Politica agricola europea 2021-2027

La Commissione europea ha presentato una proposta di bilancio Ue pluriennale per il periodo 2021-2027. Si tratta del primo bilancio europeo post Brexit e, pertanto, con un ammontare totale seriamente ridimensionato. Le uniche voci di spesa per le quali la Commissione propone scenari di tagli, sono le politiche di coesione e quelle agricole. Proposti, invece, aumenti nei settori di immigrazione, sicurezza e difesa. Il bilancio della UE prevede molte sovvenzioni e pochi prestiti, non dispone di grandi risorse finanziarie in assenza di una propria autonomia impositiva. Le politiche UE sono un notevole supporto ai paesi più poveri della comunità, in quanto tende a colmare il divario tra i paesi più ricchi e quelli meno abbienti. In particolare Rappresenta circa l’1% del PIL dell’area e il 2% della spesa pubblica dell’area UE e nel 2016 le spese/entrate sono state di 155 miliardi (poiché deve sempre essere in pareggio). Le principali voci di spesa sono quelle tradizionali delle politiche agricole (PAC) e dei fondi di coesione, ad esempio nel 2016 la Polonia ha ricevuto oltre 10 miliardi, Grecia e Romania insieme altri 10 (tra il 2% e il 3% dei rispettivi redditi nazionali. Il bilancio UE è essenzialmente fondato sui contributi degli Stati membri calcolati in base al reddito relativo, la Brexit comporterà un ammanco di circa 10 miliardi di euro annui. Minori entrate vengono dai dazi riscossi alle frontiere esterne e una quota proveniente dall’imposta sul valore aggiunto.

Il calo delle entrate derivanti dalla Brexit è l’occasione per riformare il bilancio secondo norme più attuali, tagliando i capitoli tradizionali e spostando parte degli stanziamenti, tra il 5 e il 10, su competitività per la crescita e l’occupazione, investimenti ambientali e digitali, sicurezza contro il terrorismo e difesa delle frontiere. Il tutto vincolando l’erogazione dei fondi regionali al rispetto delle norme europee e a nuovi criteri, come il livello di occupazione e il grado di integrazione dei migranti.

La Politica Agricola Comune (PAC) rappresenta l’insieme delle regole che l’Unione europea adotta nell’ambito dei suoi 500 milioni di consumatori, consumatori sempre più attenti alla qualità, alla sicurezza alimentare ed al costo di acquisto dei prodotti alimentari. La PAC si fonderà ancora maggiormente attorno ai pagamenti diretti agli agricoltori ed ai finanziamenti per lo sviluppo rurale, aumentando i tassi di cofinanziamento nazionale. L’allargamento della UE ha comportato un considerevole aumento degli agricoltori, se nel 2016 il bilancio della Pac era di 61 miliardi di euro, in termini percentuali sul totale del bilancio UE è drammaticamente calato nel corso degli ultimi trenta anni, passando da quasi il 75% della spesa totale e meno del 40%. L’ingresso di diciotto nuovi Stati ha fatto sì che la spesa pro-capite per agricoltore è oggi di gran lunga inferiore rispetto al passato.

Il taglio agli stanziamenti da 408 a 365 miliardi di euro (-28,5%) annunciato dal Commissario all’agricoltura Phil Hogan, renderà ancora più selettiva la scelta di come destinare i fondi, maggiore attenzione verrà posta agli aspetti positivi rispetto al clima ed all’ambiente. Verrà anche creato un fondo di riserva in caso di crisi per mettersi al riparo da improvvise turbolenze o traumi specifici del settore agricolo. Inoltre, seguendo l’Accordo di Parigi e l’Impegno per gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite, la Commissione propone di fissare un obiettivo più ambizioso per l’integrazione climatica in tutti i programmi dell’UE, con un obiettivo del 25% della spesa dell’UE di contributo agli obiettivi climatici. Horizon Europe fornirà 10 miliardi di EUR a sostegno dei settori alimentari incentivando ricerca e sviluppo.

Günther H. Oettinger, commissario per il Bilancio e le risorse umane, ha dichiarato: “Non dobbiamo ripetere l’infelice esperienza del 2013, quando l’attuale bilancio dell’Ue è stato concordato con notevole ritardo. Se dovesse ripetersi un simile ritardo, più di 100mila progetti finanziati dall’Ue in settori fondamentali come il sostegno alle imprese, l’efficienza energetica, la sanità, l’istruzione e l’inclusione sociale non potrebbero essere avviati in tempo”.

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