Salviamo le Tremiti

Occupiamoci per un attimo non di politica, ma di bellezza. Bellezza da salvare. Infiniti anni fa (avevo 25 anni) ho passato una vacanza estiva alle Isole Tremiti, nel Golfo di Manfredonia, con mia sorella e alcuni amici. Una vacanza indimenticabile, di sogno. L’ambiente era ancora intatto. Non c’erano alberghi, si dormiva in case di pescatori, nella più grande delle isole, San Nicola. C’erano solo due ristoranti, uno a San Nicola e l’altro a San Domino, dove si mangiava quello che si produceva in loco, cioè pesce, pomodori, pane. I pochi turisti eramo veri amanti del mare, per lo più italiani (nessuna agenzia turistica aveva ancora scoperto quel luogo e pochissimi stranieri vi si avventuravano, al più qualche vichingo innamorato del sole). Le giornate passavano pigramente, prendendo il sole e nuotando in un mare trasparente e purissimo, di un vivo colore verdechiaro.  Poi si stava a vedere il tramonto, bevendo un po’ del fresco vino bianco di San Domino, finché calava la sera, poi la notte, la grande notte marina, e si andava a dormire, in modo da svegliarsi presto il giorno dopo e assistere al quotidiano miracolo dell’aurora.

Non ci sono tornato mai, un po’ per caso, un po’ per il deliberato timore che si prova (o almeno, io provo) di trovare cambiati ed estranei i luoghi troppo amati in un momento felice della giovinezza. Però di quelle vacanze, di quei luoghi, mi è rimasto impresso, negli anni e nei decenni che sono spietatamente passati, un ricordo luminoso, un ricordo di luce solare, mare, odori della macchia marina.

Adesso, ho letto che il Governo ha autorizzato, il 22 dicembre scorso, un’impresa petrolifera irlandese, la Petroceltic, a condurre ricerche nel mare prospiciente alle Tremiti, per un canone di qualche migliaio di euro l’anno, e la notizia mi ha fatto male.  Ho immaginato le torri per la ricerca e poi per l’estrazione in quel mare meraviglioso, l’uomo che inquina una natura vergine. Mi sono chiesto: è davvero necessario trovare un po’ di petrolio in più? Non ce n’è fin troppo nel mondo e non diciamo e ridiciamo che è ormai venuto il momento di rinnovare le energie rinnovabili, le energie pulite che non inquinano l’ambiente e non uccidono la bellezza? Mi è venuta anche una curiosità: se in quei fondi marini c’è davvero petrolio, come mai non vi si è interessata la nostra ENI?

D’accordo, non fasciamoci la testa prima di essercela rotta, non ci indigniamo al buio. Può darsi che la ricerca avvenga in zone molto lontane dalle Tremiti e non possa dunque guastare quei luoghi preziosi. Può darsi, come può darsi che alla fine non si trovi petrolio e tutto finisca in nulla. Ma non abbiamo almeno il diritto di chiedere alle nostre Autorità di chiarire fatti e circostanze? Già varie associazioni ambientaliste si sono mobilitate, così come i Comuni della zona. Io voglio qui chiedere ai parlamentari popolari di avvalersi delle prerogative di cui dispongono per chiedere al Governo, in particolare al Ministro dello Sviluppo Eoconomico che ha dato l’autorizzazione, di fare chiarezza. Se risulterà che ci stiamo preoccupando per nulla, bene. Se no, per favore, fermiamo lo scempio. Salviamo un pezzetto della grande bellezza che fa dell’Italia quello che è, come Matteo Renzi continua a ripeterci. Salviamo le Tremiti.

©Futuro Europa®

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