Rassegna stampa estera

Elezioni, elezioni, elezioni. Il risultato di questa tornata elettorale, seppur locale e tecnicamente non assimilabile a quella nazionale, è stato per la stampa estera l’argomento maggiormente analizzato e sviscerato riguardo il nostro Paese. Niente, o poche, notizie sui naufragi, sul problema delle quote migranti da ripartire in Europa, sull’Expo, sull’economia. Sia la stampa francofona che quella anglofona riassumono i dati finali in un concetto: vittoria amara per Matteo Renzi, grandi numeri per i Partiti “populisti”. Come scrive Bill Emmott sul Financial Times,  per il Premier sembra essere arrivato il momento di “darsi una mossa” a far ripartire l’economia. Messaggio poco “gratificante” per uno che ama dare di sé l’impressione dell’iperattività in persona, ma che gli elettori hanno dimostrato essere urgente vista la loro crescente insofferenza.

Philippe Ridet su Le Monde parla di “primo campanello d’allarme” per Matteo Renzi. “Renzi ha avuto a che fare con due scogli, che non ha saputo evitare come Segretario del PD: un candidato dissidente in Liguria, che ha sparpagliato i voti della sinistra; un candidato definito ‘impresentabile’ in Campania per via delle sua condanna in primo grado per ‘abuso di potere’. Se quest’ultimo, Vincenzo De Luca, si è imposto con un margine limitato, rischia di essere dichiarato ineleggibile. La sua partecipazione a queste elezioni ha gettato un’ombra su di un Partito che si vuole esemplare e ha focalizzato tutta l’attenzione dei media sulla sua persona. Questo risultato deludente è anche un giudizio sulla sua politica e strategia. Le riforme delle quali si vanta (…) e la sua alleanza con la destra di Berlusconi per farne adottare qualcuna hanno diviso il suo partito (…) disorientando l’elettorato tradizionale della sinistra italiana. Malgrado un ritorno alla crescita dopo tra anni di recessione, la disoccupazione non è calata (13% della popolazione attiva) (…) Il giornalista francese spiega che se Salvini, leader della Lega Nord, è oggi il perno principale di un’eventuale ricomposizione della destra, il vero “vincitore” è il M5S. “Replica del terremoto Podemos o radicamento durevole?” Se gli eletti del Movimento 5 Stelle non hanno voluto commentare il risultato del voto spagnolo nel timore di doversi pronunciare su una possibile alleanza con la sinistra che denunciano essere ancora una ‘compromissione’, spiega Ridet, “lontano dai fuochi mediatici, i consigli regionali nei quali gli eletti del M5S sono appena entrati in forza potrebbero rivelarsi dei discreti luoghi di sperimentazione”.

“Un Renzi rinnegato, un Berlusconi imperturbabile, una Lega Nord in piena forma, un astensionismo allo zenit. Domenica gli italiano hanno regolato i loro conti”. Così inizia il suo articolo su Le Point Dominique Dunglas parlando di una “sconfitta in trompe-l’oeuil per Renzi”. Scrive Dunglas: “Malgrado la conquista di 5 regioni da parte della sinistra contro le due della destra, le elezioni regionali per le quali 21 milioni di italiani erano convocati Domenica  rappresentano una sconfitta per Matteo Renzi (…) La perdita della Liguria, tradizionale bastione della sinistra, viene attribuita alla presentazione di una seconda lista di sinistra guidata da un dissidente del PD. Tuttavia, questa lotta fratricida non è una peripezia locale. Mostra la lotta che oppone da mesi la vecchia guardia del PD alla corrente rinnovatrice di Matteo Renzi (…) Se dirige in modo quasi assolutistico a Roma la politica nazionale, Matteo Renzi non ha il controllo del suo Partito nelle Regioni (…) La luna di miele tra il Presidente del Consiglio e il Paese è finita. Per evitare di affrontare i commenti poco elogiativi, Matteo Renzi ha scelto di eclissarsi Domenica mattina nel più grande segreto…in Afghanistan.” Possiamo dire touché! Se la destra con Salvini cresce e le stelle del M5S brillano ancora, Dunglas conclude che il vincitore indiscusso è stato l’astensionismo, pari al 47% degli elettori, 10 punti in più che alle precedenti elezioni regionali. “Non c’è da stupirsi visto che 17 candidati erano stati dichiarati venerdì ‘impresentabili’ per implicazioni con la mafia o per giudizi di corruzione”, precisa il giornalista.

Eric Jozsef parla di “vittoria a mezza tinta, tendente al grigio”per Renzi e per il PD tutto. Perché, non solo il PD perde voti un po’ ovunque, lontano dal 41% ottenuto lo scorso anno alle europee che avevano contribuito a crearne l’immagine di irresistibile vincitore di Matteo Renzi, ma la Liguria, considerata come bastione progressista, vira a destra (…)  La vittoria di Giovanni Toti a Genova ha dato ossigeno a Berlusconi, evitandogli di dover uscire definitivamente dal gioco politico. Ma Forza Italia è ormai scesa sotto al 13% delle preferenze è si è fatta scippare il primato dalla Lega Nord di Matteo Salvini. Il Partito xenofobo e eurofobo è uno dei grandi vincitori di queste elezioni. Non solo il suo candidato, Luca Zaia, mantiene la sua poltrona di presidente della Regione veneto, ma la Lega cresce ovunque (…) Altro grande vincitore porta i colori del M5S (…) Il suo risultato si avvicina al quello del PD e diventa primo Partito in tre Regioni, tra le quali la Campania.” Ma, precisa Jozsef, tutto questo non dovrebbe intaccare la volontà riformatrice di Renzi, anche perché rimane il politico italiano più popolare e non ci sono, per ora, alternative di caratura.

Sul Wall Street Journal Giada Zampano nel suo titolo parla di “vittoria risicata” per Renzi che se “ha vinto in cinque delle sette Regioni coinvolte nel voto, è stato ostacolato dalla dimostrazione di forza messa in atto da parte dei movimenti anti-establishment e anti-europei (…) I risultati hanno mostrato che, dopo più di un anno al potere, il forte sostegno dato a Renzi in passato è oggi sottoposto a diverse sfide che arrivano sia da destra che da sinistra e che potrebbero rallentare i suoi sforzi per rilanciare la stagnante economia italiana.” Scrive ancora la Zampano che “la dimostrazione di forza da parte del Movimento 5 Stelle e della Lega Nord, che hanno sfruttato un ampio sentimento anti UE e il flusso crescente di migranti che arriva sulle coste italiane, rispecchia le recenti vittorie ottenute dai movimenti populisti in Europa, come il movimento anti-austerity Podemos in Spagna”.

Il magazine di Geopolitica Stratfor riassume e analizza in modo completo i risultati di queste elezioni, elencandone difetti, pregi, colpe e vittorie. Conclude affermando che “Renzi rimane il più potente uomo politico italiano e il PD trae ancora vantaggi da un opposizione frammentata. Così Renzi probabilmente continuerà a fare progressi nella sua Agenda riformista, posto che i ribelli del suo Partito non vogliano destabilizzare il Governo di fronte alla crescente opposizione. Eppure le spaccature interne permangono e le elezioni hanno dimostrato che la leadership di Renzi non è più solida come qualche mese fa. Ancora più importante, i sentimenti antieuropeisti e anti-sistema sono sempre più forti in Italia. Nei prossimi mesi sarà importante studiare la politica interna del PD e gli sforzi di Salvini per consolidare il suo ruolo di leader della destra italiana. Stratfor è sempre più convinto che le sfide maggiori di Renzi arrivino dall’interno, visto che i parlamentari ribelli del PD si oppongono alle sue proposte.” (…)

Per Bill Emmott la vera sfida per Renzi arriva dalla sua capacità di dimostrare che rappresenta veramente il cambiamento. Emmott afferma che se c’è un reale piccolo accenno alla ripresa, gli italiani non lo hanno ancora notato. “Per un uomo al quale piace dare l’impressione di essere in costante movimento, sentirsi dire ‘datti una mossa’ potrebbe apparire spiacevole. Ma questo è il messaggio che arriva dalle elezioni regionali a Matteo Renzi, il giovane Primo Ministro italiano riformista. E’ stato lanciato anche un messaggio agli altri Governi europei: ‘non dateci per scontato noi italiani’.” In soldoni: attenti ai movimenti populisti, antieuropeisti e anti-establishment. Quello che è successo in Spagna, Grecia, Polonia, Francia, Inghilterra potrebbe accadere ance qui. “Perché tanta ingratitudine? “ E’ per via dell’economia spiega Emmott, perché se gli statistici hanno percepito una modesta crescita, la disoccupazione è bloccata al 13% e la capacità d’acquisto delle famiglie ai minimi storici. “ Quello che è accaduto Domenica non deve essere sottovalutato da Renzi che deve “prestare attenzione al messaggio degli elettori: deve darsi una mossa per far si che l’economia riparta. Questo vuol dire nuove leggi che eliminino gli ostacoli alla creazione di nuove aziende o restrizioni alla competizione, e attivarsi nel  velocizzare il sistema giudiziario per dare agli investitori maggiore fiducia nell’applicabilità dei contratti (…) La domanda chiave che ci si deve porre su Renzi ora è questa: vuole rappresenta veramente il cambiamento e un futuro migliore per l’Italia, o è tutto chiacchiere e niente fatti?

Philippe Ridet, Italie: première alerte électorale pour Matteo Renzi, Le Monde, 1 Giugno 2015; Dominique Dunglas, Italie: les leçons amères des élections régionales, Le Point, 1 Giugno 2015; Eric Joszef,  Régionales en Italie: victorie en demi-teinte pour Matteo Renzi, Libération, 1 Giugno 2015; Giada Zampano, Italy’s Matteo Renzi Scores Tight Victory in Regional Elections, Wall Street Journal, 1 Giugno 2015; Stratfor,  An Unconvincing Victory for Italy’s Ruling Party, 1 Giugno 2015; Bill Emmott, Renzi ha sto show that he really does stand for change, Financial Times, 1 Giugno 2015.

©Futuro Europa®

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