Il giallo delle Bandiere Blu

Legambiente contro le Bandiere Blu: “I criteri di assegnazione delle Bandiere non rendono giustizia della qualità ambientale di un territorio”, ha spiegato Sebastiano Venneri di Legambiente all’indomani dell’assegnazione del riconoscimento per il 2016 a duecentonovantatre spiagge italiane. “Per assegnare le Bandiere Blu e valutare la qualità delle acque di balneazione, si usano le analisi delle acque del ministero della Salute, fatte dalle Agenzie regionali per la protezione dell’Ambiente. Un parametro che non dice nulla sulla qualità ambientale del mare. Non vuol dire che sia rispettata la qualità ambientale solo perché il mare rientra negli standard sanitari”.

La critica di Legambiente alle Bandiere Blu è forse dovuta a lesa maestà, perché le ‘bandiere’ sono assegnate dalla Fee Italia, emanazione della Foundation for Environmental Education, organizzazione non governativa con sede in Danimarca? E’ dovuta cioè alla ripicca di un presunto lobbismo ambientalista nostrano? Macché. Partiamo dal punto uno. Spiega, Legambiente, che i rilevamenti sui quali si basa il riconoscimento della Fee sono effettuati dalle singole Agenzie regionali per l’Ambiente. Ebbene, deduciamo noi, questo significa che, a differenza di quanto dalla Danimarca si possa immaginare, i rilevamenti sono basati su criteri solo sommariamente univoci e confrontabili a livello nazionale. In pratica, acque simili possono essere valutate migliori in una regione e peggiori in un’altra.

Ma un altro aspetto di scarsa attendibilità che ci sembra scontato è questo: come si fa a dare per buoni dei rilevamenti effettuati a maggio/giugno, se le località costiere si popolano soltanto a luglio/agosto? E’ arcinoto che nel periodo estivo, in gran parte dei Comuni marini, la popolazione arriva anche a decuplicare. Ed è sotto gli occhi di tutti quelli che in estate si immergono nelle acque costiere del Bel Paese, che d’estate l’acqua ‘cambia’. Noti a tutti, anche se poco perseguiti, i motivi del fenomeno: in primo luogo la taratura, ai soli residenti invernali, di scarichi e depuratori, cosa che porta allo ‘svuotamento’ del troppo pieno degli impianti a mare. Poi gli sversamenti degli scarichi abusivi. Poi le creme e cremine varie portate in acqua dai bagnanti. Tutto questo, in primavera, è assente. Ma incide sulla qualità dell’acqua, eccome. E allora che senso ha misurare in primavera la qualità delle acque costiere? Normale invece stupirsi se più di qualche spiaggia ‘Bandiera Blu’ presenta un’acqua non proprio convincente. A volte persino ‘a naso’.

A questo ‘equivoco’ se ne somma un altro: la Fee assegna la Bandiera Blu a singole spiagge, ma molti Comuni giocano sull’equivoco e danno per ‘Blu’ tutto il loro tratto costiero. Comprensibile: figuriamoci l’ira degli operatori balneari, lobby assai influente sulle amministrazioni costiere, ‘penalizzati’ rispetto alle spiagge libere confinanti. Ma problema per i turisti adescati. Legambiente, però, dice una cosa in più: che senso ha valutare solo, e per di più nel modo che abbiamo visto, la qualità delle acque, ignorando quella dell’ambiente circostante che su di esse incide? Pensiamo alla effettiva attuazione di buone pratiche ambientali come la raccolta differenziata: anche qui, molti Comuni costieri latitano in estate, lasciando cumuli di rifiuti in strada, mostrandosi incapaci di gestire i volumi di lavoro della stagione turistica pur imponendo ai residenti solo estivi la tassa sui rifiuti, facendogliela pagare per tutto l’anno. E’difficile che la Bandiera Blu possa certificare spiagge incontaminate, se non garantisce che sui lungomare non si accumulino sacchetti, insetti e roditori.

E allora? Allora, per restituire credibilità alla ‘prestigiosa’ Bandiera Blu, e a qualsiasi altro criterio di valutazione della qualità ambientale di un tratto di costa del Bel Paese, sarebbe meglio che il riconoscimento venisse assegnato ogni anno sulla base delle caratteristiche ambientali, e della qualità delle acque, che quel tratto costiero presentava, in piena stagione balneare, l’anno precedente. I dati raccolti nell’anno di rilevamento potrebbero semplicemente essere verificati, ma, attenzione, in senso non migliorativo, a maggio/giugno dell’anno di pubblicazione. Per esempio, per avere una valutazione attendibile per il 2016, ci si sarebbe dovuti basare sui dati dell’agosto 2015 con la verifica che a giugno 2016 non fossero peggiorati, e senza la registrazione dell’ovvio ma inutile eventuale miglioramento nella stagione invernale/primaverile. Solo così si potrebbe tornare a credere alle Bandiere Blu, e a tutte le altre bandiere, di qualsiasi colore.

©Futuro Europa®

[NdR – L’autore cura un Blog dedicato ai temi trattati nei suoi articoli]

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