Messico, le carovane che spaventano Trump

Donald Trump ha ordinato alla Guardia Nazionale di presidiare la frontiera con il Messico dopo aver visto le immagini che ritraevano una carovana di migranti diretta verso gli Stati Uniti. Ma chi sono questi migranti che tanto spaventano il Presidente americano?

Sono in maggioranza donne, bambini e persone anziane. “Persone vulnerabili e disperate”, secondo Rodrigo Abeja, uno dei leader dell’ONG Pueblo Sin Fronteras (Popoli senza frontiere), che tentava di far attraversare a questi migranti il Messico con destinazione Stati Uniti. Ma per Donald Trump, questa carovana rappresenta innanzitutto una minaccia per “la sicurezza, la sorveglianza e la sovranità del popolo americano”. Il Presidente americano ha ordinato, lo scorso 4 Aprile, l’invio della Guardia Nazionale alla frontiera con il Messico per contenere l’immigrazione clandestina. “Lo Stato di non-Diritto che persiste alla nostra frontiera Sud è fondamentalmente incompatibile con la sicurezza e la sovranità del popolo americano. La mia amministrazione non ha altra scelta che agire”, ha dichiarato il Presidente Trump. Una decisione radicale scaturita da una serie di Tweet avvelenati di un Donald Trump esasperato dalla pubblicazione sul sito di Buzzfeed News di un articolo intitolato: “Una enorme carovana di centroamericani si dirige verso gli Stati Uniti, e nessuno in Messico, muove un dito per fermarli”. Un titolo dal sapore provocatorio che fa infuriare anche gli organizzatori della carovana. Questi ultimi ricordano che i migranti che accompagnano fuggono dalla violenza delle bande di malviventi, la povertà o la repressione politica.

L’ONG Popoli Senza Frontiere organizza questo tipo di trasferimenti dal 2010 per denunciare la sorte di coloro che attraversano il Messico in preda a numerosi pericoli, tra i cartelli della droga che li rapiscono e uccidono, e le autorità che li ricattano. L’ONG, composta da volontari, permette che i migranti rimangano uniti – soprattutto durante il periplo di giri tra percorsi a piedi, in autobus e treno  –  con il fine di tutelarli da tutti i pericoli che si trovano sul loro percorso. In spagnolo queste carovane vengono chiamate anche “Via Crucis Migrantes”, in riferimento alle processioni cattoliche, molto sentite in Sudamerica, che mettono in scena la Passione di Cristo, o gli eventi che hanno preceduto o accompagnato la morte di Gesù di Nazareth. Quest’anno il gruppo è partito il 25 Marzo da Tepachula, alla frontiera con il Guatemala. Tra le 1200 persone che lo formava, l’80%  proveniva dall’Honduras, il restate 20% dal Guatemala, Salvador e Nicaragua. Secondo i dati forniti da Abeja, nel gruppo si trovavano 300 bambini, tra il mese e gli undici anni d’età, una ventina di giovani omosessuali e almeno 400 donne. Ci sono anche giovani padri che mostrano le cicatrici di ferite dovute alle violenze subite nel loro Paese, sono accompagnati dal altrettanto giovani mogli e figli piccolissimi. La loro speranza ? Chiedere asilo politico agli Stati Uniti per non subire, o far subire alla famiglia, altre violenze.

L’80% degli Honduregni che formano la carovana fuggono dalla crisi politica e dalla violenza che ha colpito il Paese dalla rielezione del presidente Juan Orlando Hernandez, nel Novembre del 2017, rielezione avvenuta in modo fraudolento secondo l’opposizione. Almeno 30 persone sono state uccise dalle presidenziali ad oggi. C’è chi fugge per paura della polizia che uccide chi non è “amico” del presidente e chi invece per evitare la violenza delle bande, le “maras”. “Siamo lavoratori, non assassini. Non siamo rapitori come pensa Donald Trump. Le frontiere devono essere aperte!”, urlano i migranti. Ma le frontiere sono sempre più chiuse e Trump non parla che della costruzione del muro che dividerà il Messico dagli Stati Uniti. Per quanto riguarda la carovana del 25 Marzo, si è alla fine fermata da sola. “Il nostro lavoro si conclude a Mexico City”, ha dichiarato il 4 Aprile scorso Irineo Mujica, il responsabile dell’ONG che ha protetto e guidato il gruppo. Gli accompagnatori riconoscono che quest’anno le sue dimensioni erano al limite della gestibilità, troppi bambini e neonati, ma affermano anche che sono convinti che in molti rimarranno in Messico, avendo più della metà di loro famiglia in quel Paese. Irineo Mujica tiene a precisare che coloro che vorranno proseguire verso Nord dovranno farlo “con i propri mezzi”.

Dopo un netto calo nel 2017 – durante il primo anno di presidenza di Donald Trump – gli arresti di persone che tentavano di passare clandestinamente la frontiera sono cresciuti in modo esponenziale. Secondo i dati ufficiali pubblicati la scorsa settimana, 50308 persone sono state intercettate nel mese di Marzo, un record dal 2014 per quel mese.

©Futuro Europa® Le immagini utilizzate sono tratte da Internet e valutate di pubblico dominio: per segnalarne l’eventuale uso improprio scrivere alla Redazione

Print Friendly, PDF & Email
Condividi

Sii il primo a commentare su "Messico, le carovane che spaventano Trump"

Lascia un commento

Il tuo indirizzo mail non sarà pubblicato


*