Mare, turismo sempre più sostenibile

Da anni ormai la lobby balneare, il settore alberghiero e i proprietari di case in affitto in riva al mare lamentano cali di presenze e fatturato. Il fenomeno, che non tocca alcune aree di eccellenza turistica sempre frequentate da clientela internazionale, investe tuttavia una parte importante dei 7.500 chilometri di coste e dei 600 Comuni che si affacciano sul mare: in particolar, segnata dal trend negativo appare e la conurbazione lineare fatta di ombrelloni, lungomare e palazzine tirate su senza piani regolatori che in Adriatico e gran parte del Tirreno ha separato le spiagge da campagne e centri storici.

Colpa della crisi, è vero, ma non solo come mera scarsità di risorse. La concezione del denaro è cambiata e sono tanti, oggi, quelli che scelgono di utilizzare il denaro per cose che valgano la spesa, per esempio una spiaggia libera anche se curata, come nelle isole tropicali ma anche in tante località costiere del Bel Paese gestite in modo ecocompatibile. Dai segnali che giungono dal settore immobiliare e turistico si capisce che aumentano coloro che decidono di risparmiare su cabine e docce calde e affittare nelle località dell’entroterra a pochi chilometri dal mare, a costi notevolmente inferiori, pur di accedere con una passeggiata in più al sogno estivo di spiagge e calette incontaminate. E’ così che quello che viene definito come turismo sostenibile si sta sviluppando come fenomeno economico-sociale sulle coste italiane, ed i flussi legati al mare stanno facendo fiorire lo sviluppo dell’intero territorio, delle piccole e medie imprese familiari e persino il recupero di abitazioni rurali e centri storici in funzione turistica. Con ricadute positive sulle attività agrituristiche e su quelle degli sport outdoor ecocompatibili. Molte amministrazioni avvedute si stanno attrezzando con parcheggi, navette e manutenzione di spiagge e pinete e con la riqualificazione dei centri urbani.

Intanto l’Europa ha lanciato, lo scorso febbraio, una nuova strategia a sostegno del turismo marittimo e costiero che, come hanno spiegato l’allora vicepresidente della Commissione responsabile per l’industria, l’imprenditoria e il turismo, Antonio Tajani, e la collega agli affari marittimi e alla pesca Maria Damanaki, risponde all’ obiettivo comune di”rilevare le potenzialitá di crescita sostenibile del turismo costiero e marittimo e creare posti di lavoro”. La strategia si svilupperà tramite 14 azioni concrete in cui gli Stati membri, gli enti regionali e gli operatori del settore avranno un ruolo fondamentale nella concezione e attuazione degli interventi, con la possibilità di integrarli con iniziative pubbliche e private. Uno strumento che aprirà le porte alla riorganizzazione del turismo del mare ed una redistribuzione del reddito tra le attività tradizionali e quelle innovative, ovvero sostenibili.

In Italia il turismo legato al mare rappresenta un settore da 15 miliardi di euro, che negli ultimi anni ha registrato oltre 22 milioni di arrivi, il 21,5% del totale, e circa 120 milioni di presenze, ovvero il 30,8% del totale. Il punto è che o si rinnova o continuerà a registrare cali su alcune attività tradizionali. E  la leva che può rendere appetibile il brand Mare Nostrum è la qualità ambientale, un valore sempre più richiesto dagli utenti del turismo marino, come dimostra l’incidenza delle ‘Bandiere blu’ nella scelta delle località dove trascorrere una vacanza.

Sempre più persone sono coinvolte in iniziative come Operazione Spiagge Pulite, quest’anno collegata con la più vasta Clean up the Med (il Mediterraneo), con la quale da anni i volontari di Legambiente rimuovono dai litorali i rifiuti deposti dalle mareggiate. Sempre più attenzione riscuotono, soprattutto nel periodo estivo, i monitoraggi delle acque marine e dei rifiuti galleggianti, come quelli effettuati da ISPRA del nostro Ministero dell’Ambiente insieme agli enti francesi EcOcean e GIS3M e quelli Tunisini Ass. Atutax ed Università di Bizerte. Il valore ambientale è tutelato attivamente dal Ministero dell’Ambiente e dalle Forze dell’Ordine, come dimostrano i risultati della Campagna Nazionale di Tutela Ambientale svolta negli ultimi sei mesi con l’Operazione Victor Delta Lima dal Corpo della Capitaneria di Porto-Guardia Costiera con il coordinamento del Reparto Ambientale Marino, che opera presso lo stesso Ministero dell’Ambiente.

A tutela della qualità ambientale dell’ambiente marino il Ministero dell’Ambiente fa la sua parte in prima linea con il Ministro Galletti, che ha annunciato grande severità sull’ipotesi di nuove prospezioni petrolifere in Adriatico, ed ha da poco informato dell’istituzione di nuove aree marine protette (Amp) che si andranno a sommare alle 27 già esistenti. L’iter per l’istituzione delle Amp del Conero, sul litorale adriatico presso Ancona, di Torre Calderina in Puglia sulla costa tra Bisceglie e Molfetta, di Capo Testa-Punta Falcone, in Sardegna a pochi chilometri da Santa Teresa di Gallura, e di Capo Milazzo in Sicilia è stato avviato in attuazione della legge di stabilità 2014. E un’altra area protetta, la Riserva MaB “Man and Biosphere” di Miramare, a Trieste, sito tutelato dall’Unesco, è da poco stata ampliata da  300 a 3.000 ettari coprendo gran parte della Costiera Triestina. L’istituzione di aree marine protette tiene alto l’interesse sul valore ambientale del litorale italiano e ‘da’ la linea’, da parte del Ministero competente, su un utilizzo sostenibile della risorsa-mare.

E molto fanno i sempre più numerosi tour operator, le associazioni, le amministrazioni locali e i gruppi d’opinione impegnati nella promozione del turismo marino ecosostenibile. Come conseguenza di un movimento che esige rispetto del patrimonio ambientale marino, sempre più spesso viene rivendicato il diritto di libero accesso alle spiagge per la continuità tra condizione giuridica di ‘concessioni’ delle attività balneari e la crescente consapevolezza sociale del loro status di bene comune.

Come una semplice occhiata ai social network può dimostrare, la ‘rete’ del turismo marino sostenibile fa tendenza, perché sempre più Italiani, tornati da viaggi e vacanze nei paradisi ambientali di tutto il mondo, si chiedono: “Perché non possiamo realizzare tutto questo a casa nostra?”

©Futuro Europa®

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