Rassegna stampa estera

Grande risonanza viene data dai media cinesi alla visita del loro Primo Ministro Li Kiqiang nel nostro Paese. Alla vigilia della visita di Kiqiang, l’Ambasciatore cinese in Italia, Li Ruiyu, ha dichiarato all’Agenzia di Stampa cinese Xinhua, che “migliori relazioni Italia-Cina potrebbero offrire migliori opportunità per la crescita della cooperazione tra la Cina e l’Europa”. Sapremo, tutti, cogliere l’occasione? Vedremo come andranno i colloqui previsti a Milano per la decima Riunione Asia-Europa. Come ricorda People Daily, il commercio bilaterale tra la Cina e l’Italia ha conosciuto una rapida crescita negli ultimi anni, vedendo il volume commerciale superare lo scorso anno i 43,33 miliardi di dollari, pari al 3,9% in più dell’anno precedente. Anche il giornale on line China.org sottolinea il largo consenso dimostrato da Li Kiqiang durante il colloquio avuto con il suo omologo italiano Matteo Renzi, sulla “promozione a 360° delle relazioni bilaterali”. Secondo il Primo Ministro cinese, “i due Paesi dovrebbero rafforzare la loro cooperazione nel campo delle infrastrutture, l’energia, i servizi, rafforzare i vincoli industriali e aumentare gli investimenti bilaterali.” “Il Governo cinese – prosegue China.org – continuerà ad incoraggiare le compagnie cinesi ad investire in Italia e spera che la parte italiana renderà più sicura la protezione legale e politica per le società e gli operai cinesi e semplificherà le loro operazioni e il loro soggiorno in Italia.” “Il Premier cinese – riferisce ancora People Daily – ha salutato l’Italia, membro dell’UE e uno degli amici più vicini alla Cina in seno al blocco europeo. Ha dichiarato aspettare con impazienza vedere l’Italia giocare un ruolo ancora più importante per far progredire le relazioni tra la Cina e l’Europa”. Non è roba da poco. Anzi, una grandissima responsabilità.

Ma se dal lato Cinese la stima e la fiducia sembrano essere infinite, c’è chi, dal lato occidentale vede troppa Cina in Italia, come scrive Audrey Duperron su l’Express nel suo articolo Comment la Chine rachète l’Italie…entrprise par entreprise. Afferma la Duperron: “secondo gli osservatori, la Cina è sempre più presente nell’economia italiana. I consumatori italiani diffidano ancora molto della Cina. Preferiscono i prodotti ‘made in Italy’ e le importazioni cinesi vengono spesso snobbate perché viste come imitazioni di cattiva qualità (…) Inoltre, gli italiani sanno che il consumo è decisivo per il loro posto di lavoro, anch’esso minacciato dalla concorrenza cinese”.

Chiara Vasarri su Bloomberg riporta l’esempio del Caffè Orefici di Milano, situato a 200 metri dal Duomo. Clotilde Narzisi e Luca Soliman lo hanno gestito per 10 anni, ma si sono trovati costretti a vendere a causa delle tasse, troppo alte per stargli dietro, e così hanno riposto tutte le loro speranze in mano cinese. Scrive la Vasarri: “Caffè Orefici è uno dei 18mila annunci di imprese e di privati che sono stati pubblicati dallo scorso Febbraio sul sito Vendereaicinesi.it – vendere ai cinesi – un sito web che aiuta gli italiani, colpiti dalla terza recessione in sei anni, ad ottenere offerte per la vendita di prodotti e servizi da parte di acquirenti cinesi (…) Più di 90 società cinesi, escludendo Hong Kong, è entrata come socio in aziende italiane dalla fine del 2013, quasi il 20%, secondo la fondazione milanese Italia-Cina, che promuove affari tra i due Paesi.” Il Malay Mail on line riprende l’articolo di Bloomberg variando il titolo dove parla di “investitori cinesi che piombano in un’Italia in preda ai morsi della recessione”. Stessa cosa per il China Daily che definisce  l’Italia “in saldo” per gli investitori cinesi. Italia e Cina hanno firmato accordi per 8 miliardi di Euro, come ricorda M. Rochan sull’International Business Times, nei campi dell’ingegneria, tecnologia e cooperazione finanziaria, “ma – ricorda Rochan –  gli investitori stranieri, sospettosi per la famigerata burocrazia italiana e per il sistema giuridico imprevedibile, si muovono con cautela”.

Già, ancora burocrazia e imprevedibilità del sistema giuridico. Questi sono secondo gli osservatori internazionali i due grandi mali del nostro Paese, i due ostacoli maggiori agli investimenti esteri. Lo ha scritto molto chiaramente  James Politi sull’autorevole quotidiano economico britannico Financial Times, riportando la testimonianza dell’avvocato Gianmatteo  Nunziante, esperto in diritto societario. A quanto pare l’Italia viene equiparata alla Romania in termini di certezza del diritto, con la differenza che in Romania i rendimenti sono più vantaggiosi.  Come non dare ragione all’avvocato romano quando afferma che tutto questo è “umiliante”? “Ma Renzi sta tentando di cambiare questa dinamica – scrive Politi – sta cercando di allargare l’uso della mediazione obbligatoria, al fine di garantire che gli avvocati cerchino una soluzione piuttosto che trascinare le battaglie legali, di velocizzare l’archiviazione elettronica dei documenti giudiziari in tutti i tribunali italiani, e ridurre i giorni di vacanza dei giudici, queste alcune delle misure per aumentare l’efficienza e la rapidità dei procedimenti”.

Marie Dancer su La Croix ricorda da parte sua la serie di riforme che l’Italia vuole attuare per rilanciare il Paese. Riforme ambiziose, come si è più volte detto, e che per diversi esperti  forse andavano intraprese con un ordine diverso. Se, come scrive la Dancer, la riforma del Senato “è stata approvata a metà Agosto (…) non sarà operativa che alla fine del 2015, dopo altri voti intermediari (…) che porteranno alla modifica della Costituzione.” Stessa storia per le Provincie, e per la riforma del Lavoro. Di concreto c’è poco. “Cosa chiede Bruxelles?”, scrive la giornalista francese: privatizzazioni, spending revew, lotta contro il sommerso, le frodi, riforma della giustizia e del sistema scolastico. Tanta carne al fuoco.

E qui non possiamo che segnalare l’analisi di Hugo Dixon pubblicata sul blog di Reuters e ripresa dal New York Times. Dixon titola la sua riflessione Italy has no good Plan B, e scrive: “Il Piano A di Renzi è quello di far passare le riforme interne, con la speranza che la BCE riesca a contenere l’inflazione, e tendendo le dita incrociate affinché l’economia italiana smetta di contrarsi. Se fallisce, una mega patrimoniale, la ristrutturazione del debito e/o l’uscita dall’euro si autoinviteranno. Non c’è un Piano B che possa evitare sia all’Italia, dove sono stato per qualche giorno la scorsa settimana, che ai suoi vicini di scivolare in una grave crisi. Ciò che rende ancora più importante la riuscita del Piano A.” Dixon puntualizza che il problema sta nel fatto che finora Renzi è stato più bravo nel dire che nel fare, e se è in parte ciò è “colpa della soffocante  burocrazia (…) ma è anche dovuto ai suoi errori”. Dopo una lunga analisi sulle potenziali vie d’uscita che in realtà non ci sono, Dixon conclude: “Il modo in cui Renzi giocherà la sua mano influenzerà il modo in cui la BCE e il resto dell’UE giocheranno le loro carte. Più riuscirà a convincere che è in grado di chiudere le riforme a casa sua, più i suoi partner saranno disposti ad aiutarlo”.

Xinhua per People Daily, Le développement des relations sino-italiennes favorise la cooperation sino-européenne, dit l’Ambassadeur de Chine, 15 Ottobre 2014.”Migliori relazioni tra Cina e Italia potrebbero offrire una opportunità per far crescere la cooperazione cino-europea, ha dichiarato l’Ambasciatore cinese in Italia, Li Ruiyu, a Xinhua alla vigilia della visita del Primo Ministro cinese Li Kiqiang. Le relazioni italo-cinesi sono l’avamposto delle relazioni tra Cina ed Europa, ha precisato l’Ambasciatore Li.” (…)

China.org, La Chine et l’Italie conviennent de continuer à promouvoir le partenariat, 15 Ottobre 2014.”Il Primo Ministro cinese Li Kiqiang e il suo omologo italiano Matteo Renzi si sono incontrati martedì a Roma e hanno raggiunto una larga intesa sulla promozione a 360° delle relazioni bilaterali. Lo sviluppo delle relazioni tra i due Paesi si è svolto rapidamente da quando nel 2004 è stato attuato il piano di partenariato strategico globale, ha precisato il Primo Ministro, esprimendo il desiderio di vedere rafforzato questo rapporto in modo continuativo nel prossimo decennio (…) La Cina spera importare più prodotti competitivi dall’Italia chiedendo all’Italia di trasferire più tecnologie in Cina.” (…)

Audrey Duperron, Comment la Chine racète l’Italie…entrprise par entreprise, l’Express, 14 Ottobre 2014. “La Cina e l’Italia sono sul punto di proporre nuove misure per rendere più facili gli investimenti e la cooperazione tra PMI che porteranno vantaggi ai due Paesi, ha reso noto lo staff del Primo Ministro Li Kiqiang in visita in Italia. Ma secondo gli osservatori, la Cina è sempre più presente nell’economia italiana (…) Molte imprese italiane confrontate al problema di una tesoreria molto nervosa, cercano nuovi partner per assicurare il loro futuro, e in questo campo non possono permettersi di scartare i candidati cinesi.” (…)

Chiara Vasarri, Italy on Sale to Chinese Investors as Recession Bites, Bloomberg, 13 Ottobre 2014. “(…) Mentre I negozi italiani si rivolgono alla comunità cinese locale, le più grandi aziende del Paese sono alla ricerca di investimenti dal gigante asiatico. Quest’anno l’Italia è stata l’obbiettivo principale della Cina in Europa, seconda solo al Regno Unito, con acquisizioni transnazionali per 3,43 milioni di dollari, secondo i dati in mano a Bloomberg (…) Il Premier cinese Li Keqiang sarà presente al vertice dei leader europei e asiatici e altri incontri di affari a Milano dal 16 Ottobre, completando la sua visita europea di una settimana. Ha scritto una lettera importante al  più importante quotidiano finanziario italiano Il Sole 24 Ore affermando che relazioni tra Cina e Italia stanno entrando in una nuova fase che darà benefici ad entrambi i Paesi.” (…)

M. Rochan, Italy and China Ink Deals Worth $10bn as Recession Bites, International Business Times, 15 Ottobre 2014. “Italia e Cina hanno firmato accordi commerciali per un valore di 8 miliardi di euro in settori come teconolgia, ingengeria e cooperazione finanziaria (…) Li, che sarà presente alla riunione ASEM dei leader asiatici ed europei, ha detto che la Cina desiderava rafforzare la cooperazione con le PMI ed avrebbe incoraggiato il turisti cinesi a visitare l’Italia (…) ma gli investitori stranieri, sospettosi per via della famigerata burocrazia e per l’inattendibile sistema giuridico, si muovono con cautela.” (…)

James Politi, Italian leader Matteo Renzi targets legal profession for reform, Financial Times, 13 Ottobre 2014. “(…)La riforma della giustizia italiana è vista da anni come una ricetta per catalizzare più investimenti esteri nel Paese, oltre a dare maggiore fiducia alle imprese nazionali. Ma i guai legali di Silvio Berlusconi (…) hanno reso il clima politico che circondava il grande cambiamento estremamente negativo per via del continuo discutere tra politici e magistratura.” (…)

Marie Dancer, En Italie, améliorer l’efficacité du système, La Croix, 13 Ottobre 2014. “Formazione, giustizia, regime fiscale rimangono nel menu delle riforme che Matteo Renzi deve intraprendere”. (…)

Hugo Dixon, Italy has no good Plan B, Reuters, 13 Ottobre 2014.”(…) Renzi, che ha solo 39 anni, si è circondato di altri politici inesperti. Nel frattempo, tutte le decisioni importanti devono passare da lui. Sebbene una forte centralità possa essere necessaria per combattere gli interessi acquisiti, questo porta inevitabilmente ad intasamenti dei procedimenti. Un altro funzionario sostiene che l’unico modo per arrivare al Primo Ministro sia mandargli un sms, perché il passaggio attraverso la sua segreteria rischia rimanere lettera morta.” (…)

©Futuro Europa®

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