Obra poetica di Nicolas Guillén

Il Foglio Letterario pubblica per la prima volta in Italia l’opera poetica completa di Nicolas Guillén, il poeta nazionale cubano per eccellenza. Il primo volume (pagine 500 per euro 15) – curato e tradotto da Gordiano Lupi –  è disponibile su tutte le librerie telematiche e presso la Casa editrice (ilfoglio@infol.it – www.ilfoglioletterario.it).

Quando Cuba era ancora alla ricerca della sua identità, Guillén denunciava l’ingiustizia sociale, la discriminazione dei neri, la fame, il furto sistematico da parte degli Stati Uniti delle ricchezze nazionali. Possiamo dire che Guillén sia sempre stato il cantore delle necessità degli oppressi e dei poveri. Nicolás Guillén è nato a Camagüey il 10 luglio del 1902. Il suo primo libro è del 1922 (non lo pubblicò), si intitola Cerebro y corazón, adesso tradotto in italiano. Nel 1930 pubblica Motivos de son e Ideales de una raza. Soprattutto il primo è un libro importante, perché adotta il son come base musicale e sceglie un linguaggio di facile comprensione, capace di parlare alle persone e di raccontare la vita quotidiana. Si tratta di poesia che molti hanno giustamente definito mulatta, perché si appoggia ai due elementi predominanti della cultura nera: il ritmo e il colore.

La poesia di Guillén non si ferma qui. Con il passare del tempo diviene lirica di denuncia sociale e lui stesso è tra i primi intellettuali che aderiscono al Movimento Negrista. Il suo secondo libro è Sóngoro cosongo (1931) e qui affronta ancora il tema del nero, ma lasciando da parte la comicità e la caricatura dei vecchi personaggi per cominciare a sperimentare una poesia descrittiva e realistica. West Indies Ltd. (1934) è invece il primo poema sociale vero e proprio e dimostra un impegno politico sempre maggiore da parte di Guillén. Nel 1937 pubblica in Messico una delle sue opere più importanti: Cantos para soldados y sones para turistas, subito dopo il poemetto España: poema en cuatro angustias y una esperanza, ispirato alla lotta del popolo spagnolo contro il fascismo.

Guillén viaggia molto: prima va in Spagna ed entra in contatto con la parte comunista della ribellione, successivamente è in Argentina dove pubblica El son entero (1947). Il dittatore Fulgenzio Batista, in un impeto di repressione anticomunista,  gli impedisce di fare rientro a Cuba. Nel 1955 l’Unione Sovietica gli conferisce il Premio Lenin per la Pace. Le poesie di questo periodo sono raccolte nel libro La paloma de vuelo popular (1958), pubblicato a Buenos Aires. In questo libro Guillén profetizza il trionfo rivoluzionario, ma un libro politico per eccellenza è Elegías (1958).

Nel 1959 la Rivoluzione Cubana trionfa, Guillén si unisce corpo e anima alla causa dell’uomo nuovo. Sarà Presidente della Unione degli Scrittori e Artisti di Cuba (uneac) fino al 1961. Pubblica: Prosa de prisa (un libro di cronache giornalistiche del 1964), Poemas de amor e Tengo. Tengo è un libro scritto sotto l’influenza della vittoria rivoluzionaria. Tutto quello che prima veniva denunciato (repressione, razzismo, miseria, sottomissione agli statunitensi) è scomparso e l’uomo socialista ha la forza necessaria per superare antiche disuguaglianze e ingiustizie: «Tengo, vamos a ver,/ tengo lo que tenía que tener». Il passato serve da esempio per far brillare i meriti di una rivoluzione voluta dal popolo oppresso. Nel 1967 esce El gran zoo, in cui Guillén immagina una galleria di animali paragonati a una serie di esempi negativi che si annidano nella società capitalista (usurai, gangster, magnaccia, generali). Nel maggio del 1972 pubblica El diario que a diario (versi e prosa) e riassume tutta la storia di Cuba fino al trionfo della Rivoluzione, facendo ricorso a tutta la sua verve satirica. A giugno esce l’ultimo libro: La rueda dentada, che dimostra la sensibilità artistica di Guillén, sia quando canta il Vietnam, la morte di Gagarin, Martin Luter King, sia quando chiama alla ribellione contro i padroni culturali stranieri o, ancora, quando canta gli uccelli dei campi cubani e l’amore per la donna.

Nell’opera di Guillén non vanno dimenticate le poesie dedicate a Che Guevara: Che Comandante, Guitarra en duelo mayor e Lectura de domingo. Che Guevara è visto come il simbolo immortale della lotta e la sua figura è un esempio eccezionale per tutti – «Che comandante,/ amigo…» e poi conclude: «Partiremos contigo» – persino per i soldati boliviani che lo massacrarono: «Él fue tu mejor amigo, / Soldadito boliviano;/ Él fue tu amigo de a pobre/ del Oriente al altiplano…».

Guillén muore nel 1989, al massimo della fama, appena in tempo per veder cominciare il periodo speciale, ma non abbastanza per rendersi conto di quel che sarebbe accaduto dopo. Meglio per lui, in ogni caso. Non ha visto la fine che ha fatto quel comunismo in cui aveva così fervidamente creduto.

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