Cronache britanniche

Londra – L’incontro tra il premier britannico David Cameron e la cancelliera tedesca Angela Merkel nella capitale del Regno Unito era certamente l’evento politico più atteso della settimana, anche se ha finito per essere inevitabilmente (e giustamente) oscurato dalla tragedia di Parigi, portando i colloqui a vertere maggiormente sul tema del terrorismo. In ogni caso i due leader europei hanno anche affrontato quelli che erano i temi previsti dall’agenda, su tutti quelli legati all’economia globale, al trattato di libero scambio transatlantico (TTIP) tra UE e Stati Uniti e alla crisi in Ucraina.

Nonostante il tentativo della Merkel di sviare le domande dei giornalisti, però, il vero nodo centrale dell’incontro e l’interesse di tutti gli addetti ai lavori è ruotato intorno al tema dell’immigrazione e del welfare, per il quale Cameron è disposto a giocarsi “il tutto per tutto” con Bruxelles e quindi inevitabilmente soprattutto con Berlino. Alla domanda su una possibile revisione dei Trattati europei, la cancelliera ha risposto picche, ribadendo però che il principio di libera circolazione dei cittadini Ue non è in discussione, ma facendo anche trapelare qualche segno di speranza per Cameron. La Merkel ha, infatti, suggerito che per correggere alcuni squilibri regolamentari non sia necessario un cambio dei Trattati ma che alcune modifiche (o, chissà, concessioni) siano comunque possibili a livello nazionale e che gli abusi debbano “essere corretti”. Un altro segnale incoraggiante per Cameron è stata la ribadita convinzione della signora Merkel la quale vorrebbe che il Regno Unito continuasse a far parte di una più “forte e vincente Europa”. Tutta questa “iniezione di fiducia” ha portato Cameron a dichiarare alla fine dell’incontro bilaterale di “poter correggere i problemi nei rapporti del Regno Unito con l’Europa che molti britannici trovano frustranti”.

Certo tra le richieste di Cameron, molte paiono essere di difficile accordo, come ad esempio la volontà del premier di chiudere la porta d’accesso ai migranti europei disincentivandoli prima dell’arrivo, ovvero dando il benvenuto solamente a chi ha già un’offerta di lavoro “in tasca” prima ancora dello sbarco oltremanica, oppure restringendo l’accesso ai servizi di welfare durante i primi quattro anni di permanenza del Paese. Pare, infatti, molto arduo credere che la Merkel o Bruxelles possano accettare delle condizioni del genere, per non parlare di rimpatriare pezzi di sovranità ancora più importanti in tema di mercato unico. Assolutamente pessimista a tal riguardo è Nigel Farage, leader dell’UKIP, il quale è convinto che la Merkel non sia disponibile a fare nessuna “importante concessione” a Cameron e l’unica via per il Regno Unito di ottenere ciò che i propri cittadini vogliono sia di uscire dall’UE. Di fatto, la partita è ancora tutta da giocare e prima del referendum su una possibile “Brexit” i conservatori dovranno vincere le elezioni di quest’anno, cosa che già di per sé non pare del tutto scontata.

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