
Cronache dai Palazzi
Mille giorni di governo dal 22 ottobre 2022 anche se “sembrano di più di mille giorni”, confessa la premier in carica. Mille giorni comunque “è un tempo sufficiente per indicare direzione e lavoro fatto”, aggiunge Giorgia Meloni con la consapevolezza che “bisogna fare di più e meglio”.
Dal palco della Cisl la presidente del Consiglio rilancia il “Patto della responsabilità” sul quale il suo governo continua a lavorare. “Siamo pronti a fare la nostra parte”, ha affermato la premier. Il confronto a tre, governo, organizzazioni sindacali e associazioni imprenditoriali deve mirare costantemente ad un patto sociale per la crescita e la coesione. Un patto al quale Palazzo Chigi tiene particolarmente in quanto avvalora l’operato del governo.
Meloni a sua volta ricorda il record dell’occupazione, “più di mille posti di lavoro a tempo indeterminato creati ogni giorno, per un totale di oltre un milione”, oltre ai 20 miliardi stanziati per il rinnovo dei contratti dei dipendenti pubblici. Secondo i dati Istat, in ogni modo, la crescita degli occupati in Italia riguarderebbe soprattutto le fasce di popolazione più anziane, nelle quali sono più diffusi i contratti a tempo indeterminato. L’aumento dell’occupazione sarebbe quindi un fenomeno legato in primo luogo alle politiche che hanno innalzato l’età pensionabile. L’aumento degli occupati in Italia, inoltre, fa parte di una dinamica che interessa da anni quasi tutti i Paesi dell’Unione europea. In alcuni Stati membri, peraltro, il numero degli occupati è cresciuto anche più che in Italia, il cui tasso di occupazione rimane tra i più bassi dell’intera Ue.
La presidente del Consiglio sottolinea a sua volta che “va fatto di più e meglio” anche a proposito di sicurezza, taglio delle tasse, rilancio del Mezzogiorno, servizio sanitario. Ai microfoni del Tg1 la premier ha comunque rivendicato “10 miliardi in più nel 2025 sulla sanità rispetto al 2022” e l’importanza di una certa “stabilità che consente di fare le riforme”.
Palazzo Chigi rivendica anche il calo dello spread al livello “più basso da 15 anni”, un indice di Borsa aumentato “dell’85%” e accordi che genereranno “oltre 80 miliardi di investimenti” dall’estero. Ottimi inoltre i risultati per quanto riguarda il recupero dell’evasione fiscale, non trascurabile il taglio del cuneo fiscale e la riduzione delle aliquote Irpef a tre. A proposito di politiche migratorie, infine, il governo andrà avanti “nonostante l’opposizione politicizzata di certa magistratura”.
Nel corso del governo Meloni rimarrà nella storia il naufragio dei migranti a Cutro la notte del 25 febbraio 2023 con 180 cadaveri. La premier riunì sul posto il Consiglio dei ministri e annunciò la svolta di fare la guerra agli scafisti “in tutto il globo terracqueo”. Centrale il Piano Mattei per la cooperazione con i Paesi africani, ma la strategia contro le migrazioni irregolari del governo Meloni si concentra soprattutto sui rimpatri, che è uno dei fronti aperti nello scontro governo-magistratura anche per l’attuazione degli hotspot costruiti in Albania grazie all’amico e primo ministro albanese Edi Rama.
A proposito di flussi migratori, nello specifico, ai microfoni del Tg1 Meloni spiega il cambio di paradigma europeo, e sottolinea: “Non si parla più oggi di come redistribuire gli immigrati illegali. Bensì, si parla di come difendere i confini esterni: ed è grazie all’Italia che ciò accade”. La sfida è chiara: “Continuare a far scendere i numeri degli immigrati illegali che arrivano in Italia” e “rivoluzionare l’approccio dell’Unione europea alla materia migratoria”.
Altri traguardi per l’attuale governo sono lo stop al superbonus, la sicurezza definita “manettara e penalista” dalle opposizioni e la riqualificazione delle periferie a partire da Caivano, che diventa il nome di un decreto e un modello da mettere in campo in altre aree degradate. Un altro capitolo aperto è quello delle riforme, prima fra tutte la riforma costituzionale sul premierato, presentata dal governo nel mese di novembre 2023 a Palazzo Madama, dove è stata approvata a giugno 2024, e ora in standby. Da oltre un anno, il testo è all’esame della Commissione Affari costituzionali della Camera e, anche qualora venisse approvato in Aula, dovrebbe tornare al Senato per un’ulteriore lettura per poi tornare di nuovo a Montecitorio. Con ogni probabilità la riforma sarà sottoposta a referendum costituzionale quindi i tempi non sono brevi.
La riforma sull’Autonomia differenziata risulta invece bloccata dallo scoglio dei Lep. Nel mese di giugno 2024 il Parlamento ha approvato una legge che definisce le regole e il percorso che le regioni devono seguire per chiedere più autonomia ma alcuni punti del testo sono stati criticati dalla Corte Costituzionale. Nel mese di maggio di quest’anno il governo ha annunciato un nuovo provvedimento rispondendo alle obiezioni dei giudici, ma al momento la riforma è in una fase di stallo.
Solo la riforma della Giustizia sembra procedere in maniera più spedita. Si tratta di una riforma che propone, tra le altre cose, di introdurre nella Costituzione la separazione delle carriere dei magistrati. Lo scorso gennaio la Camera dei Deputati ha approvato il testo, che ora è all’esame del Senato. Negli ultimi giorni alcuni articoli della proposta sono tra l’altro stati votati. Trattandosi di una riforma costituzionale, per entrare in vigore dovrà essere comunque approvata due volte da entrambe le Camere e, molto probabilmente, essere sottoposta a referendum.
Ardua è infine la sfida della crescita economica, ostacolata da una politica industriale che non decolla, dall’inflazione che non molla la presa e rovina la spesa, e dalla minaccia dei dazi degli ultimi tempi. Da non trascurare inoltre le sfide del Pnrr e la relativa gestione dei fondi sull’intero territorio nazionale. A parte lo spread in calo (a inizio legislatura a 230 punti, ora sotto i 90) e il record dell’occupazione con “un milione di posti di lavoro” vantati dalla premier e dal suo governo, il debito rimane alto, anche se Palazzo Chigi rimarca che il rapporto con il Pil si è ridotto.
Per quanto riguarda i dazi “va scongiurata in ogni modo possibile una guerra commerciale tra le sponde dell’Atlantico che non avrebbe, dal mio punto di vista, alcun senso”, ammonisce Meloni. Il governo italiano mira quindi a favorire il dialogo e “un accordo che sia vantaggioso per entrambi”, pur ribadendo che il dossier è di competenza della Commissione europea. “Una guerra commerciale con gli Stati Uniti non avrebbe alcun senso e impatterebbe negativamente soprattutto sui lavoratori”, puntualizza Giorgia Meloni. “Siamo preoccupati per l’impatto dell’incertezza economica e delle persistenti tensioni commerciali sulle nostre economie”, ha dichiarato a sua volta il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, puntualizzando che “l’indebolimento del tasso di cambio del dollaro si sta cumulando all’effetto dell’aumento dei dazi”.
Al di là dei risultati, sempre da migliorare, la forza comunicativa della premier è linfa per il governo anche e soprattutto quando la maggioranza sembra spezzarsi o comunque traballare. Errori, ritardi, compromessi, patti vari, possono essere in ogni modo messi a punto e resi più efficienti ma l’immagine della leader resta intera nonostante le cadute, gli ostacoli e le difficoltà, sempre innumerevoli, da superare.
In definitiva, con orgoglio la premier rivendica la stabilità del governo come chiave per realizzare delle riforme strutturali e un uso efficace delle risorse, sottolinea il traguardo di un milione di nuovi occupati, più fondi a disposizione del sistema sanitario, un cambio di passo sull’immigrazione. E rimarca di prediligere il dialogo internazionale anche per quanto riguarda la questione dei dazi.
La stabilità, nello specifico, rappresenta un concetto chiave per Palazzo Chigi, in quanto un esecutivo solido e compatto non è solo un vanto di longevità in competizione con altri governi, bensì una condizione imprescindibile per la buona amministrazione del Paese e dell’esecutivo. “La stabilità è importante perché ti consente di spendere soldi in cose serie, non gettarli nei bonus”, ha puntualizzato la premier tra sintesi e rimandi, lanciando una chiara stoccata alle politiche messe in campo da governi precedenti e alle recriminazioni propagandistiche delle opposizioni.
La stabilità, ha aggiunto Giorgia Meloni, garantisce “centralità e affidabilità a livello internazionale”, crea rassicurazione per gli investitori e, soprattutto, permette di realizzare delle riforme strutturali delle quali l’Italia ha bisogno e che attende da diverso tempo. Oltre alle riforme già avviate “ne faremo anche altre e per questo è importante la stabilità”, ha sottolineato la premier, prendendo le distanze da precedenti esperienze di governo.
“Non è che sono fiera di fare da mille giorni il presidente del Consiglio: sono fiera di quello che abbiamo fatto in mille giorni”, ha sottolineato Meloni rimarcando l’importanza della concretezza. Nel contempo, la premier cita Eleanor Roosevelt, colei che afferma: “Il futuro appartiene a coloro che credono nella bellezza dei propri sogni”, in sostanza “la realtà è fatta dai sogni di chi ha il coraggio di crederci”, afferma Meloni per poi aggiungere: “Noi italiani dobbiamo tornare a credere in noi stessi, tornare a sognare e a realizzare quei sogni”.
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