La tragedia dell’immigrazione

Il tema dell’immigrazione ha due aspetti, egualmente tragici: la massa di disperati che fugge dalla povertà, dalla guerra e dalla barbarie cercando rifugio in questa Europa che stenta a riprendere la strada dello sviluppo economico e quindi offre loro un asilo precario, e il martirio di uomini, donne, bambini, che a centinaia, a migliaia, muoiono affogati in mare, vittime della spietata esosità di trafficanti degni dei negrieri di un tempo, che riempiono i loro barconi oltre ogni tollerabile limite, indifferenti, anzi sprezzanti, di fronte alle tragedie che provocano. La scomparsa di oltre 700 persone nel Mediterraneo costituisce uno spaventoso richiamo a questa orribile realtà.

Il primo aspetto è immensamente complesso e difficile da affrontare, al di fuori delle semplificazioni invocate da certe parti politiche. Da un lato vi è la comprensione umana per questi diseredati della terra, l’istinto naturale, non solo cristiano, a dare loro una mano. Dall’altro c’è la considerazione della difficoltà ogni giorno crescente ad accoglierli e dare a tutti, al di là di  un’assistenza temporanea, in sé doverosa, un lavoro e una vita appena appena degna. Mettiamo per un momento da parte le speranze, che meglio definirei illusioni, di risolvere il problema, per quelli che fuggono dalla povertà, creando prosperità nei paesi di origine. È, nei migliore dei casi, un processo di lungo, lunghissimo termine. Quanto a quelli che fuggono da guerra e persecuzioni, il problema è altrettanto difficile. Fino ad oggi, la Comunità internazionale, che si tratti dell’ONU, della NATO o dell’UE, si è mostrata incapace di risolvere la crisi libica, che è oggi la maggior causa dell’esodo massiccio in corso. D’altra parte, il puro e semplice respingimento, invocato da alcuni, è molto difficile da realizzare nei fatti se non è inquadrato in una politica fornita di una qualche legittimazione. Cosa si chiede? Che la Marina Militare sbarri la strada ai barconi carichi di disperati e, al limite, li affondi? Si ignora che, a parte la semplice umanità, ci sono leggi internazionali che lo vietano?

Un’altra strada per affrontare la questione, per quanto ardua, purtuttavia esiste. La prima condizione è che essa sia oggetto di un’ampia discussione in Parlamento e nella società civile, in modo che ne venga fuori una “politica di Stato” sottratta  alle miserabili polemiche politiche, a Salvini che accusa il Governo di avere le mani sporche di sangue e alla sinistra che lo tratta come se fosse Gengis Khan. Il problema è troppo serio per essere discusso con l’occhio alle prossime elezioni. La seconda condizione, altrettanto importante, è che la questione diventi pienamente di competenza europea e sia materia di decisioni nell’ambito della Politica Estera e di Sicurezza Comuni. Su questo punto, il Governo italiano deve battere i pugni sul tavolo e usare tutti i mezzi di cui dispone, “blocchi” compresi (non ci spaventiamo, nel quotidiano “do ut des” europeo questa è regola accettata). L’operazione Triton e qualche milione di euro di aiuti non bastano, L’UE deve adottare una politica comune e farsi carico della sua applicazione. Quali possono esserne i contenuti? In primo luogo, l’onere della prima assistenza non può essere lasciato principalmente sulle spalle dei Paesi di accoglienza, Italia in primo luogo ma anche Spagna, Grecia e Cipro. In secondo luogo, è venuto il momento di fissare con chiarezza i limiti fisiologici di assorbimento di nuovi immigrati nell’insieme dell’Unione e poi farli rispettare con mezzi adeguati, compreso, quando fosse necessario, il rinvio ai Paesi di origine, magari con qualche aiuto economico (se non sbaglio, fu una proposta di Maroni).

Il secondo aspetto grida davvero vendetta. Ma ha una soluzione: arrestare tutti i padroni o piloti dei barconi che toccano le nostre rive e distruggere i barconi vuoti nei loro punti d’imbarco. Non lo chiedono soltanto Salvini e la Santanchè. Lo ha proposto, su queste colonne, il senatore Mario Mauro, Presidente dei Popolari per l’Italia, che sarebbe davvero assurdo accusare di estremismo di destra. Essendo stato Ministro della Difesa nel Governo Letta, Mauro sa di che cosa sta parlando e ritengo conosca bene le possibilità concrete che abbiamo di procedere a un’operazioni del genere. Va da sé che, se si rende impossibile questo inumano traffico di vite umane, anche la pressione degli arrivi sulle nostre coste sarà di molto ridotta. Se ne discuta, una buona volta, senza schemi preconcetti e paraocchi ideologici. Non possiamo restare piú a lungo inerti di fronte a una tragedia epocale, limitandoci a un’indignazione puntualmente ripetuta ma inutile.

©Futuro Europa®

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1 Commento per "La tragedia dell’immigrazione"

  1. Giovanni Jannuzzi | 22 Aprile 2015 a 18:42:26 | Rispondi

    LA TRAGEDIA DELL’IMMIGRAZIONE. SEGUITO E FINE.
    Non posso non commentare alcuni fatti accaduti dopo che questa nota era stata scritta. Cominciamo da Mattarella, che ha messo il dito sulla fonte vera del problema, la Libia e ha invitato ad agire per pacificarla. Seguiamo con la discussione in Parlamento. Nelle dichiarazioni di Renzi e nella risoluzione di maggioranza, votata anche da FI, ho ritrovato molte delle cose che avevo scritte, a cominciare dalla necessitá di una “politica di Stato” sottratta alle miserabili polemiche politiche e ai calcoli elettorali di breve termine. L’ha chiesta Renzi, ma anche FI. Lega e 5 Stelle hanno invece fatto quello che il Premier ha giustamente definito “sciacallaggio”. Non mi stupisce affatto. Mi chiedo solo come possano convivere Lega e FI, che la pensano in modo differente su tutto o quasi.
    Avevo anche invocato una politica europea. Vedo con piacere che domani si riunisce un Consiglio Europeo per trattare di questo tema. Speriamo! Prodi ha detto che alla fine l’UE non farà nulla. Può darsi. Forse parla per esperienza, avendo fatto per cinque anni il Presidente della Commissione, senza lasciare, a dire il vero, grandi tracce. Siccome è uso a sbagliarsi su tutto, speriamo si sbagli anche questa volta! Incrociamo le dita! Nell’UE nulla è scontato in partenza.
    Andiamo avanti: la Boldrini e la CEI criticano la possibilità di distruggere i barconi e colpire i trafficanti. Secondo loro, a quanto pare, dovremmo lasciarli fare i loro traffici da negrieri e invece aprire le braccia a tutti i superstiti di questi traffici. La storia è sempre la stessa: per riguardo ai presunti diritti degli aguzzini, inerzia per quelli delle vittime, a parte rituali indignazioni e compianto, che lasciano il tempo che trovano, o alla peggio il ricorso al portafoglio di tutti. La Boldrini viene dal SEL ed è stata eletta Presidente al tempo dell’alleanza Bersani-Vendola. Se avesse un minimo di dignità, ora che SEL è all’opposizione su tutto e spesso vota con Grillo e la Lega, se non è d’accordo con Governo e maggioranza, per favore si dimetta (come avrebbe dovuto fare Fini nella passata legislatura dopo lo strappo con Berlusconi). Nessuno spargerà lacrime, a parte l’uomo con l’orecchino. Quanto alla CEI, se la Chiesa (che senza dubbio fa molto per gli immigrati) pensa che si debba accogliere chiunque, anche se non c’è lavoro per tutti, se ne faccia intero carico lei, accogliendo i migranti nei suoi conventi ed edifici spesso vuoti e destinandovi magari il suo 8 per mille.
    Da ultimo, Gianni Morandi ci ricorda pensosamente che anche noi stiamo stati migranti. Non bastava Celentano, con le sue sentenziose stupidaggini. Ora ci si mette anche lui. Ma la situazione è ben diversa. I milioni di italiani che lasciavano la Patria andavano verso terre enormi, spopolate e piene di possibilità e di promesse, che li chiamavano (pagandogli spesso il viaggio) e li accoglievano in generale a braccia aperte, perché ne avevano bisogno. Viaggiavano in condizioni di grande disagio, ma di sicurezza assoluta. Che io sappia, nessun “barcone” che li trasportava è mai naufragato. Andavano in Paesi con la loro stessa religione e la stessa origine europea. E hanno dato dovunque un contributo fondamentale con il loro lavoro, il loro talento, la loro creatività, tanto da divenire parte insostituibile del tessuto di quelle società. Pensiamo all’Argentina e agli Stati Uniti, ma anche al Canada e all’Australia. Non c’entra proprio per nulla l’odioso razzismo per capire, caro e simpatico Gianni Morandi, che l’immigrazione in atto ora è cosa totalmente diversa.
    Mi dispiace di dover essere duro, ma certe sciocchezze non possono essere lasciate passare.

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