Lapo

Lapo Pistelli è un politico italiano. Uno bravo, preparato; parla varie lingue ed è un vero esperto di molte aree non proprio facili come Medio Oriente ed Africa. Un uomo non troppo simpatico ma sicuramente molto preparato. Mentore di un Renzi alle prime armi, Matteo era il suo portaborse, più elegantemente il suo assistente parlamentare; erano molto affiatati i due, tant’è che scrissero a quattro mani un libro per spiegare la politica ai giovani “Ma le Giubbe Rosse non uccisero Aldo Moro” si chiama in modo ironico alla Toscana. Ma l’allievo imparò in fretta e manco tanto all’improvviso, si trovarono faccia a faccia come avversari alle primarie del Pd per la candidatura a sindaco di Firenze.

Cosa successe dopo lo sanno tutti. Lapo non ci rimase tanto bene ma ebbe l’eleganza di non esternarlo. E fece le sue belle cosine fino ad arrivare a essere il numero due della Farnesina. Ma il ruolo forse gli stava stretto. Forse, penso io, avrebbe avuto le carte in regola per essere Ministro e lo avrebbe fatto bene il suo lavoro. Ma in Italia il posto fisso non esiste più da tempo; e per la politica è ancora peggio, in bilico sempre su burroni improvvisi. E allora l’ENI. Sempre si serve lo Stato, così ha commentato Mattarella. E penso che Renzi non abbia avuto nulla da obiettare, in fondo se lo è levato di torno.

Qualche giornalista straniero ha obiettato che forse il passo così veloce non è proprio etico; sarebbero dovuti passare almeno due anni tra le dimissioni e il nuovo incarico; invece Lapo ha lasciato la tessera da parlamentare e il primo luglio si è presentato al nuovo lavoro. E alcuni suoi ex colleghi hanno commentato in modo un po’ acidulo; Francesco Martone, ex senatore e responsabile Esteri di Sel, su Facebook ha scritto: «Sarà vicepresidente senior e si occuperà di “promuovere il business internazionale e di tenere i rapporti con gli stakeholder”. E chi sarebbero gli stakeholder? Le comunità locali devastate o i corruttori che hanno infestato progetti Eni-Saipem quali Bonny Island in Nigeria? Lì le tangenti venivano mascherate da costi culturali, attività di dialogo con l’esterno». Dunque, «auguri», continua Martone, «non dubitando assolutamente dell’integrità del personaggio, mi chiedo però se non ci dovrebbe essere una norma che fissi un margine di tempo nel quale ‘ste benedette porte girevoli non girino? Che viene il sospetto che mentre doveva servire lo Stato, il viceministro già si stava preparando il campo per entrare nel business». Un famoso politico disse anni fa che pensar male era peccato ma che quasi sempre ci si azzeccava.

Comunque, auguri Lapo; saprai sicuramente fare bene e, in un inglese o francese o tedesco impeccabile, of course.

©Futuro Europa®

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