L’attentato di Londra

L’attentato di Londra, in cui hanno perso la vita quattro innocenti, oltre all’attentatore, è un ulteriore anello di quella catena di atti terroristici tanto barbari quanto inutili. Spargono sangue innocente, ma non possono in alcun modo minare la fermezza dei Paesi colpiti né cambiare la loro politica. L’ISIS lo ha rivendicato, cosa che non stupisce: perdente ormai sui fronti di guerra, il sedicente Stato Islamico, per dimostrare di esistere, deve ricorrere ad atti che sono oltretutto vili. La mia impressione è che in questo caso tenda ad attribuirsi azioni che sono piuttosto il risultato di fanatismo o follia isolati, però pur sempre il frutto avvelenato di una propaganda scellerata, non solo dei vari “Califfi”, ma anche di alcuni Imam o capi religiosi islamici che disonorano il nome del loro Dio – o di Dio in assoluto – predicando odio e morte. Sono questi i veri mandanti e responsabili, sono questi che vanno perseguiti e cacciati dal seno delle nostre società, sempre troppo tolleranti.

Due cose, tuttavia, colpiscono nell’attentato di Londra: la prima è che l’attentatore risulta essere noto ai servizi inglesi, ma considerato “marginale”. Nella lista dei “pericolosi” ci sono oltre tremila persone, e capisco che sia impossibile controllarli tutti, ma evidentemente il sedicente Kalid Masood era stato trascurato. Non è il primo errore di sottovalutazione che commettono i servizi di sicurezza occidentali, anzi è una caratteristica che si ritrova dietro tutti i principali attentati che hanno insanguinato le nostre città.

Il secondo aspetto che lascia perplessi è che si possa entrare così facilmente nella sede del Parlamento inglese, senza dubbio uno dei luoghi emblematici  della democrazia e del modo di vita occidentali. E la perplessità si aggrava sapendo che da tempo alcuni deputati e gli stessi agenti di sicurezza avevano segnalato che quel punto di accesso era praticamente incustodito. Aver ignorato o sottovalutato questo avviso è costato la vita a un agente di polizia, per il quale è giusto che la società inglese si stia mobilitando, raccogliendo aiuti (oltre 500.000 euro già raccolti) a favore della famiglia.

Il capo dell’antiterrorismo inglese e la stessa Prima Ministra hanno naturalmente assicurato che le misure di sicurezza sono in corso di revisione, che saranno rafforzate e bla bla bla. Gli inglesi sono gente seria e sono certo che lo faranno, ma è possibile che si debba sempre chiudere la stalla quando i buoi sono scappati? Io spero di tutto cuore che in Italia le cose vadano diversamente.

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