Renzi 2014, delusione anche per gli ambientalisti

Renzi, parole sì e fatti no anche per l’ambiente: la critica viene dal WWF e dai Verdi, e fa pensare. Perché da una parte l’ambiente, e le attività ad esso correlate nella green economy, sono ormai quasi universalmente considerate elementi imprescindibili della ‘nuova economia’ sostenibile che sta rimpiazzando quella ‘vecchia’, condannata dalla crisi; ma dall’altra i comportamenti di amministrazioni e governi risentono a volte delle pressioni di interessi operanti nel vecchio sistema, che hanno investito da tempo sul lungo periodo in tecnologie ormai obsolete e chiedono ai governi il mantenimento del vecchio assetto o almeno progressività nella sostituzione delle fonti e nella rottamazione dei vecchi impianti. E’ quello che accade nel settore dell’energia, strategico per ambiente e green economy, finito con Renzi presidente del Consiglio e presidente di turno dell’Unione Europea sotto l’occhio degli ambientalisti e non solo: un settore complesso, che oltre ad economia e ambiente condiziona pesantemente la politica internazionale e nel quale l’operato del premier e presidente europeo, secondo i leader dell’ambiente, non ha convinto affatto.

“Buone intenzioni sulla difesa dell’ambiente, ma nei fatti si difendono interessi speculativi”, con un governo “incapace di concepire una nuova economia basata su innovazione, efficienza, sostenibilità ambientale e valorizzazione del capitale naturale”, è stata la posizione espressa dal WWF che ha tracciato a fine anno il bilancio delle politiche ambientali in Italia ed in Europa. “Il governo a colpi di decreti legge, dal decreto Sviluppo 91/2012 allo Sblocca Italia, si attesta ancora sulla difesa delle rendite di posizione e degli interessi corporativi, spesso solo speculativi – dei petrolieri, dei big dell’industria energetica e dell’incenerimento, dei concessionari autostradali, degli speculatori edilizi – mentre indebolisce le tutele e le valutazioni ambientali derivanti dalla migliore legislazione comunitaria”. Secondo il WWF “rimangono solo come intenzioni i passi verso la qualità delle scelte, contenuti nei programmi sul dissesto idrogeologico in disegni di legge sui reati ambientali, il consumo del suolo e il collegato ambientale alla Legge di Stabilità 2014”. Una critica va alla legge di stabilità 2015, “in cui non viene nemmeno presidiata la tradizionale governance ambientale, a cui è stato assegnato poco piú di 253 milioni di euro contro un fabbisogno di 30,4 miliardi”. Quanto al semestre italiano di guida dell’Europa, per il WWF è stato “un’occasione persa”.

Toni simili, se non più aspri, da parte Verdi: “L’anno 2014 è stato un anno nero per l’ambiente, nero come il petrolio. Con la motivazione della crisi economica sono stati approvati provvedimenti pericolosi e aggressivi nei confronti dell’ambiente, dell’economia verde e della salute dei cittadini”, hanno dichiarato a fine 2014 i co-portavoce dei Verdi Angelo Bonelli e Luana Zanella criticando il decreto Ambiente, lo ‘spalma incentivi’ e lo Sblocca Italia. Nel decreto Ambiente n.91/2014 “il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti demolisce in tre mosse il principio chi inquina paga”, hanno spiegato i due portavoce, perché sulle bonifiche si è fatto un “regalo” al ministero della Difesa, poiché il decreto “rende meno restrittivi i valori di contaminazione del suolo per non fare le bonifiche o impegnare meno risorse per fare il risanamento ambientale”. Inoltre, rilevano, per certificare una bonifica l’Arpa competente ha tempo solo 45 giorni, dopo di che scatta il silenzio assenso.

Sul fronte dell’Europa, secondo Bonelli e Zanella la conferenza Ue sul clima ha portato a raggiungere “un accordo al ribasso”. Una delusione annunciata da anni di difficoltà della UE a conciliare le diverse politiche energetico-ambientali dei Paesi membri, che vedono il nucleo mediterraneo-mitteleuropeo già evoluto verso il maggior sfruttamento delle energie rinnovabili e quello geograficamente periferico, in particolare Regno Unito e Polonia, attestati a difendere il loro carbone. La ‘linea’ prevalsa in Europa ha provocato immediati effetti anche a casa nostra, neanche avessimo attuato, ed in tempi record, una direttiva europea: per i Verdi infatti, il nostrano  ‘spalma incentivi’ ha messo in ginocchio, affossandolo, il settore industriale delle energie rinnovabili. Le critiche non mancano anche allo Sblocca Italia, che comporta “più trivelle per tutti, più inceneritori per tutti e dà via libera al cemento”.

Ciliegina sulla torta: per i Verdi, “il governo ha approvato un decreto legislativo che depenalizza i reati ambientali, dall’abuso edilizio all’avvelenamento del suolo e del sottosuolo, dall’incendio di rifiuti agli scarichi industriali non autorizzati”. E poi niente provvedimenti per la lotta allo smog, una conseguenza della vecchia economia che, ricordano i Verdi, “secondo l’Agenzia europea per l’ambiente provoca danni alla nostra economia per 2,5 punti di Pil, pari a 43 miliardi di euro”.

©Futuro Europa®

 [NdR – L’autore cura un Blog dedicato ai temi trattati nei suoi articoli]

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