Rassegna stampa estera

Quanto piace alla stampa transalpina quando a casa nostra scoppia uno scandalo lo dimostrano i tanti articoli scritti nelle ore del “caso Lupi”, tutti venati da sottile… sarcasmo. Più analitici quelli che arrivano dalla stampa anglosassone, ma questo non ci stupisce. Lascia il segno anche l’acquisizione da parte dei cinesi dell’italianissima  Pirelli, non tanto per la grande operazione finanziaria, ma per la reazione che ha suscitato in Italia, il silenzio del Primo Ministro soprattutto. Per l’Italia, in panne di crescita da anni, questa nuova pillola amara arriva a poche settimane dall’annuncio della cessione del 100% di un prestigioso quartiere di grattacieli milanese al Qatar e Pirelli è da sempre parte del paesaggio industriale milanese.

E così troviamo titoli poco gratificanti come quello della Tribune de Genève , Le pays où la corruption file à la vitesse d’un TGV.  Nell’articolo si spiega il perché dei costi esorbitanti della rete ad alta velocità: il 3% richiesto da Incalza per ogni cantiere assegnato, dall’Expo di Milano alla linea C della Metro di Roma. “La tecnica era semplice. Incalza informava le imprese complici sui preventivi dei concorrenti affinché potessero presentare offerte inferiori e vincere le gare d’appalto. In corso d’opera, queste imprese chiedevano delle ‘varianti’ per giustificare l’aumento dei costi. Alle imprese non rimaneva che  versare ai funzionari corrotti delle tangenti sotto forma di ‘consulenze tecniche’. Ecco perché la linea TGV Lione-Torino è costata 8,3 miliardi di euro invece degli 1,7 miliardi previsti (…)  Tale sperpero non sarebbe stato possibile senza il lassismo della classe politica. Citato in 20 anni in 14 procedimenti giudiziari legate alla corruzione, Ercole Incalza ha mantenuto le sue funzioni sotto una mezza dozzina di Governi, di destra come di sinistra.” (…)  Quadro poco incoraggiante per gli investitori esteri, anche perché non finisce qui.

James Politi sul Financial Times scrive: “Matteo Renzi, Primo Ministro riformista italiano, è sopravvissuto per più di un anno di mandato senza dover affrontare grossi scandali. Ma questa settimana è successo. Maurizio Lupi, il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, è stato costretto a dimettersi Venerdì dopo che  magistrati e polizia hanno rivelato una rete di corruzione che coinvolge alcuni tra i progetti di opere pubbliche più importanti e vantaggiose del Paese, dal valore complessivo di 25 miliardi di Euro (…) E’ poco probabile che lo scandalo arrechi un danno politico a Renzi, il cui Partito Democratico rimane di gran lunga la forza dominante della politica italiana, con più del doppio delle preferenze degli altri Partiti. Ma ciò non toglie che getta un’ombra sulla speranza che Renzi riesca veramente a dare un taglio netto al passato. (…) Politi racconta poi di come Renzi stia tentando attraverso il Parlamento di far passare misure più severe per combattere questa piaga, ma puntualizza “non è chiaro se queste saranno sufficienti a ripristinare la fiducia”.” (…) Touchés!

Anche Giada Zampano dalle pagine del Wall Street Journal afferma che “gli analisti ritengono che l’impatto delle dimissioni di Lupi sul Governo sarà limitato, anche se la mossa  potrebbe rafforzare i rapporti con il Nuovo Centro Destra, il Partito di Lupi e un partner minore della coalizione di Governo. Probabilmente Renzi guiderà il Ministero dei Trasporti fino a che non troverà una figura autorevole che sostituisca Lupi, non necessariamente un politico. Lo zar dell’Anticorruzione Raffaele Cantone, ex magistrato è stato indicato dai media come possibile sostituto.” Anche la Zampano sottolinea quanto Renzi dovrà sforzarsi affinché il Governo vari serie misure anticorruzione, male endemico che è visto come il più forte deterrente per gli investitori stranieri in Italia e per il quale Renzi lotta si dall’inizio del suo mandato ponendo l’estirpazione di questo male come priorità assoluta.

Sempre piacevolmente sarcastico Philippe Ridet. Dal suo Blog Campagne d’Italie ci racconta dell’eclissarsi di Lupi nel momento in cui “a Roma come altrove, una parte del sole spariva dietro alla luna”. “La posizione di questo centrista molto vicino all’influente movimento cattolico Comunione e Liberazione era diventata insostenibile nel corso dei giorni e delle rivelazioni della stampa. Non solo Lupi sembrava essere completamente alle dipendenze del suo direttore tecnico, vero padrone del Ministero, ma ha anche ottenuto per suo figlio numerosi favori da parte di imprenditori amici: un Rolex dal valore di 10350 euro, degli abiti sartoriali, un primo impiego. E’ molto in un Paese dove la disoccupazione giovanile supera il 40%. Ma ciò che sembrava essere un problema politico per Renzi si è trasformato in una nuova vittoria per il Capo del Governo. Senza proferire verbo (cosa rara), ha agito abilmente e con convinzione per sbarazzarsi del suo ingombrante ministro e spingerlo a fare da solo il passo in dietro”. Ancora una volta la vena machiavellica di Renzi è venuta fuori…  Il giornalista francese sembra (sembra, perché  la sua ironia rimane tutta) darci una “possibilità” affermando che “l’Italia, checché se ne dica, cambia. Mentre ci sarebbero voluti mesi in passato per far dimissionare dei ministri arroccati alla loro immunità e accusati niente di meno che di collusione con la mafia, non ci vogliono più che due giorni lavorativi per spingere verso la porta d’uscita un uomo il cui unico torto (per il momento) è stato quello di essere troppo buono con suo figlio. E’ un vero progresso. Lupi potrà sempre approfittare del suo tempo libero per  ripulirsi dalle accuse e trovare forse la fiducia degli italiani. Dopo tutto, l’eclisse finita, il sole è tornato. Come ovunque”. L’idea del ‘due peri, due misure’ non è affatto svanita e nonostante la nomina di Raffaele Cantone a capo dell’Autorità anticorruzione l’impressione generale è che il settore dei lavori pubblici rimanga minato dalla corruzione dilagante. In Italia i politici passano,i burocrati restano e gli imprenditori si adattano…almeno così è stato fino ad oggi.

Chi non sembra temere di investire nel nostro Paese sono i cinesi. Molto rumore ha fatto l’acquisto di quote Pirelli da parte del ricco boss Ren Jianxin. Come sempre pungente l’articolo di Marcelle Padovani su l’Obs, che da fine intenditrice della nostro mondo ha rivelato nel suo pezzo dolenti verità. Scrive:” Ancora un mito che scappa, penserà il milanese medio alla notizia che Pirelli, la Michelin italiana, le sta scivolando dalle dita a profitto di un oscuro e ricco boss cinese che chiama Ren Jianxin. Se è del tipo ironico, lo stesso milanese riderà al pensiero di veder il famoso ‘calendario Pirelli’ con le sue splendide modelle dalle pose conturbanti decorare da oggi in poi gli uffici di una miriade di manager pechinesi. Ma se è del tipo nazional-nostalgico, di dispiacerà che dal prossimo Ottobre, quando l’OPA cinese sarà portata a termine, no vedrà più sventolare il tricolore sul Pirellone (…) ma la bandiera rossa stellata dell’Impero di Mezzo.” La giornalista francese racconta tutta la lunga trattativa, durata due anni e portata avanti in 4 lingue, che ha portato all’acquisto “intempestivo di un gioiello del patrimonio industriale italiano, che il tanto altezzoso Matteo Renzi non ha neanche provato a fermare… Avvisato dell’operazione qualche giorno fa dal boss della Pirelli, Marco Tronchetti Provera, 67 anni, non ha detto una parola in pubblico, evitando qualsiasi commento. I cinesi avevano preparato troppo bene il loro colpo? (…) Perché stupirsi che la Cina, seconda economia mondiale, che vanta un tasso di crescita annuo del 7% ed è invitata ad espatriare i suoi capitali dalla strategia ufficiale della ‘nuova normalità’, si istalli nell’Italia della crisi? E specialmente a Milano, che rimane la capitale industriale del Paese? “ La giornalista prosegue con le fasi della lunga trattativa, racconta chi sia Tronchetti Provera, delle sue più o meno fortunate imprese, e dell’arrivo di quello che il manager milanese definisce un ‘condottiero’ aggressivo, eclettico, intuitivo, capace di adattarsi: il compagno Ren.  La Padovani conclude che forse, dietro a tutta questa operazione ci sia Afef Jnifen , la giovane e bellissima moglie di Tronchetti, che preferisce vedere il marito dedicarsi alla vela che al calcolo bizantino sul miglior caucciù da comprare… “Il compagno Ren in questo caso val bene una messa”, conclude la giornalista.

Su Bloomberg Business Tommaso Ebhardt e Marco Bertracche mostrano come l’Italia sia diventata la meta preferita per gli investimenti cinesi. “Con il previsto da tempo acquisto della storica fabbrica di pneumatici Pirelli SpA, gli investimenti da parte del Paese in Italia ammontano, secondo i dati compilati da Bloomberg, a circa 73,3 miliardi di dollari negli ultimi 12 mesi. L’Italia si colloca così davanti a Stati Uniti e Gran Bretagna”. Questo, spiegano riportando le parole del Prof. Giuliano Noci, vicerettore per la Cina del Politecnico di Milano, perché l’Italia ha tutto quello che serve a chi vuole investire: innovazione industriale, Know how, marchi consolidati e creatività manageriale. Quello che manca agli investitori nazionali sono i capitali e il Governo non ha il potere, o i soldi, per difenderli. Ecco perché siamo un bersaglio appetibile, e qualcosa c’entra anche il calo dell’euro. “Gli investimenti della Cina hanno rappresentato il 27% degli investimenti esteri in Italia nel 2014, secondo KPMG LLP (…) e il trend continuerà a salire”. To be continued…

Tribune de Genève, Le pays où la corruption file à la vitesse d’un TGV, 19 Marzo 2015; James Politi, Renzi’s government hit by corruption scandal, Financial Times, 20 Marzo 2015; Giada Zampano,  Italy’s Transport Minister Maurizio Lupi Resigns, The Wall Street Journal, 20 Marzo 2015; Philippe Ridet, Soupçonné de corruption, le ministre Maurizio Lupi s’eclipse, Le Monde, 20 Marzo 2015; Tommaso Ebhardt, Marco Bertacche, Italy Becomes China Favorite Place for Deals With Pirelli, Bloomberg Business, 23 Marzo 2015; Michelle Padovani, Comment pirelli est passée sous controle chinois, L’Obs, 24 Marzo 2015.

©Futuro Europa®

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