Brasile, Presidenziali dal risultato incerto

Il Brasile vive il suo momento politicamente più agitato dal suo ritorno alla democrazia nel 1985. Scomparsa di candidati, terremoti nei sondaggi, scandali di grandi dimensioni segnano ed agitano la vita politica del paese tropicale. Prima la tragedia della morte di Eduardo Campos, poi la candidatura della sua vice, Marina Silva, poi i risultati dei sondaggi che cambiano settimanalmente le prospettive di successo dei candidati, poi lo scoppio di uno scandalo nella Petrobras, il tutto rende il risultato elettorale incerto e lo scontro politico durissimo.

Infatti in una prima fase Marina Silva, ex ministro dell’ambiente, evangelica e con una bella storia personale di crescita civile, una lunga militanza nel Partito dei Lavoratori (PT) di Lula, è passata con forza al secondo posto nei sondaggi, dopo la presidente uscente Dilma Rousseff, scavalcando il candidato dell’opposizione Aecio Neves. Poi nuova sorpresa, Marina si avvicina a Dilma nel primo turno, per batterla addirittura con dieci punti di vantaggio nel secondo turno del 26 di ottobre. Marina difende con forza il suo ambientalismo e la sua fede evangelica, mescola elementi fortemente liberali, come l’assoluta indipendenza della Banca Centrale, con programmi dal forte taglio sociale come investire nella sanità e nell’educazione il 10% del bilancio federale. Difende l’abolizione della rielezione del Presidente della Repubblica e dice che non farà coalizioni per governare, ma sceglierà i migliori di tutti i partiti. Variegata la platea di estimatori, dagli ambienti di borsa, che sale quando salgono le sue possibilità, al “Circolo dei militari”, i militari in pensione che parlano a nome di quelli in divisa tenuti al silenzio. Classi medie, la protesta dell’anno scorso contro i mondiali, giovani con un buon livello scolastico delle grandi città, elettori di Aecio Neves, insieme a tutte quelle antipatie che 12 anni di governo hanno logicamente procurato al PT, sembrano assicurare a Marina un sicuro successo.

Ma il PT, Lula e Dilma, dopo un periodo di difficoltà, passano al contrattacco. Il PT è un partito di massa ed ha accumulato potere e alleati. Lula, senza mai attaccare Marina, compare costantemente nella campagna elettorale gratuita ed obbligatoria in radio e TV e difende a spada tratta la continuità portata avanti da Dilma. Dure le critiche a Marina per la sua dichiarata volontà di mettere da parte il “presal”, ovvero quelle ingenti risorse di petrolio sotto il mare, a favore delle energie rinnovabili. Vasto il coro di chi le ricorda che la sua ostilità ai partiti ricorda quando i militari dicevano che facevano governare i “migliori”. Si ricordi che il tempo di Dilma in TV e alla radio è di ben 12 minuti, quello di Marina di poco più di 2 minuti! I risultati non si sono fatti aspettare, Dilma ha ripreso la testa del primo turno con il 39% delle intenzioni di voto, contro il 31 di Marina, con un secondo turno con un chiaro pareggio, con Marina al 43% ma Dilma al 42% dei voti.

Gli analisti dicono che siamo già nel secondo turno e che il risultato ad oggi è assolutamente imprevedibile, ricordiamo inoltre che nel secondo turno i tempi in TV e radio saranno uguali per tutti e due i candidati. Gli analisti sono anche molto prudenti sul gigantesco scandalo della Petrobras che ha coinvolto un ministro, tre governatori, 25 deputati e vari senatori del PT, PMDB e PP, tutti partiti alleati di Dilma. Vale la pena ricordare che l’altro grande scandalo del “mensalao”, un gigantesco finanziamento ai partiti vicini a Lula, non produsse danni al PT nelle ultime elezioni amministrative. È pensabile che le sorprese del paese tropicale non siano finite.

©Futuro Europa®

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