Riscossa democratica

Il risultato dei ballottaggi in Francia ha confermato al di là di ogni attesa quello che avevamo previsto: c’è stata una riscossa democratica e il Fronte Nazionale non ha potuto vincere in nessuna regione, le due Le Pen sono state battute dove si erano candidate (Marine con una distacco di quasi venti punti). Sette Regioni sono andate ai Repubblicani di Sarkozy, cinque ai socialisti, una (la Corsica) ai nazionalisti. In alcune regioni il FN è arrivato secondo, in altre terzo. C’è stato un generale ravvedimento? No, i votanti del Fronte hanno tenuto duro, qua e là sono anzi aumentati, ma ha funzionato quel “fronte repubblicano” che anche alcuni politologhi italiani avevano dato per morto. In due regioni la destra ha vinto grazie alla desistenza dei candidati socialisti: un gesto di grande responsabilità, come lo ha definito uno dei leader emergenti del Movimento Repubblicano, Bertrand. Ed è assai probabile che una parte dei votanti di centro, potenzialmente alleati alla destra, abbiano scelto i candidati socialisti quando questi avevano maggiori probabilità di vincere.  E dove i socialisti hanno vinto, si presentavano come “sinistra unita”.

Insomma, non solo ha funzionato il  rigetto di una maggioranza di francesi verso l’estremismo, ma le frange radicali della sinistra si sono rese conto della necessità di non disperdere il voto di sinistra. Sono lezioni che dovrebbero apprendere molte nostre forze politiche, sia quelle che, come FI, con l’estrema destra preferiscono flirtare, sia quelle della sinistra radicale, molto più propense a coltivare le proprie particolarità che a guardare all’essenziale, pronte sempre a dividere quando l’unione è la sola condizione per il successo. Ma non illudiamoci: Berlusconi continuerà a rincorrere Salvini, e i Vendola, i Fassina, i Civati, le Camusso, continueranno imperterriti per la loro strada suicida.

Scampato pericolo per la Francia e quindi per l’Europa, dunque? Sì, ma solo per ora. Non si può sottovalutare il fatto che, di elezione in elezione, il FN aumenta il suo patrimonio di voti e, se le cose continuano così, nelle elezioni del 2017 potrebbe avvicinarsi al 40%, e non è detto che il “fronte repubblicano” continui sempre a funzionare. È improbabile che Marine Le Pen arrivi all’Eliseo (è invece da aspettarsi che ci torni un uomo della destra, Sarkozy o un altro), ma sarà difficile evitare che un nutrito gruppo di suoi deputati entri in Parlamento, anche se il sistema elettorale maggioritario a doppio turno costituisce, come si è visto alle Regionali, un grosso ostacolo.

In una nota precedente, ho cercato di identificare le ragioni di questa avanzata della destra estrema: molto più che l’antieuropeismo, il forte sentimento di insicurezza, la sensazione di tanti francesi di non essere più a casa propria, la debolezza, la compiacenza di fronte agli immigrati arabi attribuita alla sinistra, ma anche la relativa inefficacia delle politiche della destra ragionevole, più declamatorie che concrete.

Se Governo  e Parlamento, e i Partiti “repubblicani” tanto di destra che di centro e sinistra,  non si decidono ad adottare politiche veramente rigorose ed efficaci, diventerà sempre più difficile mantenere la destra estrema, in Francia e altrove, fuori del potere. E saranno guai per tutti!

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