Zelensky a Sanremo

Siamo veramente gli specialisti delle questioni stupide, ci piace accanirci su cose del tutto inconsistenti e infervorarci per delle nullità, chiamando in gioco seriosi personaggi e ponderosi avvertimenti. Chi ricorda i dibattiti sul sesso degli angeli? L’ultima in ordine di tempo riguarda la partecipazione virtuale di Zelensky, Presidente ucraino, al Festival di Sanremo.

Alla giostra dei contrari si sono uniti – nientedimeno – Conte e Calenda. Conte, probabilmente, perché a lui l’Ucraina è antipatica. Calenda (forse, forse) perché è una persona un po’ più seria. Dio sa se vorrei vedere Putin nella polvere e Zelenskij sul carro di trionfo. E per questo bisogna imperativamente dare a Kiev i mezzi per difendersi sul serio dal futuro attacco russo a grande scala. E Dio sa se non penso che il Presidente dell’Ucraina abbia tutto il diritto di far conoscere al mondo, e nel nostro caso a un’Italia disattenta e scettica, le ragioni vitali per cui il suo popolo aggredito deve battersi per salvare la propria libertà e ha bisogno dell’aiuto di tutti.

Ma non credo che Sanremo sia per questo il veicolo appropriato. La guerra è una cosa seria, Sanremo è una manifestazione della frivola generale, la stessa che inonda i nostri schermi giorno dopo giorno, una fiera della vanità per cantanti e presentatori, un costoso spettacolo che, tra l’altro, da tempo non produce più una sola bella canzone, una sola armonia memorabile ma, in genere, solo rumore.

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