Nuova politica: sincretismo e trasversalismo

“Non importa che sia un gatto bianco o un gatto nero, finché cattura topi è un buon gatto”. La frase, probabile frutto di saggezza popolare, è attribuita a Deng Xiaoping, ricordato, principalmente, per la repressione delle proteste di Piazza Tienanmen del 1989 ma che seppe tenere saldamente il comando della Cina del dopo Mao. Applicato alla politica, specialmente quella moderna, il concetto potrebbe essere tradotto in qualcosa che suoni come “Non importa se è di destra o di sinistra; se è una buona idea deve essere realizzata”.

La parte difficile è quella di farlo capire ai politici; specialmente quelli attuali. E le vicende dei giorni scorsi, precedenti e successivi alle ultime elezioni, ne sono probabilmente l’ennesima riprova se mai ce ne fosse stato bisogno. In altri termini il problema da porsi è se oggi abbia senso continuare in una contrapposizione tra destra e sinistra, con le relative idee, ideologie e posizioni abbarbicate a bandiere nostalgiche e anacronistiche oppure guardare alla realtà e a ciò che veramente occorre per il bene di un paese rivolto verso un futuro incerto e che sarà sicuramente influenzato da fattori esterni e geograficamente lontani.

Destra e sinistra, per i molti che dimostrano di non conoscere la storia, è una contrapposizione che nasce nel 1789 e, probabilmente, è un frutto del caso quando, agli Stati generali convocati da Luigi XVI, i conservatori monarchici si sedettero alla destra del presidente e quelli che furono poi i rivoluzionari si disposero nell’emiciclo sinistro. Da allora la terminologia è entrata nell’uso comune e, ancora oggi in Italia, si usa per identificare posizioni politiche che, in estremismi, ancora usati principalmente a livello denigratorio della controparte, sono ancora i fascisti e i comunisti.

Le due ideologie in molti sostengono non esistere più e, probabilmente, c’è del vero. Per quanto riguarda il comunismo viene da chiedersi non solo se esista un regime comunista, ma anche se ne sia mai stato realizzato uno secondo i dettami di Marx. Il fascismo, come lo inquadra correttamente la storiografia, è cessato nel 1945; esistono peraltro ancora i fascisti.

Ricreare di nuovo i relativi regimi a cui si abbinano le ideologie è quantomeno improbabile; non esistono le basi economiche e sociali che portarono alla loro nascita. Terra, capitale e lavoro, gli elementi del capitalismo che voleva combattere Marx oggi sono sostituiti da accesso, informazioni e tecnologia. Un qualcosa che è alla portata di tutti anche se, per ora, troppo concentrato in mani di pochi e, in ogni caso, la velocità della tecnologia può portare a cambiamenti rapidi. Non esistono grandi masse contadine che vengono sfruttate nelle campagne ma dobbiamo affrontare grandi emergenze migratorie in un contesto globale. Ha quindi senso arroccarsi su posizioni come quelle che purtroppo ancora vediamo di totale contrapposizione che, dopo, si riverberano anche sulle coalizioni e le alleanze?

Forse è meglio prendere atto che il sincretismo e il trasversalismo possono essere l’unica possibile risposta per uscire dallo status quo. Il trasversalismo è l’applicazione in politica del sincretismo, cioè la fusione di elementi diversi, spesso inconciliabili tra loro, in politica hanno dato origine al peronismo e, addirittura, al nazionalsocialismo; peraltro, i risultati sono quasi sempre stati quelli della creazione di nuove ideologie e movimenti che, pur avendo alla base idee del tutto dissimili, si sono trasformate in movimenti che hanno assunto le sembianze di partiti. Tutto ciò deve essere oggi rivisto.

La società si è profondamente trasformata ed esistono categorie, portatrici dei diritti che nessuna ideologia può mettere in secondo piano; a titolo di esempio consumatori, malati, disabili, migranti, donne e bambini, comunità LGBT magari accompagnata da altre lettere dell’alfabeto. La rivoluzione digitale ha cambiato i modelli economici; guerra e pandemia gli scenari mondiali.

È possibile risolvere i nuovi problemi con vecchie idee e posizioni granitiche? No, ma cambiare è una sfida che i politici attuali sembra abbiano paura di affrontare.

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