Cecil, un leone in Rete

Credo che con la storia del leone Cecil l’umanità pelosa, quella che si commuove sui social un quarto d’ora al giorno, abbia avuto la sua apoteosi. Lo sdegno con la D maiuscola ha fatto tremare le dita incredule di animalisti della domenica; come ha osato quello lì farsi poi fotografare con Cecil morto, tronfio e felice della cattura? A me prima di tutto la notizia non ha suscitato nulla, forse ho pensato distrattamente chissenefrega, dato che non mi risulta che i leoni da quelle parti siano a rischio di estinzione.

La storia esatta riporta che un leone che veniva chiamato Cecil è stato ucciso da un americano nello Zimbabwe. In pochi giorni su internet si leggeva la notizia di “un bellissimo leone, amato dalla comunità locale e dai turisti di tutto il mondo, è stato ucciso da un ricco cacciatore statunitense per farne un trofeo”. Il cacciatore che ha ucciso il leone, Walter Palmer, è diventato oggetto di una vastissima campagna che lo ha definito un “assassino” e un “orribile essere umano”: il disgraziato è stato oggetto di una vera e propria persecuzione, in parole povere gli hanno rovinato la vita. Ma a voi sembra una cosa normale?

Non sembra nemmeno ai Zimbawesi, perché questa cagnara è successa in Europa e negli Stati Uniti; in Zimbabwe la notizia della morte di Cecil non è stata accolta con altrettanto trasporto e compassione. I giornali locali hanno spesso usato fonti straniere per raccontare la storia. In fin dei conti è morto un leone: come ha spiegato il New York Times la cosa in Zimbabwe negli ultimi 10 anni è successa circa altre 800 volte, senza che nessuno se ne accorgesse. Anche il fatto che Cecil fosse “il leone preferito dello Zimbabwe”, poi, non sembra trovare molta conferma fuori dai giornali occidentali che, in molti hanno notato, si sono occupati dello Zimbabwe per uno dei problemi certamente meno rilevanti che ha il Paese in questo momento.

Allora che dire dei cinghiali che hanno ucciso quel poveraccio in Sicilia? Proteggiamo tutti senza strafare, la natura non ce lo chiede. E magari concentriamoci su drammi veri e purtroppo frequenti che riguardano l’umanità e con buona pace di Cecil smettiamola con questa farsa.

©Futuro Europa®

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14 Commenti per "Cecil, un leone in Rete"

  1. Ma ha letto cos ‘ è successo? Come è stato ucciso? Lo sa che era un leone che faceva parte di un progetto scientifico che durava da anni?
    Ma che razza di “articolo” scrive? Lei è una giornalista? Non è vero che in Zimbabwe non ha suscitato sdegno e polemiche. Ho un amico che vive in Zimbabwe che mi ha mandato diversi articoli di giornale nonché due interi speciali mandati in onda sulla televisione nazionale. Lei ha pensato :” A me prima di tutto la notizia non ha suscitato nulla, forse ho pensato distrattamente chissenefrega, dato che non mi risulta che i leoni da quelle parti siano a rischio di estinzione.” Ma che razza di discorsi fa? A lei non interessa benissimo, a milioni di persone interessa eccome. Le di informarsi prima di scrivere e un po’ più di eleganza.

  2. Bravi! Brava la “giornalista”. Togliete i commenti! È la democrazia

    • I commenti non sono pubblicati in automatico in tempo reale, vengono “moderati” dalla Redazione come in tutte le testate giornalistiche online. Non siamo su un Social e una delle condizioni è la “paternità” del commento, gentile Valentina (senza cognome!?) ma stavolta abbiamo fatto uno strappo alla regola per chiarire il meccanismo di rilascio dei commenti ai nostri articoli.

      • Grazie per la risposta ma quasi tutte le testate giornalistiche on line anche di spessore, pubblicano i commenti almeno che non si tratti di insulti od altro che possa essere rientrato offensivo.

        • Appunto, cosa che stiamo facendo, gentile Valentina … (sempre senza cognome!), sebbene lei continui a non volersi attribuire la paternità dei suoi commenti. Noi, nel rispetto della deontologia professionale, ci firmiamo. Lei, invece, preferisce rimanere nell’anonimato di uno pseudonimo: forse che non sia proprio convinta delle sue parole?

          • Incominciate voi cara “redazione” a firmarvi con un nome e cognome. Con chi sto parlando? Voi non vi state firmando! Io sto parlando con “Redazione”da 3 gg. Predicate bene ma razzolate male. Io conosco solo il nome dell’auto dell’articolo.
            Sinceramente poi, non vi capisco. Vi concentrare sul mio cognome, senza però mettere né il vostro nome né il vostro cognome ma permettete che una persona pubblichi un articolo contenente informazioni frammentarie, incomplete, generiche che non rispecchiano la verità come dimostrano le decine di altre testate on line di tutto il Mondo.
            La moderazione la fate solo sui commenti? Non verificate le notizie prima di pubblicarle? Per fortuna su vari facebook e blog stanno parlando di Voi e dei vostri articoli.

          • Gentile Valentina Senzacognome, ecco a lei l’elenco completo dei componenti la Redazione, unitamente a tutti i collaboratori della nostra Testata (peraltro iscritta nel Registro della Stampa del Tribunale di Roma con il n. 176/2013) : link . Le precisiamo che, a norma della Legge sulla Stampa, ogni pubblicazione a firma Redazione è da ricondurre alla Testata nel suo insieme con particolare riferimento alla Direzione che se ne assume la responsabilità.
            Per ciò che riguarda l’ampia diffusione del nostro Giornale su Social e blog, la ringraziamo per la segnalazione.

  3. Elvira Marasco | 10 Agosto 2015 a 18:32:12 | Rispondi

    Mi ripeto, chissenefrega. Sono altri i problemi dell’Africa tutta.

  4. Francesca Rivoire | 10 Agosto 2015 a 21:12:48 | Rispondi

    La leggenda dice che ogni volta che sentiamo suonare un campanellino vuol dire che è morto un Mandarino in Cina. Come tutti i miti, ha un profondo significato nascosto. Ci ricorda la nostra indifferenza in rapporto ad eventi luttuosi lontani da noi. E’ vero. Non possiamo commuoverci o indignarci per tutti. E’ altrettanto vero, però, che tra i valori più importanti delle persone civili ci sono la compassione verso il prossimo e il rispetto verso gli altri, le loro regole e la natura. Di sicuro in Africa e in tutto il resto del mondo succedono ogni istante cose ben peggiori. E’ certo, però, che un esponente della razza umana bianco, acculturato e ricco, che spende il suo denaro per soddisfare il suo desiderio di onnipotenza e trasgressione ammazzando e sgozzando un animale protetto non rientra tra le persone da approvare, specie se si considera l’aggravante della sua esibizione filmata. Non è possibile alcun fraintendimento. Si tratta di una persona molto arrogante, riprovevole e sostanzialmente indifendibile, che ha fatto un gesto che, una volta che lo si è venuti a sapere, non può che indignare. Il “chissenefrega” ci stava nell’ignoranza della notizia. Non più ad un suo attento esame. Punto. L’accento sull’eccesso di compassione verso gli animali (sicuramente più “facile” che verso i disgraziatissimi extracomunitari) è una chiosa gratuita, perché non toglie nulla all’orrore del gesto.

  5. Elvira Marasco | 12 Agosto 2015 a 12:04:49 | Rispondi

    Trovo che il buon senso sia mancato in questa vicenda. Può piacere o no quello che scrivo e tutti sono liberi di avere opinioni diverse . Ma sempre con educazione, cara Valentina Senzacognome

  6. Alessandro (Senzacognome) | 12 Agosto 2015 a 15:18:52 | Rispondi

    Spettabile Redazione e gentilissima giornalista,
    In merito all’articolo sono rimasto molto colpito da alcuni pezzi dell’articolo stesso. Premesso che sono favorevole che l’autore del fatto illecito si consegni alla giustizia dello Stato Africano per difendersi durante un regolare processo o si consegni alla autorità statunitense per la regolare procedura di una eventuale estradizione. In quanto in questa vicenda oltre all’importantissimo aspetto etico morale che ha suscitato lo sdegno di migliaia di persone ( tra le quali anche il sottoscritto) esse un altrettanto importante aspetto : quello giuridico: in Zimbabwe è illegale uccidere i leoni. Infatti l’autore del fatto è considerato un latitante mentre i due accompagnatori sono già sotto processo. Quindi mi lascia molto perplesso che venga scritto e ribadito il “chissenefrega” davanti ad un reato. Quasi a volerlo giustificare e quasi, sembrerebbe ad inneggiarlo. Il Brac contagio (caccia illecita) in molti Stati Africani è considerato un reato grave perché l’abbattimento indiscriminato di animali selvatici lede molto il turismo, fonte molto importante economkcamentdper alcuni stati africani. In conclusione se volgiamo superare il concetto di superiorità della razza bianca e ricca rispetto alla popolazione autoctona africana dovremmo invece stigmatizzare determinati atti e sopratutto non voltarci davanti ad un grave fatto illecito . Cordiali saluti

  7. Mi chiamo Valentina Gallo. Contenti? Grazie per l’inutile link visto che ancora non so a chi sto rispondendo. Con quale dei numerosi professionisti sto parlando “redazione senza NOME é COGNOME”?
    Circa l’ampia diffusione del vostro giornale sono alquanto scettica, sono certa invece dei numerosi e pochi gentili commenti su di voi su vai blog e pagine facebook. Sono contenta che la mia segnalazione vi sia gradita.

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