Cronache britanniche

Londra – I dati emersi questa settimana dall’ONS (Office for National Statistics) offrono un quadro meno roseo per l’economia britannica, in particolare per lo stato delle finanze pubbliche. Infatti, secondo i numeri divulgati dall’ONS, il deficit è aumentato del 10% rispetto allo scorso anno soprattutto a causa di una riduzione del gettito in entrata e di un incremento sostanziale dell’indebitamento dello Stato.

Di fatto, solo nel mese di settembre il Tesoro si è indebitato per £11.8 miliardi, con un incremento di £1.6 miliardi in confronto allo stesso mese del 2013, andando ben oltre le previsioni degli economisti. Il mantra del ministro delle finanze George Osborne, per il quale il piano di crescita economica e di riduzione del deficit nel lungo termine “sta funzionando”, pare però essere messo in discussione da più parti. Secondo i sindacati, per bocca di Frances O’Grady, segretario generale TUC (Trade Unions Congress) “Osborne deve ammettere di aver sbagliato completamente strategia”, e invece di accanirsi sui tagli dovrebbe stimolare la domanda interna alzando i salari dei lavoratori. Anche dalla sponda imprenditoriale piovono critiche su Osborne, a parer di David Kern, capo economista di BCC (British Chambers of Commerce), il governo soffre dell’incapacità di generare sufficienti entrate, inoltre, il raggiungimento del target di riduzione del deficit fissato nella legge di stabilità dello scorso anno sembra essere “irrimediabilmente compromesso”. Dello stesso avviso, Alan Clark, capo economista di Scotiabank, secondo il quale se il trend d’indebitamento dovesse continuare con lo stesso passo si assisterebbe a uno sforamento del tetto annuale di oltre £10 miliardi rispetto al traguardo prefissato dal governo toccando così la cifra record di £108 miliardi.

A parziale difesa del governo si schiera Allister Heath, dalle pagine “amiche” del Telegraph, il quale sostiene che Osborne ha mantenuto le promesse fatte: l’economia è in crescita, il tasso di disoccupazione in calo e gli investimenti del settore privato sono ripartiti nonostante le iniziali perplessità degli esperti e la lenta ripresa economica dell’Europa, ma ammette che il vero tallone d’Achille del governo rimane la spesa pubblica. Tra le voci di spesa più rilevanti nel budget figura certamente quella della sanità, da sempre terreno di scontro elettorale e ideologico. Proprio in questi giorni Simon Stevens, CEO di NHS (National Health Service) ha chiesto ulteriori £8 miliardi di fondi e un’ambiziosa agenda di riforme, incluso un programma di privatizzazione di alcuni servizi, per colmare un buco di £30 miliardi che altrimenti si andrebbe ad aprire nei prossimi anni ponendo così un fardello pesante sulla prossima legislatura.

Insomma, con un margine di manovra che va man mano assottigliandosi sarà estremamente difficile per i conservatori fare delle promesse elettorali sostanziali, come ad esempio un’ampia riduzione delle tasse, in vista delle elezioni generali previste per il 2015. Certo il binomio composto da Cameron e Osborne ha sempre riservato sorprese dell’ultimo minuto, e c’è da aspettarsi che anche questa volta non sarà avaro di colpi di scena proprio sulla finish line.

©Futuro Europa®

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