Vinitaly, l’enologia sposa l’ambiente

“Se il Pil italiano, fermo da 12 anni,  seguisse le performance di crescita media del 6,5% annuo del nostro vino all’estero, avremmo risolto da tempo i problemi del Paese”. Il dato, enunciato dal direttore generale di Veronafiere Giovanni Mantovani durante la presentazione di Vinitaly 2014 che si terrà dal 6 al 9 aprile a Verona, fa capire perché il settore enologico sia diventato non solo il biglietto da visita dell’agroalimentare italiano all’estero, anzi l’ambasciatore del Made in Italy nel mondo, ma un autentico paradigma per la ripresa della nostra economia. Quest’anno il più grande salone enologico del mondo, dichiaratamente votato all’export e già in sinergia con Expo2015, si presenta con una marcia in più: Vinitalybio, salone specializzato riservato ai vini biologici certificati. Perché è il ‘bio’, con i suoi valori di sostenibilità e rispetto per ambiente e salute del consumatore, a guidare la crescita del vino in Italia e nel mondo. E gli imprenditori italiani del vino sono stati bravissimi ad agganciare il trend, fino a guidare tendenza e mercato.

Era tempo che gli Italiani, consapevoli dei numeri del mercato, stavano lavorando sul bio: con 53 mila ettari coltivati, la produzione di vino biologico è passata in pochi anni in Italia da fenomeno di nicchia a vero e proprio settore produttivo, arrivando a rappresentare ben il 6,5% del vigneto nazionale. La crescita del settore ha portato il nostro Paese al secondo posto per estensione a livello mondiale, con risultati brillanti, appunto, sull’export, come il terzo posto, con una quota del 13%, fra gli esportatori di vini bio negli Stati Uniti. Ma l’export di vini biologici è destinato a crescere e non solo negli Usa: a farlo capire fin da ora sono proprio le mosse degli attori italiani sullo scenario del mercato mondiale. E il prossimo salone di Verona è il miglior punto di osservazione per rendersene conto.

Vinitalybio, realizzato in collaborazione con Federbio, arriva appena infatti dopo l’entrata in vigore il 1 agosto 2013 del regolamento UE n. 203/2012 sulla produzione e l’etichettatura del vino biologico e a sua volta anticipato da iniziative come la fondazione in Italia del Forum per la Sostenibilità Ambientale del vino. Il regolamento europeo comprende non solo la produzione dell’uva ma tutta la filiera produttiva fino alla trasformazione in vino. Il salone tematico sul vino bio è quindi un progetto per valorizzare la produzione enologica certificata come tale, cioè esattamente il prodotto più in crescita fra i consumatori, orientati a scegliere un vino biologico piuttosto di uno convenzionale ”perché rispetta l’ambiente” (84%), perché ”è un bene di consumo più sicuro perché più controllato” (12,5%) e, scendendo all’ultimo gradino del podio, perché ”fa meno male alla salute” (3,5%) A dirlo è un sondaggio di www.winenews.it e Vinitaly (www.vinitaly.com), a cui hanno risposto 1.256 ‘enonauti’, appassionati già fidelizzati al mondo del vino e del web; ma va considerato che quelle del sondaggio sono caratteristiche ormai richieste per tutti i prodotti enogastronomici dalla maggioranza dei consumatori. L’iniziativa dell’UE, subito valorizzata dai produttori italiani e dal Salone di Verona,  si è rivelata volano di mercato: è proprio il logo europeo con la foglia verde, introdotto dall’Unione Europea, a convincere il 98% dei ‘wine lover’ che lo ritiene utile per riconoscere un vino biologico. Un risultato importantissimo non solo in Europa: come affermato dal presidente di FederBio Paolo Carnemolla, la certificazione biologica è infatti ormai riconosciuta a livello internazionale e dunque è un’opportunità straordinaria anche per il vino italiano per migliorare ulteriormente il proprio posizionamento sui mercati.

L’enologia bio, e la sua vocazione fondata sulla domanda interna ma fortemente orientata all’export, tira’ il settore del vino, e questo a sua volta ‘tira’ quello agronomico e alimentare, come ha spiegato il presidente della commissione Agricoltura del Parlamento europeo, Paolo De Castro : «Se applicassimo i risultati ottenuti dal vino italiano all’estero a tutta la filiera agroalimentare, potremmo tranquillamente raddoppiare gli attuali 33 miliardi di euro di export”. Tornando, dunque, ai problemi del Pil nazionale praticamente fermo e all’esempio in controtendenza offerto dalla crescita del settore enologico italiano, una domanda sorge spontanea: è possibile trasferire l’esperienza e le strategie del settore enologico italiano, fondato su tradizione, ambiente e qualità Made in Italy, ad altri settori della nostra stagnante economia? Quali atteggiamenti e comportamenti imprenditoriali virtuosi hanno contraddistinto e contraddistinguono gli imprenditori del vino e in generale dell’agroalimentare e possono essere consapevolizzati e replicati dagli imprenditori di altri settori? E quali politiche positive applicate in questo settore possono essere utilizzate anche in altri? Eventi polarizzanti come Vinitaly ma anche Expo2015 sono occasioni di crescita. Non solo delle singole economie di settore. Ma soprattutto di consapevolezza e di idee. Consapevolezza delle nostre potenzialità e risorse e idee per la loro valorizzazione che devono diventare la  prima infrastruttura, quella di una cultura imprenditoriale moderna ed evoluta, che è urgente mettere al lavoro per uscire dalla crisi e far tornare a crescere il Sistema Italia.

©Futuro Europa®

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