Le grandi ambizioni dell’India di Modi

Il 2015 è stato un anno difficile per i Paesi emergenti, mese dopo mese, il rallentamento dell’economia cinese si conferma: smaltisce i suoi stock sovrabbondanti e importa meno, molto meno, ferro, acciaio e carbone. Sono i Paesi esportatori di materie prime a pagarne le conseguenze, fra loro anche quelli emergenti. Il Brasile è in recessione, così come la Russia, per via dell’abbattimento dei prezzi del petrolio coniugati alle sanzioni internazionali. Unica eccezione l’India che mostra per la prima volta una crescita più dinamica di quella della Cina. Il Primo Ministro Modi sembra trascinato da questa positività e accarezza sogni di magnificenza per il suo Paese, da qui il suo attivismo economico, strategico e politico.

Modi ha incontrato Vladimir Putin la scorsa settimana a Mosca dove si sono promessi reciproco sostegno sulla scena internazionale. Hanno confermato il partenariato economico, senza però annunciare i tanto attesi progressi nella vendita di missili russi. Un anno dopo aver accolto Putin in India e avergli assicurato l’appoggio economico e diplomatico in piena crisi ucraina, Narendra Modi ha reso la visita avvolto da un’atmosfera definita dal Cremlino “costruttiva e calda”. Modi ha affermato che i colloqui avevano dato una “nuova direzione” e “maggiore impulso” al partenariato strategico privilegiato tra i due Paesi, considerati come grandi alleati dagli anni ’50 e che già collaborano in seno al BRICS (Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica) e ad altre organizzazioni regionali. Nello stesso momento in cui si sta delineando un riavvicinamento tra la Russia e gli Occidentali per quanto riguarda la lotta all’Isis in Siria, Mosca e New Delhi “sono convinte che è nell’interesse della comunità internazionale formare una coalizione allargata” contro il terrorismo”, ha ribadito Putin.

I due Paese si sono anche accordati su investimenti comuni per una cifra pari a un miliardo di dollari, anche se si è privilegiata la strada di portare a termine progetti già in itinere che intraprenderne di nuovi. Nel settore nucleare, l’India, molto dipendente dall’estero per il suo approvvigionamento energetico, aveva annunciato lo scorso anno voler costruire in cooperazione con la Russia dieci nuovi reattori nucleari sul suo territorio. La costruzione di quattro di questi è già stata decisa (un reattore è in funzione) e Vladimir Putin ha confermato la scelta del secondo sito che avrebbe accolto una centrale di concezione russa. In campo petrolifero, il gigante russo Rosnef prevede di consegnare 10 milioni di tonnellate l’anno di greggio per dieci anni  all’India. Il gruppo russo ha inoltre rafforzato i legami con l’indiana ONGC, che potrebbe aumentare la sua partecipazione nel gigantesco giacimento di Vankor. Ha anche firmato con Oil India un memorandum d’intesa in vista di progetti comuni. Modi ha detto di aver dato due appuntamenti in India: il summit dei BRICS e il summit bilaterale annuale. Sul piano militare i due leader hanno confermato la “stretta cooperazione tecnologica”. La Russia è stata a lungo fornitore di primo piano dell’India per l’equipaggiamento militare , lei stessa primo importatore mondiale di armamento convenzionale. L’India cerca di sviluppare le sue capacità di produttore d’armi. Ma i due capi di Stato non hanno detto una parola sul più importante contratto strategico, quello per la vendita di sistemi antiaerei russi più avanzati: gli S-400. Se e quando questo andasse in porto, l’India diventerebbe il secondo Paese straniero dotato di tali missili dopo la Cina.

Ma se la visita di Modi a Putin non stupisce più di tanto, molto più rumore ha fatto la sosta del Primo Ministro indiano in Pakistan dove ha incontrato il suo omologo Nawaz Sharif. Questa visita, chiesta da Modi poche ore prima che ripartisse dall’Afghanistan, è la prima, in più di dieci anni, di un Capo di Governo indiano in Pakistan. Le relazioni tra i due Paesi sono molto tese e costellate da numerosi scontro frontalieri, che hanno portato lo scorso Agosto alla sospensione del dialogo bilaterale. La questione della regione himalaiana del Cachemire, di cui una parte è amministrata dall’India, rimane il pomo di discordia più grande. Sharif ha abbracciato Modi al suo arrivo a Lahore, poi i due uomini sono saliti su di un elicottero per rendersi nella proprietà del Primo Ministro pachistano. Modi ha effettuato la sua visita al ritorno del viaggio a Mosca e dopo una sosta a Kabul. Il Ministro degli Esteri pachistano, Aizaz Chaudhry ha spiegato alla stampa che Modi aveva telefonato a Nawaz Sharif dalla capitale afghana per fargli gli auguri di compleanno e chiedergli se, sulla strada del ritorno poteva fermarsi in Pakistan. I due hanno cordialmente discusso per più di un’ora, tra le decisioni prese c’è stata la promessa di rafforzare le relazioni bilaterali e i contatti personali per creare un’atmosfera propizia per l’inizio di un processo che porti alla Pace. Dopo la lite della scorsa estate, i contatti ad alto livello sono ripresi a Parigi in margine dell’apertura della conferenza sul Clima organizzata dalle Nazioni Unite (COP21), dove i due leader si sono intrattenuti per qualche minuto. In dicembre il Ministro degli esteri indiano si è recato in Pakistan.

La visita di Modi  sembra essere frutto di una sua spontanea decisione presa insieme al suo consigliere per la difesa nazionale Ajit Doval, e, secondo alcune persone del suo entourage, non deve essere interpretata come un improvviso cambio di rotta della posizione dell’India. Altri affermano che invece è un segnale chiaro che dimostra come ci si possa impegnare attivamente e rapidamente. Ovviamente questa visita è stata immediatamente criticata dall’opposizione indiana, che ha giudicato che niente nel modo di fare recente del Pakistan, giustificasse un riscaldamento delle relazioni tra i due Paesi. A Kabul, inaugurando il nuovo Parlamento afghano costruito dall’India, Narendra Modi aveva chiesto maggiore cooperazione regionale per aiutare l’Afghanistan a crescere. Un messaggio diretto al Pakistan. La visita lampo a Lahore è stata percepita come un gesto di buona volontà, che dovrebbe rilanciare il dialogo tra i due Paesi. La visita mette anche in luce un Primo Ministro che va oltre il protocollo e cerca di evitare la pressione mediatica sui dossier caldi. Anche se l’incontro è “simbolico” e le linee guida poco chiare, questo evento è sicuramente una buona notizia.

Modi sta lavorando di fino. Nulla vuole togliere alla relazione privilegiata con gli Stati Uniti per lei più importanti della Russia. Oggi è coinvolta in molti partenariati strategici in concorrenza tra loro. Inoltre l’India è impegnata in una politica regionale nella quale la Russia non ha un posto centrale se non per gli approvvigionamenti militari e contratti strutturali. Il tradizionale gioco di alleanze incrociate Russia-India e Cina-Pakistan potrebbe non essere più così scontato.

©Futuro Europa®

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