Unioni civili, dubbi anche del Quirinale

I cattolici del Pd della stepchild adoption proprio non ne vogliono sapere. Ma se il premier Mattero Renzi non si è mai preoccupato di chi è contrario alla sua linea all’interno del partito, questa volta ad esprimere seri dubbi sulla nuova legge sulle unioni civili è il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Per il Quirinale, il ddl Crinnà, così come il Parlamento lo sta per approvare è troppo simile all’istituzione del matrimonio ed è in contrasto con una pronuncia della Corte costituzionale datata aprile 2010.

“I costituenti tennero presente la nozione di matrimonio che stabiliva (e tuttora stabilisce) che i coniugi dovessero essere persone di sesso diverso”. Ecco qual è il contenuto della sentenza della Consulta che, in parole povere, stride con il testo Cirinnà. Mattarella non ha espresso alcun giudizio sul merito del provvedimento, si è limitato ad esercitare il suo ruolo di garante della Costituzione, facendo ben capire che la direttiva da seguire quando si vuole affrontare il tema delle unioni civili è la sentenza 138 della Consulta. Il vero problema, quindi, non sono le adozioni, bensì gli articoli 2 e 3 del testo Cirinnà, proprio quelli che rinviano alla disciplina del matrimonio. La questione è prettamente formale e a Palazzo Chigi stanno facendo di tutto per trovare la forma migliore che non vada a scontrarsi con i paletti della Consulta.

L’arrivo del ddl a Palazzo Madama è atteso per la fine del mese, in concomitanza il popolo cattolico si radunerà in piazza per un nuovo Family Day che in questi giorni sta già infiammando il dibattito politico. Tornando alla sentenza 138 la Consulta spiega che “si deve escludere che l’aspirazione al riconoscimento dei diritti e doveri della coppia omosessuale possa essere realizzata soltanto attraverso un’equiparazione delle unioni omosessuali”. La componente cattolica del Pd è in subbuglio, tanto da aver depositato un emendamento all’articolo 5 del ddl Crinnà che riguarda “l’estensione della punibilità delle pratiche di maternità surrogata se realizzate all’estero da cittadini italiani”. Se dovesse essere accertata la maternità surrogata e in assenza di alcun legame biologico, “viene dichiarato lo stato di adottabilità del minore”. In buona sostanza, vorrebbero che l’utero in affitto fosse punito anche per i cittadini italiani che realizzano questa pratica all’estero.

Perché le unioni civili diventino legge, devono assomigliare meno al matrimonio. L’articolo 5 del testo, quello sulle adozioni, rischia di essere bocciato dal voto segreto. Matteo Renzi si dice sicuro di avere la nuova legge “in due settimane”, ma il rischio sulla stepchild adoption rimane alto. Se non dovesse passare, sarebbe un brutto colpo per il governo che, comunque, porterà a compimento il resto della riforma: le unioni civili saranno regolamentate anche in Italia.

©Futuro Europa®

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