Bogotà-FARC, prove di accordo

Dopo il fallimento del referendum, il Governo colombiano e i guerriglieri hanno firmato una versione rivisitata degli accordi di Pace. Il Farc ha fatto importanti concessioni, ma il campo del “No” rifiuta ancora questo accordo. Perché?

Tutto corre velocemente in Colombia nel tentativo di salvare l’interminabile processo si Pace iniziato nel 2012, e permettere che sopravviva al fallimento del referendum dello scorso 2 Ottobre. Bogotà e Farc hanno firmato un nuovo accordo di Pace giovedì 24 Novembre. Meno di due mesi fa, i colombiani avevano detto no con il 50,2% delle preferenze al primo accordo siglato con grande enfasi dalle due fazioni. Un mese e mezzo dopo, il 12 Novembre, gli avversari di ieri rendono pubblica una seconda bozza di accordo di Pace che tiene conto delle 500 obiezioni formulate dal “Fronte del rifiuto”. Fatica sprecata: dopo sette ore di riunione con i rappresentanti del Governo, l’ex Presidente Alvaro Uribe, primo firmatario del campo dei “no”, ha dichiarato che non ci sarebbe stato alcun “accordo nazionale” su quel testo. Ma cosa è cambaito tra la prima e la seconda versione?

Per ottenere la revisione dell’accordo di Pace (65% del testo di 300 pagine è stato riformulato) è stato il Farc a fare maggiori concessioni per rispondere agli attacchi dei partigiani del no. L’organo preposto a giudicare i crimini di guerra commessi dai due campi non conterà magistrati stranieri. Le imprese, tra cui alcune multinazionali che hanno finanziato gli “squadroni della morte”, potranno  non essere giudicate, a meno che non abbiano  avuto un “ruolo determinante” negli atti criminosi.  I guerriglieri accettano di cedere i loro beni, che verranno utilizzati per le riparazioni individuali e collettive delle vittime del conflitto. Il perimetro nel quale dovranno vivere gli ex combattenti  (che sconteranno pene sostitutive al carcere) è stato determinato. Nel testo viene anche esplicitamente precisato che l’aggiornamento del catasto nelle zone rurali, previsto dall’accordo, non avrà conseguenze fiscali. Con grande sollievo dei grandi proprietari terrieri, le richieste di restituzione di terreni da parte delle comunità rurali accusate di aver appoggiato il Farc sarà più difficile.

Il nuovo testo non farà quasi allusione ai diritti degli omosessuali e delle persone LGBT. Sottolinea il ruolo della famiglia e dei gruppi religiosi. Le chiese cattoliche e protestanti del Paese avevano visto nell’accordo di Pace l’introduzione della teoria del genere nella Costituzione che avevano trasformato in ardente campagna per il no. Inoltre, l’accordo di Pace non verrà integrato nella Costituzione. Questa era una richiesta del Farc per premunirsi in caso di ritorno al potere di una destra conservatrice. Infine il Farc accetta di rivelare in modo “esaustivo” tutto quello che sa sulle reti del narcotraffico nelle quali si è potuto trovare coinvolto.

Il punto di disaccordo maggiore tra i due campi rimane nella trasformazione del movimento di guerriglia in movimento politico. Il primo accordo stipula che i capi del Farc potranno concorrere alle elezioni e che 10 seggi gli saranno riservati per le elezioni del 2018. Questo punto è stato mantenuto. Per il Presidente Juan Manuel Santos,ostinato architetto dell’accordo con il Farc, “la trasformazione di un movimento armato in Partito politico è la ragione di essere di tutto il negoziato di Pace”. Per la destra colombiana, sedere in seno ad una stessa assemblea con ex guerriglieri è una linea rossa. Per quanto riguarda il tribunale speciale per la Pace, anch’esso viene mantenuto. I capi della guerriglia colpevoli di gravi crimini dovranno essere giudicati anche se non andranno in carcere.

In una Colombia “polarizzata più che mai”, come afferma Santos, il Governo colombiano ha deciso di dare priorità alla velocità e passare per la via legislativa. Il Presidente ha deciso di accelerare la firma per la ratifica di questo nuovo testo, perché il cessate il fuoco in vigore dalla fine di Agosto è in uno stato di labile equilibrio. Il 16 Novembre, due guerriglieri del Farc sono stati uccisi in circostanze poco chiare. Nelle ultime due settimane, l’assassinio di 5 militanti dei movimenti contadini e per la difesa dei Diritti Umani ha fatto riemergere lo spettro del passato: il terrore che hanno fatto regnare per decenni  nelle campagne i gruppi paramilitari di estrema destra.

L’accordo è stato ratificato dal Parlamento il 30 Novembre senza alcun voto contrario. Questo si spiega con il fatto che il partito dell’ex Presidente Uribe e i conservatori contrari al processo di Pace così come si è svolto, non hanno partecipato alla votazione. L’obbiettivo del Governo è, secondo il senatore Armando Benedetti del Partido del U, spalla del presidente Santos,  rendere “il disarmo del Farc  effettivo entro sei mesi” per tagliare l’erba sotto i piedi degli oppositori. Il tempo ora corre veramente. Entro cinque giorni dal voto infatti, 6000 guerriglieri si riuniranno in quelle che sono state definite “aree di transizione”. Tra 150 giorni dovranno aver consegnato tutte le armi alle Nazioni Unite. Tra sei mesi il Farc diventerà un vero Partito politico. Ma gli oppositori non si fermano qui. Questi ultimi reclamano un nuovo referendum e intendono continuare la lotta contro l’accordo di Pace con tutti i mezzi possibili. Il leader di riferimento, l’ex Presidente Uribe, dice voler “scendere nelle piazze” e fare appello alla “disobbedienza civile”. Afferma anche voler negoziare direttamente con il Farc piuttosto che con gli emissari del Governo. Questa seconda versione di accordo di Pace è per lui un atto di forza. “Se vogliono fare il gioco duro, abbiamo gli strumenti per giocare duro” ha dichiarato la senatrice Paloma Valencia, del Centro Democratico. Questo Partito, che riunisce i simpatizzanti dell’ex Presidente Uribe, minaccia di portare avanti una campagna di raccolta firme per far cadere il Congresso. Ora sembra però tardi per passi in dietro.

Cinquanta anni di guerra continua finiscono nell’indifferenza generale. Di fronte al clima deleterio che regna oggi nel Paese, Juan Manuel Santos andrà a Oslo il prossimo 16 Dicembre per ricevere il suo Premio Nobel per la Pace e avrà grande bisogno dell’appoggio della Comunità Internazionale per non lasciarsi scappare l’opportunità storica di mettere fine alla più sanguinosa e lunga guerra civile dell’America Latina.

©Futuro Europa®

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