Immigrazione, uniformare le regole degli Stati UE

E’ difficile non sentirsi orgogliosi alla vista delle navi della nostra Marina Militare che nel Mediterraneo salvano vite umane da morte sicura. L’operazione Mare Nostrum, varata il 14 ottobre 2013, dal 1 gennaio ha riguardato circa 36.000 persone, senza peraltro riuscire ad evitare un consistente numero di vittime. I migranti vengono da Paesi in guerra come la Siria, ma anche da Egitto, Tunisia e Libia e la gran parte di questi migranti sono richiedenti asilo politico. Prima di beneficiare dell’asilo, è necessario ottenere il riconoscimento dello status di rifugiato. L’UE sta cercando di armonizzato maggiormente i criteri di ammissibilità, applicabili ai cittadini di un Paese terzo o apolidi, che si trovano al di fuori del loro Paese d’origine e non possono o non intendono ritornarvi per un timore fondato di essere perseguitati per le ragioni più disparate.

L’opinione pubblica italiana appare combattuta tra il doveroso senso di solidarietà per il dramma dei diseredati e la consapevolezza dell’enormità del problema. Si ha notizia che centinaia di migliaia di persone sono in attesa di salpare dai porti libici e il buon tempo estivo non farà che facilitare gli sbarchi. Da tempo i centri di accoglienza non sono più sufficienti e diventa sempre più difficoltoso per il personale poter gestire questo gran flusso di persone. Il nostro, tuttavia, è un Paese considerato desiderabile come prima tappa della migrazione, mentre la gran parte dei migranti guarda ai Paesi del Nord Europa come tappa finale. Le ragioni sono molteplici: l’economia, innanzitutto, ma non solo.

In una lunga intervista a un giornalista del settimanale tedesco Spiegel, pubblicata dalla New York Review of Books del 7 maggio, il finanziere anglo-ungherese George Soros ha riassunto i risultati di un’indagine sul fenomeno migratorio compiuta da Open Society, l’associazione umanitaria da lui fondata dopo la fine della Guerra fredda. L’indagine dimostra che il nodo da sciogliere è quello della differenza tra l’asilo concesso dai Paesi del Nord e quello concesso dai Paesi dell’Europa meridionale. Mentre in Germania e nei Paesi scandinavi l’asilo è particolarmente generoso, nei Paesi del Sud d’Europa è molto più limitato e garantito spesso dopo una lunga attesa. Negli scorsi anni, questa disparità ha reso il Nord molto più desiderabile del Sud, creando così il risentimento dei Paesi “generosi”.

Per questo, l’UE ha deciso che la richiesta d’asilo possa essere indirizzata soltanto al governo del primo Paese in cui il migrante mette piede entrando in Europa. Non per questo la situazione appare in equilibrio: pur di evitare l’ostacolo di un’identificazione in Italia, che potrebbe precludere successive richieste di asilo, molti migranti evitano di farsi identificare, entrando di fatto nella schiera degli illegali. Le nostre città si sono così riempite di clandestini, disperatamente alla ricerca di mezzi per raggiungere la loro meta finale. Lo spettacolo causa irritazione e alimenta le reazioni viscerali di movimenti xenofobi, mentre associazioni di volontariato religiose e laiche cercano di far fronte all’emergenza.

Le procedure secondo cui i Paesi dell’UE concedono o revocano lo status di rifugiato variano molto a causa della specificità delle tradizioni costituzionali ed amministrative. Occorre tuttavia assicurare garanzie comuni di base a quanti fuggono da persecuzioni e chiedono protezione internazionale: i richiedenti asilo devono avere accesso a procedure eque ed efficaci e soprattutto, ogni migrante deve avere il diritto di scegliere il Paese a cui intende appellarsi.

Quanto all’Italia, ha detto il Presidente della Camera Laura Boldrini: “Mare Nostrum è una grande operazione, assolutamente necessaria, ma non sarà mai in grado di dare una risposta completa”. Da qui il richiamo all’UE: “Le ambasciate europee si attrezzino nei Paesi di transito per esaminare sul posto le domande di richiesta d’asilo per far arrivare i profughi in Europa senza far loro rischiare la vita in mare, tagliando gli affari dei trafficanti”. Continua sempre la Boldrini, “il diritto d’asilo è una cosa seria, occorrono informazioni e tempi da rispettare. Ci vorrebbe una cabina di regia per distribuire i 55.000 migranti arrivati da gennaio”.

E’ necessario far sentire la nostra voce in sede comunitaria: la presidenza italiana del Semestre Europeo dovrebbe fornire un’ottima occasione per affrontare il tema in tutta la sua complessità.

©Futuro Europa®

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