La Grande Guerra che sfuggì al Brasile

Anno di celebrazioni il 2014, in Brasile e nel mondo. Il Brasile ricorda i 50 anni dal colpo di stato che nel ’64 creò un regime militare che durò fino al 1985. Ampie e appassionate le discussioni per inquadrare nei giusti termini storici i comportamenti delle articolazioni del paese, militari, forze politiche, ambienti economici e religiosi. È in piedi la “Commissione della verità” che, fra molte difficoltà e omissioni, in primo luogo dei militari, cerca di ricostruire le vicende di quegli anni difficili e complessi. Ma c’è anche un’altra celebrazione in atto, quella della partecipazione del Brasile alle seconda guerra mondiale. Proprio in questi giorni, il 22 di luglio, si ricorda l’arrivo di 25.000 soldati brasiliani che avrebbero combattuto sull’Appennino tosco-emiliano fino alla fine della guerra. Il Brasile fu l’unico paese latino-americano a partecipare alla guerra contro il nazi-fascismo. Proprio in questi giorni molte cittadine ricordano il comportamento coraggioso e corretto dei soldati che venivano dal paese tropicale.

Ma anche l’Europa vive tempi di ricordi e di rivisitazioni, quelli della prima guerra mondiale, la “Grande Guerra”, come comunemente è chiamata. Quando scoppiò il conflitto, il Brasile adottò l’atteggiamento quasi sempre adottato nei confronti delle vicende europee, in sintonia anche con il “grande fratello” del Nord America, gli USA, di attento neutralismo. Nel paese le simpatie della pubblica opinione e degli intellettuali andavano a Francia e Inghilterra. La “Grande Guerra” fu una grande opportunità per l’economia brasiliana che colse l’occasione per sviluppare una crescente attività industriale. Questa intensificazione dei commerci marittimi con i paesi dell’intesa attirò l’attenzione della guerra sottomarina che gli imperi centrali portavano avanti per indebolire gli avversari. La situazione si fece pesante con l’affondamento della nave brasiliana Parana nel canale della Manica, il Brasile si limitò a rompere le relazioni diplomatiche con gli imperi centrali. L’affondamento del mercantile Macao ad opera dei tedeschi fece traboccare il vaso. Nel giorno seguente, il 26 di ottobre del 1917, il presidente del Brasile, Venceslao Bras, firmava un decreto con il quale il Paese si dichiarava in guerra con la Germania. Fu dichiarato lo stato d’assedio e la confisca di 70 navi tedesche che si trovavano nei porti brasiliani. Singolare è l’episodio della cannoniera Eber, che si autoaffondò nel porto di Salvador dove si trova tuttora.

Il Brasile non disponeva di una flotta, ma, per permettere la partecipazione brasiliana alla guerra secondo gli accordi stretti nella conferenza tra gli alleati a Parigi alla fine di novembre del 1917, mise in piedi una spedizione navale composta da varie navi da guerra con 1500 uomini di equipaggio. Creò il DNGO (Divisione Navale di Operazioni di Guerra) che mise in piedi tutte le operazioni necessarie a consentire alla piccola flotta di salpare, prima per l’Africa, poi per la guerra in Europa. Finalmente, il primo di agosto del 1918,  la flotta lasciò i porti brasiliani diretta al porto africano di Freeport, per poi proseguire per Dakar. Purtroppo, fin dall’arrivo nel porto africano, l’equipaggio fu colpito dalla Spagnola, la terribile influenza che martoriò l’Europa e il mondo nel secondo decennio del secolo XIX. All’arrivo a Dakar quasi tutto l’equipaggio rimase colpito dal terribile morbo, morirono ben 464 uomini!

Solamente il 3 di novembre la flotta brasiliana fu in grado di riprendere il cammino verso l’Europa, dove arrivò il 10 di novembre, nel porto di Gibilterra. I brasiliani erano finalmente pronti a dare il loro contributo alla guerra, ma l’11 di novembre fu firmato l’armistizio tra i belligeranti. Nel viaggio di ritorno fecero tappa in Inghilterra, Francia, Portogallo e Italia, dove i brasiliani furono salutati con simpatia. Piccoli nuclei di medici e di piloti avevano partecipato attivamente alla “Grande Guerra”. Il Brasile dovrà attendere la Seconda Guerra Mondiale per una partecipazione significativa, nella Prima fu fermato dell’influenza Spagnola.

©Futuro Europa®

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