Hong Kong e la Cina

Negli ultimi mesi, la Cina ha accentuato e appesantito la propria azione per imporre un sempre più esteso controllo su Hong Kong (l’ultima notizia riguarda l’arresto di oltre 400 persone che protestavano). Molto rapidamente, le maschere stanno cadendo; lo schema “un paese, due sistemi” previsto dalla dichiarazione congiunta sino-britannica del 1984, si sta rivelando una pia illusione. Pechino non tollererà mai una, sia pure limitata, autonomia degli abitanti di Hong Kong.

La tragedia sta nel fatto che la Cina sa di poter andare avanti con assoluta impunità. Trump non muoverà un dito, la Gran Bretagna, nelle parole del Ministro degli Esteri Raab, ha potuto solo emettere in Parlamento una abbastanza flebile protesta. La verità è che nessun Paese se la sente di aprire un capitolo di conflittuali sanzioni contro una potenza politica ed economica come la Cina, dalla quale un po’ tutti si aspettano aiuto nella terribile situazione economica creata dalla pandemia. I manifestanti di Hong Konk, per lo più giovani, se ne stanno rendendo conto. Sanno che la loro causa suscita diffuse, ma disarmate simpatie nel mondo, ma sanno di essere, sostanzialmente, soli ad affrontare, a rischio della vita, l’ultrapotenza cinese.

Buona lezione per quelli che, anche a casa nostra, flirtano con il colosso asiatico. Viviamo in un mondo spietato, dove la forza è legge. Si può discutere se l’UE sia sufficiente a generare per l’Europa la capacità di difendersi, ma è certo che senza di essa, e senza un ritorno a una vera solidarietà occidentale, a cui Trump ha dato severi colpi di piccone, siamo tutti,  inesorabilmente, destinati a essere inghiottiti uno per uno dai nuovi mostri. La sola scelta che ci resterebbe è se metterci nelle mani della Cina o della Russia e decidere quale sia il padrone meno duro: Putin o Xi?

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