Il futuro non si scrive con il passato

La caparbia decisione di Silvio Berlusconi di programmare il suo futuro con un ritorno al passato (Forza Italia) dimostra inequivocabilmente un segno di debolezza e non di forza. Il Cavaliere, infatti, ha preso atto della sua tramontata autorevolezza e capacità di essere sintesi tra le varie anime (liberale, democristiana, socialista, aennina) che hanno da sempre caratterizzato nel passato la composizione del Pdl. Ha preferito scegliere una parte rispetto all’altra per meglio governare, da padre padrone qual è, i suoi fedelissimi (?) a tutela di interessi personali e giudiziari rifugiandosi, con i suoi falchi, in una Forza Italia paragonabile a quel Nido dell’Aquila di hitleriana memoria frequentato da pochi fidati prima della caduta del Terzo Reich.

Ci auguriamo che quanti non dovessero riconoscersi in questo patetico revival, contribuiscano a dare un volto italiano a quel popolarismo europeo già presente negli altri Paesi dell’Ue e che da noi aspira a rappresentare compiutamente in un solo contenitore politico l’elettorato moderato-riformista.

Tutto ciò a tutela della stabilità del Governo, quale condizione per la ripresa economica e del ruolo che l’Italia potrà e dovrà giocare a salvaguardia dei suoi interessi legittimi con la presidenza del Consiglio Ue nel secondo semestre del 2014.

Se l’azione dirompente di Berlusconi verso il Pdl, unita a quella di Monti verso Scelta Civica, fosse l’occasione per rendere la coalizione di Governo più omogenea, potremmo ben dire che non tutti i mali vengono per nuocere.

Comunque vada, con i risultati delle prossime elezioni europee, sapremo se il ventennio berlusconiano sarà finito a opera di un centrodestra deberlusconizzato o se questo compito sarà affidato esclusivamente a un centrosinistra rinnovato.

©Futuro Europa®

Potito Salatto

[NdR – L’autore dell’articolo è eurodeputato del PPE e vicepresidente della delegazione Popolari per l’Europa al Parlamento europeo]

 

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