Noi e la Libia

Ho ripetutamente scritto che, nel contesto della minaccia rappresentata per l’Occidente dalla Jihad islamica (minaccia che riguarda anche noi come Paese mediterraneo e prossimo al Medio Oriente), la situazione della Libia è quella che più direttamente ci interessa e alla quale dobbiamo dedicare il maggiore sforzo. Non solo per la vicinanza con quella terra, per i legami storici e per gli importanti interessi economici; non solo perché l’installarsi in Libia di un regime ostile all’Occidente e a noi in particolare rappresenterebbe un grave e diretto pericolo per la nostra sicurezza; ma perché è dallo scoppio della crisi libica che si è moltiplicato a dismisura il fenomeno dell’immigrazione che preme su di noi in modo sempre meno sostenibile.

Tutti presi dalle nostre beghe interne, cosa abbiamo fatto finora per fronteggiare quella minaccia? Non pretendo di sapere come si sia mosso il nostro Governo, noto solo che le sue mosse, giuste o sbagliate, non hanno fino ad ora sortito alcun tangibile effetto. Altrettanto inefficace, va detto, è stata fin qui l’azione delle altre Potenze occidentali interessate alla zona, che siano gli Stati Uniti, la Gran Bretagna o la Germania. E assente, mi sembra, la NATO in quanto tale. La mia impressione è di un avvitarsi impotente alla ricerca di soluzioni politiche difficili da raggiungere nelle sabbie mobili arabe. La dichiarazione emessa il 17 agosto da cinque Paesi (Italia, Francia, Germania, Gran Bretagna, Spagna e Stati Uniti) non fa, purtroppo, che confermare questa impressione, che mi auguro sbagliata. La dichiarazione non fa che invocare una soluzione “politica”, cioè l’unione delle varie forze libiche per far fronte al comune nemico rappresentato dall’IS. Giusta richiesta, ma è realista? Speriamolo! Finora, le riunioni di Ginevra e l’attività del mediatore ONU, Leon, non son parse approdare a nulla. Intanto, i guerriglieri dell’IS scorrazzano per la Cirenaica e nella Sirte, compiendovi atrocità di ogni tipo, ma i sei Paesi badano bene di dire che il problema non ha soluzione militare ma solo politica.

Ipocrisia manifesta: la minaccia è anche, anzi soprattutto, militare e va fronteggiata con gli stessi mezzi. Non siano di fronte a predicatori disarmati o manifestanti pacifici, ma a gente dotata di armi potenti e che le usa al massimo. Se gli Occidentali non vogliono o non possono opporvisi in prima persona, riconoscano almeno che qualcuno, come l’Egitto, deve farlo per loro, e diano a questo qualcuno almeno il dovuto sostegno. Stiamo parlando di quelli stessi Occidentali, e di quell’Alleanza Atlantica, che non esitarono a lanciarsi in un pesante intervento aereo (quindi militare) in Libia contro Gheddafi: un tipo dei piú sgradevoli, ma che non rappresentava neppure di lontano una minaccia paragonabile a quella dell’IS. È inutile rifare il processo a quell’intervento, che fu voluto da Sarkozy per ragioni che a suo tempo ho cercato di analizzare, nessuna delle quali era nobile. Ma chi ha contribuito a far saltare un regime bene o male “laico” e ormai avvicinatosi all’Occidente, dovrebbe mettersi la mano sulla coscienza: il caos libico abbiamo non poco contribuito a crearlo anche noi; non possiamo voltare le spalle e lavarcene le mani, limitandoci a esprimere preoccupazione e vaghi appelli alla solidarietà nazionale.

I vecchi governanti del quarantennio DC non erano certo modelli di coraggio e di interventismo, ché anzi, per loro filosofia, rifuggivano da qualsiasi cosa sapesse di militare. Ma una cosa l’avevano chiara: prima di ogi altro aspetto della vita nazionale veniva la sicurezza. E pensavano, non a torto, di averla assicurata con l’aggancio alla grande Alleanza occidentale.

Capisco che la moda politica porti un sacco di persone anche intelligenti in Italia a pensare che la risposta ai nostri problemi esterni stia nell’Europa. Hanno torto. L’Europa non ha per ora né la volontà politica né la capacità tecnica per agire sul serio in situazioni del genere. La NATO, perlomeno, la capacità tecnica ce l’ha. Mi chiedo se il Governo abbia mai pensato a chiedere una consultazione alleata sulla base dell’art.4 del Trattato di Washington (come ha fatto di recente la Turchia dopo gli attentati islamici sul suo territorio). E se non lo ha fatto, come penso, che aspetta a muoversi? Che i guerriglieri sbarchino a Lampedusa? O a Mazara del Vallo?

©Futuro Europa®

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