti del proprio straordinario valore culturale, nonché dal proprio immaginario, colonizzato dai cowboy del West e di Wall Street. E se la ridono i Cinesi, che tengono in pugno l’economia Usa, e che mentre giocano a fare il Paese in via di sviluppo, e per questo riducono piano piano l’utilizzo del carbone, solo un mese fa hanno messo in cantiere venti-mega centrali-venti ad energia solare con tecnologia e tecnici sfrattati dall’Italia – per proclamare ai mercati la loro egemonia strategica e al mondo quella etica, che in questi anni stanno febbrilmente costruendo.

A prima vista pare che, incollato col naso al qui ed ora, l’Occidente psicologicamente Usa-dipendente  sembri non vedere il futuro, ed abbia deciso di cedere il passo all’Oriente. Quando fa scelte di vecchia economia, Trump infatti sembra non cogliere il messaggio anti-globalizzazione fra i tanti motivi del voto che lo hanno favorito. Ma forse un’altra lettura è possibile: il neo-presidente si permette di fare scelte ‘petrolifere’ perché in questo gioco delle parti Obama gliele ostacola a priori con i decreti ‘ambientalisti’ che sta varando in scorcio di mandato.

C’è da chiedersi se, altrimenti, il Trump attento ai lavoratori statunitensi avrebbe il coraggio di mettere a rischio le migliaia di imprese Usa, di brevetti, di ricercatori, di imprenditori e di operai che negli Stati Uniti hanno investito da anni nella green economy. Guardando oltre i modi pittoreschi del personaggio, c’è da chiedersi se il formidabile uomo d’affari, e il politico, Trump, certamente fedele alla bandiera e sostenuto da uno staff di prim’ordine come quello della Presidenza Usa, sarebbe cieco e sordo di fronte all’indirizzo ‘sostenibile’ della nuova economia, e di quello che gli stessi Stati Uniti hanno contribuito a costruire in questa direzione. La chiosa al segretario generale dell’Onu, Ban Ki-Moon: “Spero che il presidente eletto Donald Trump e la sua amministrazione apprezzino l’importanza dell’accordo sul cambiamento climatico. Trump è eccellente nel business: e ci sono tanti membri del mondo dell’imprenditoria che apprezzano un’economia verde e sostenibile”. Augh.

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[NdR – L’autore cura un Blog dedicato ai temi trattati nei suoi articoli]

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1 Commento per "Trump, Obama e i Sioux"

  1. Paolo Marcotulli | 11 Novembre 2017 a 17:56:21 | Rispondi

    Una vittoria legale dei Sioux contro l’arroganza di Trump “Custer” che , a differenza di Obama che i Sioux li aveva protetti da quell’oleodotto; Trump, invece, si apprestava, al solito, a infrangere per l’ennesima volta i trattati. Non si tratta di essere Repubblicano o Democratico. Mai visto un presidente cosi’ anti connazionali
    La verità’ e’ che non si dovrebbe eleggere (e il popolo, lo ricordo, aveva scelto la Clinton) presidenti che han le mani in pasta un po’ ovunque. E noi italiani ben lo sappiamo con sto’ Berlusconi che ci rimane attaccato come carta moschicida.

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