Ispra… stai serena

“Finalmente, a due anni dal via libera di Montecitorio, il Senato ha approvato il ddl di riforma delle Agenzie Ambientali che mira a rafforzare, rendere trasparenti e uniformi su tutto il territorio nazionale i controlli ambientali per tutelare cittadini e ambiente, dare certezza a Italiani e imprese, favorire un’economia pulita”. Lo ha detto Ermete Realacci,  presidente della Commissione Ambiente Territorio e Lavori Pubblici della Camera, a proposito del via libera del Senato al ddl di riforma delle agenzie ambientali di cui è primo firmatario. Soddisfatti anche i deputati M5S in Commissione Ambiente della Camera: “La legge che istituisce il sistema nazionale delle agenzie ambientali, che porta la firma dell’M5S, è importantissima e rappresenta il braccio operativo della legge M5S sugli ecoreati approvata l’anno scorso”, hanno dichiarato. Hanno notato, però, i Cinquestelle, che la legge “non sarà completa fino a quando non verrà trovata una soluzione all’annosa vicenda che coinvolge i lavoratori precari dell’Ispra, vera e propria eccellenza del Paese, ai quali tuttora non viene riconosciuto pienamente il valore del proprio ruolo”. Tutt’altro che un dettaglio, piuttosto un passaggio chiave, ben chiaro a Realacci, che ha puntualizzato infatti: “In questo contesto l’Ispra ha un ruolo centrale e, oltre ai compiti di indirizzo e coordinamento,  è competente anche per la realizzazione e la gestione del sistema informativo nazionale dell’ambiente”.

Dunque, senza Ispra non c’è riforma che tenga. L’Ispra, l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, è infatti  il ‘braccio operativo’ del Ministero dell’Ambiente. I lavoratori dell’Ispra, molti precari, intervengono nei controlli ambientali e in situazioni di emergenza, come il recente sversamento di petrolio a Genova e l’incidente della Costa Concordia. Lavoratori, competenze. Eccellenze. Diciamolo: l’Italia è un Paese straordinario, che per Ambiente e Paesaggio, ricerca e tutela non dovrebbe badare a spese. Ebbene, in un Paese fatto così, uno strumento importante come l’Ispra è stato lasciato scivolare in un disavanzo quantificato fra i sette e gli otto milioni di euro. E ora i precari sono a rischio. Il fatto nudo è crudo è che mentre il Parlamento vara riforme, il Governo lascia andare alla deriva uffici e competenze di prim’ordine, come se pensasse di poter sostituire gli uomini con i computer. Su un piano politico e morale, le giustificazioni ragionieristiche a questo modo di fare non hanno alcun valore. E’ inevitabile infatti che senza ricercatori e tecnici dietro ai computer e sul campo, e senza il CFS a presidiare il territorio, dietro i siti infiocchettati delle nuove Agenzie rischierà di esserci una inedita quota di inefficienza e vuoto. Altro che maggiore efficienza: manca completamente, in questa visione da playstation della macchina statale, il senso delle Istituzioni e la consapevolezza dei servizi strategici che lo Stato deve garantire. E si ravvisa qualcosa di più.

Sì, perché l’operazione-Ispra ricorda quella che ha accostato in poche ore l’approvazione della legge sugli ecoreati allo smembramento del suo esecutore, il Corpo Forestale dello Stato. E’ un fatto che l’operazione è figlia del Governo che ha voluto le Trivelle, che ha abolito la Forestale e che ha smembrato il Parco Nazionale dello Stelvio. Questa demolizione del sistema di gestione e controllo dell’Ambiente è maturata, peraltro, in un contesto di perdita culturale, di perdita di ‘know how’, molto evidente: infatti nell’Italia dei terremoti, delle alluvioni e del dissesto idrogeologico, i dipartimenti universitari di Geologia si sono ridotti a otto, come denunciato dal Consiglio Nazionale dei Geologi. E non è andata meglio per quelli di Geografia, che nell’Italia delle mille città d’arte, delle mille valli verdi e delle mille calette dalle spiagge dorate è materia in via di estinzione anche nelle scuole. Il Ministro dell’Ambiente Galletti aveva annunciato è vero che nelle scuole sarebbe entrata, almeno, l’Educazione Ambientale: peccato che si trattasse di semplici linee-guida, cioè indicazioni e non materie di insegnamento e finanziamenti, che nella Scuola riformata sono state quindi affidate solo all’eroica buona volontà dei dirigenti scolastici, cioè i presidi: i quali quasi ovunque vi hanno dovuto rinunciare per mancanza di fondi. Una beffa anche per loro. Come se non si volesse far sapere ai nostri ragazzi che il tesoro del Bel Paese, ed il loro futuro lavorativo, sono nella straordinaria bellezza del suo Ambiente. In questo scenario l’eutanasia dell’Ispra va avanti, alla faccia dei lavoratori, dei cittadini italiani e del Parlamento da loro – ancora – eletto. Anzi, si serve della riforma in corso in Parlamento per mascherarsi. Della serie: “Ispra… stai serena”.

©Futuro Europa®

[NdR – L’autore cura un Blog dedicato ai temi trattati nei suoi articoli]

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