Cuba e Usa di nuovo amici

La stampa italiana unificata festeggia l’ingresso di Cuba nel capitalismo selvaggio inaugurando la fiera del luogo comune, senza porsi domande, senza chiedersi il perché dello storico riavvicinamento, senza domandarsi il motivo per cui negli ultimi tempi le fughe da Cuba verso Miami sono quasi raddoppiate. Negli articoli dei nostri documentati giornalisti leggiamo di giovani cubani che sognano una vita normale, le nostre pregiate firme scambiano La Rampa, il viale che conduce al lungomare avanero, per Gibuti, raccontano di cubani che alzano i loro telefonini illuminati nel buio per parlare con le famiglie.

Quante fesserie! Lasciatemelo dire, senza amarezza, quasi con affetto. Un giornalista di cui non ho neppure voglia di riportare il nome parla di una Rampa piena di cubani che alzano i loro cellulari, tablet, computer, per catturare la debole connessione wi-fi che può finalmente collegarli al mondo. Tutto viene ricondotto a Internet. I cubani sognano la connessione. Non hanno bisogno d’altro. Hanno la sanità migliore del mondo e la scuola perfetta, un sistema di governo che garantisce a tutti la sussistenza. Manca solo Internet e un pizzico di libertà, come dice Yoani Sánchez dalle colonne del suo 24 y medio – un periodico letto soltanto all’estero, ma ben finanziato – che oggi strepita di gioia per l’apertura di una manciata di Internet Point a prezzi politici.

John Kerry riapre l’ambasciata statunitense all’Avana e subito dopo riceve Yoani Sánchez, Manuel Cuesta Morua e Martha Beatriz Roque. Perché proprio loro? Perché soltanto loro? A quale titolo? Non è dato saperlo, visto che la rappresentatività popolare a Cuba è un sogno, quindi i poveri cubani si trovano contesi tra un regime farneticante che chiede i danni da embargo (parole di Fidel) senza parlare di democrazia e diritti umani e una specie di dissidenza legittimata da nessuno che riconduce tutti i problemi alla banda larga. Poveri cubani, fanno bene a scappare! Una volta normalizzati i rapporti USA-Cuba non verrà più applicata la legge che fa dei cubani degli esuli di serie A, accolti a braccia aperte a Miami, quindi ridotti al rango di haitiani o messicani saranno rispediti a casa. D’altra parte i loro paladini della libertà stanno lottando per dare a tutti Internet, quindi cosa fuggono a fare? Entro il 2020 il 50% dei cubani sarà collegato, tutti mangeranno in rete cibo virtuale, il problema dei problemi – verrebbe da dire il solo – è risolto.

E il doppio sistema monetario? E la cronica mancanza di lavoro? E gli stipendi che non hanno alcun valore reale? E le libere elezioni? E una stampa pluralista? E la libertà di parola? Nessuno ne parla, anzi i nostri cronisti incontrano intrepidi cubani sulla Rampa che dicono: “Da dove vieni tu? New York? Ecco, immagina se tornando a casa scopristi che il cellulare non funziona più e il computer non scarica neppure le mail: diventeresti matto, no? Bene, questa finora è stata la nostra condizione di vita normale. Capisci così perché venire sulla Rampa a chiamare Miami è progresso. Sembriamo dei poveracci, lo so, però sono tutti piccoli passi che portano nella direzione giusta. Come la visita del segretario di Stato americano Kerry, che significa la fine di una lotta assurda con cui per mezzo secolo siamo stati paralizzati. È la speranza di una vita normale che torna”.

Sono cubani di fantasia, chiaro. Chi conosce i cubani sa che non parlano così, che non direbbero mai cretinate simili, che i loro problemi reali sono poter vivere di un lavoro sicuro e non essere costretti alla fuga. Il destino dei cubani è quello di essere presi in giro da tutti: governo, finti dissidenti, statunitensi di ritorno, stampa europea, comunisti d’accatto, pseudo fascisti. Per un motivo o per l’altro il discorso è sempre lo stesso. Chiudiamo lo zoo a cielo aperto del comunismo e lo trasformiamo nell’isola del capitalismo selvaggio popolata da pazzoidi schizofrenici come noi che si collegano a Internet a ogni ora del giorno. Ma che bel risultato!

Si parla di un Fidel scettico in merito al dialogo, come se non si sapesse che Fidel è soltanto un vecchio rimbambito incapace di mettere insieme due idee coerenti e che tutto questo gli è passato sopra una testa che da tempo non funziona più. Aspettiamo la visita di Obama e pure quella del Papa, continuiamo a scrivere fesserie sulla sanità e l’istruzione gratuita aspettando il 2018 quando Raúl ha detto che lascerà. Vediamo chi sarà il prossimo Presidente. Magari Yoani Sánchez. Hai visto mai? 24 y medio prenderà il posto del Granma.

©Futuro Europa®

Print Friendly, PDF & Email
Condividi

Sii il primo a commentare su "Cuba e Usa di nuovo amici"

Lascia un commento

Il tuo indirizzo mail non sarà pubblicato


*