Province e Città metropolitane, il valzer delle alleanze

Che in Italia non piacciano le cose semplici è noto, ma la riforma delle province è stata ed è tuttora un grande caos, sia per il solito totoliste che per la spartizione delle deleghe con le rimanenti istituzioni territoriali. Ma andiamo con ordine.

È necessario fare chiarezza innanzitutto su che tipo di istituzione si verrà a creare. La nuova provincia, insieme alle città metropolitane, sono enti di secondo livello per i quali non sono previste elezioni a suffragio universale, ma votanti ed eletti saranno solo consiglieri o sindaci dei comuni della provincia stessa. Il voto sarà di tipo proporzionale, ossia sarà valutato il “peso” di ogni comune al quale sarà attribuito un maggiore coefficiente al crescere della propria popolazione.

Ma l’elezione non avverrà per tutte le province. Tra settembre ed ottobre andranno al voto solo quelle la cui legislatura è terminata nella primavera del 2014, per le altre, sarà necessario attendere la scadenza naturale del mandato. Quindi oltre al caos creato da una totale disomogeneità istituzionale, non è ben chiaro quali competenze (e soprattutto con quali fondi) rimarranno alle province o passeranno in capo alla Regione.

Non finisce certo qui, perché questo criterio proporzionale ha creato non poche difficoltà nel valzer delle alleanze, soprattutto nel centrodestra. Le ultime tornate amministrative hanno visto ridurre drasticamente i comuni guidati da sindaci di centrodestra con una conseguente crisi di numeri per l’elezione dei consiglieri provinciali.

Se in un primo momento, almeno in Lombardia, sembrava dovessero presentarsi liste divise almeno tra Forza Italia e NCD, i recenti calcoli hanno portato, negli ultimi giorni di agosto, ad optare per la lista unica con FI, NCD e FdI. Unico solitario è il partito di Salvini, che nel tentativo di rilancio del movimento, sta adottando una linea di totale contrapposizione a quei partiti che, a modo loro, sostengono l’iniziativa del Governo.

Resta comunque di estrema difficoltà fare analisi puntuali sulla situazione nazionale in quanto ogni territorio deve fare i conti con i propri numeri. Così troviamo il listone unico a Genova (PD-FI-NCD), ancora il centrodestra unito in Campania (con l’aggiunta dell’UDC) e un grande strappo nel centrosinistra in Puglia, dove a darsi battaglia sono il primo cittadino di Bari Emiliano e il Presidente della regione Nichi Vendola. Strappo che alcuni hanno persino paventato una lista con Forza Italia, prontamente smentita su Twitter dal sindaco baresino.

Insomma, ci troviamo in una situazione tutt’altro che semplice, soprattutto se includiamo l’eterna lotta per la creazione delle liste. Come accade spesso, la smania di alcuni rischia di rovinare il lavoro di molti. La corsa al posto in lista, in diverse realtà, ha creato non pochi grattacapo ai dirigenti di partito responsabili della stesura dei nominativi. Tensioni sempre più accese nel centrodestra, già stretto dalla morsa della crisi a livello nazionale, arranca anche di fronte a posti per poltrone che gran valore non hanno.

Insomma, l’unica cosa che a questo giro non porterà sorprese è certamente il risultato. Il voto su base proporzionale darà risultati scontati, resterà da capire se questi nuovi Consigli avranno o meno poteri reali.

©Futuro Europa®

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