Slot machine, un gioco pericoloso

L’Azzardo non è un gioco: così ammonisce l’ultimo importante studio sul devastante fenomeno della ludopatia, realizzato dall’associazione Auser, una fondazione che opera a sostegno degli anziani, in collaborazione con Libera e con il gruppo Abele. Il focus dell’inchiesta, svolta  in quindici regioni d’Italia, è la diffusione del gioco d’azzardo nella popolazione anziana: vi si rileva che sette persone dai 65 anni in su hanno giocato d’azzardo almeno una volta nell’ultimo anno. Poco meno della metà l’ha fatto nella speranza di vincere denaro. Quasi quindici su cento sono risultati “a rischio” ludopatia e il 16,4% ha bisogno di cure.

Dice don Luigi Ciotti, fondatore del gruppo Abele e di Libera: “Lo chiamano gioco, ma in palio ci sono le vite delle persone”, sottolineando che si tratta della quarta industria italiana e che l’Italia è il terzo Paese al mondo in cui il gioco è più diffuso e meno monitorato. Il problema è, purtroppo, che lo Stato,  con il gioco d’azzardo, ci guadagna.

Con un fatturato di 90 miliardi di euro a livello nazionale, l’azzardo è uno dei pochi settori che non ha risentito della crisi economica. Al contrario, si è nutrito del disagio e delle speranze di molti giovani precari e di pensionati. Enzo Costa, presidente nazionale di Auser, ha rimarcato che “lo Stato spende per curare i casi più gravi di dipendenza oltre 6 miliardi l’anno, all’incirca la somma (8 miliardi) che incassa con il gioco stesso”.

Altri Stati hanno scelto di avere una gestione controllata, come la Svizzera che obbliga le case da gioco a segnalare ai servizi sociali i frequentatori a rischio. In Italia è vietato, per via della legge sulla privacy. Nel nostro Paese, i casinò sono considerati il luogo di gioco “più sicuro”: è vietato l’ingresso ai minorenni e gli altri hanno l’obbligo di registrazione. Se un familiare di un giocatore avverte in quest’ultimo una propensione eccessiva al gioco o una difficoltà, con una lettera al casinò può vietargli l’ingresso. Nei bar con le slot machine è molto più difficile il controllo dei ludopatici. Spiega il dottor Lindo Ferrari, direttore del SerD di Aosta: “Il bar è di per sé un porto di mare. Ci sono i minorenni ma anche molti vecchietti che al quindici del mese hanno già finito tutta la pensione perché se la sono giocata tutta”.

Su questa piaga sociale la Chiesa sta mostrando una maggiore sensibilità e lungimiranza rispetto alla politica. Lo scorso 29 marzo, la Caritas diocesana di Roma ha organizzato un seminario di formazione intitolato “Vite e gioco ai tempi della crisi. Gioco d’azzardo, indebitamento e usura”.

Ha spiegato monsignor Enrico Feroci, direttore locale della Caritas, “le famiglie del Lazio spendono per il gioco d’azzardo più di quanto spendono per riscaldare le loro abitazioni e tanto quanto occorre per le cure mediche. Le slot machine, gratta e vinci, scommesse, videopoker e concorsi a premi rappresentano il 12 per cento della spesa per consumi e il 4,5 per cento del Pil laziale e fanno della nostra regione la terza del Paese per fatturato in concorsi a premi, nonostante sia la sesta per popolazione residente”.

Il piatto del gioco d’azzardo è grande e ricco e questo ha fatto sì che anche le organizzazioni criminali ne prendano pezzi consistenti, da nord a sud del Paese. Si stima che ogni anno le organizzazioni criminali portino nelle loro casse dai proventi illegali del gioco d’azzardo circa 5 miliardi di euro. Queste ultime sono riuscite spesso, dopo aver ottenuto una concessione tramite prestanome, di inserirsi nel segmento del gioco d’azzardo on-line, riciclando così denaro acquistando partite di biglietti vincenti in modo fraudolento, concedendo prestiti a giocatori incalliti e gestendo bische e scommesse clandestine di vario genere.

Recentemente si è mosso anche il governo. Per contrastare il fenomeno del gioco d’azzardo patologico, qualche giorno fa il senatore Riccardo Nencini, Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti nel governo Renzi, ha presentato alla Camera un ddl per la tutela e riabilitazione delle persone che soffrono di gioco d’azzardo patologico.

“La crisi economica che ha investito il Paese dal 2008 è una delle principali ragioni cui è addebitato l’acuirsi della cosiddetta ludopatia, l’attitudine al gioco d’azzardo – si legge nel ddl – La difficile contingenza che vivono milioni di italiani ha aumentato il ricorso al gioco come fonte di guadagno facile, anche da parte di inoccupati o disoccupati”. Il ddl stabilisce un Osservatorio nazionale sulle dipendenze da gioco d’azzardo; prevede la realizzazione di campagne di informazione nelle scuole e l’attivazione di un numero verde per garantire il sostegno e l’aiuto alle famiglie dei soggetti affetti da GAP,coinvolgendo gli istituti di credito nella sensibilizzazione dei consumatori sulle conseguenze del sovraindebitamento. E’ previsto inoltre il divieto della propaganda pubblicitaria del gioco d’azzardo sul territorio nazionale.

Protezione dei minori e dei soggetti vulnerabili: questi gli obiettivi del progetto di legge, a cui auguriamo un cammino spedito.

©Futuro Europa®

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