Risorse naturali, ancora troppo il loro consumo

L’attuale ritmo di consumo di risorse e l’impatto ambientale non sono sostenibili. La crescita del consumo di risorse, malgrado i progressi tecnici e tecnologici che pure si sono avuti, ha superato i progressi della tutela ambientale che si è riusciti a raggiungere.

L’avanzare del progresso industriale, non solo  in Paesi come la Cina e l’India, accompagnato, come si vorrebbe negli auspici, da un innalzamento dello stato di benessere diffuso percepito, non fa altro che innalzare il rischio di esaurimento su scala globale delle risorse a disposizione, accompagnato da un inquinamento sempre più massiccio dell’ambiente in cui viviamo. Per invertire le tendenze non sostenibili, arrestare il degrado dell’ambiente e preservare le risorse naturali a disposizione è necessario che la Politica ambientale riesca ad andare oltre quella che può essere una semplice regolamentazione delle cause di inquinamento.

Il Consiglio ed il Parlamento, nel 2013, hanno adottato il 7° Programma di Azione Ambientale (PAA) per il periodo 2013-2020: “Vivere bene entro i limiti del nostro Pianeta”, in cui sono racchiusi sia la “Strategia verso un’Europa più efficiente nell’impiego delle risorse e per la tutela della biodiversità entro il 2020” che la “Strategia verso un’economia competitiva a base emissioni di carbonio entro il 2050”, definendo sette obiettivi prioritari tra cui: la protezione della natura, una maggiore resilienza ecologica, una crescita sostenibile ed efficiente sotto il profilo delle risorse e a basse emissioni di carbonio oltre alla lotta a tutte le minacce alla salute provenienti da una scorretta gestione dell’ambiente.

Programma di Azione Ambientale che tra l’altro mette in evidenza la necessità di una migliore attuazione del diritto ambientale dell’Unione, che, comunque, checché se ne voglia pensare, ne rappresenta uno dei settori scientifici d’avanguardia, congiuntamente all’interazione degli aspetti ambientali nelle altre Politiche dell’Unione.

A queste si va ad aggiungere la “Strategia per lo Sviluppo Sostenibile” (SSS) per il miglioramento della qualità della vita tramite la promozione della prosperità, la tutela dell’ambiente e la coesione sociale per arrivare alla “Strategia Europa 2020 per una crescita intelligente, sostenibile ed inclusiva” dei giorni nostri. All’interno di quest’ultima Strategia è l’iniziativa “Faro” per un’Europa efficiente nell’utilizzo delle risorse che oltre ad indicare la via da seguire per assicurare la crescita sostenibile garantita a ciascuno, suggerisce anche il passaggio ad un’Economia efficiente nell’utilizzo delle risorse a basse emissioni di carbonio senza per questo tralasciare la tutela, intesa nella sua accezione più ampia, dell’Ambiente, stabilendo per il 2020 la dead-line entro la quale arrestare la perdita della biodiversità nel Pianeta e il degrado degli ecosistemi.

Ambiente che mai come in questi giorni è ancora una volta di più agli onori della cronaca con il “G7 Ambiente” appena conclusosi a Bologna e sul quale grande è stata l’attesa internazionale. Ambiente, che come rileva anche il Ministro Galletti, è “parte integrante della politica economica. I Paesi quì presenti, infatti, rappresentano oltre la metà del Pil mondiale e sono fra i maggiori esportatori”.

“Il principale risultato di questo Summit è stata l’assoluta determinazione di andare avanti nell’azione sul clima, qualsiasi cosa accada alla Casa Bianca da parte di tutte le sei Nazioni” così si esprime il Segretario all’Agenzia dell’ONU per il Clima, l’UNEP, Erik Solheim. L’obiettivo dichiarato è stato quello di far compiere alla comunità internazionale passi avanti su tutti gli obiettivi ambientali: dal Clima a quelli contenuti nell’Agenda ONU per lo Sviluppo Sostenibile, dalla lotta all’inquinamento marino alla finanza verde, allo sviluppo dell’Economia Circolare.

L’Italia – per Gian Luca Galletti – “è una superpotenza della biodiversità ed è nostro interesse prioritario favorire una riconversione produttiva incentrata sull’Economia Circolare e su una migliore gestione delle risorse della Terra: possiamo arrivarci solo grazie ad una grande alleanza tra Istituzioni, mondo produttivo e impegno civile senza contrapposizioni che ancora oggi mettono contro ambiente e sviluppo”, così come tra le varie iniziative sarebbe importante progettare e realizzare iniziative che taglino i fondi ai soggetti dannosi per l’Ambiente e incentivino quelli virtuosi con il taglio economico e fiscale. “Rivoluzione industriale ecologica – prosegue il Ministro dell’Ambiente – che va accompagnata con azioni di stimolo che rendano conveniente il cambiamento anche da un punto di vista imprenditoriale”.

Contemporaneamente a tutto questo è stato pubblicato il “Primo Rapporto sullo stato del Capitale naturale” dal Ministero dell’Ambiente, on-line nel proprio sito, frutto del lavoro del “Comitato per il Capitale naturale”, sinergia tra nove Ministeri, Istituzioni di Ricerca pubbliche, Regioni, Comuni, Esperti scientifici, che raccoglie le informazioni sullo stato di conservazione di acqua, suolo, aria, biodiversità ed ecosistemi. Si tratta di un Studio, previsto dal “Collegato Ambientale”, che affronta il legame tra lo stato dell’ecosistema, il benessere sociale e le prospettive economiche e che è la testimonianza, come rileva Galletti, del salto culturale in corso: “…di associare all’Ambiente non solo la parola conservazione, ma anche l’idea di sviluppo che si può determinare solo con una gestione corretta delle nostre risorse naturali”.

Dall’analisi dello Studio emerge che l’Italia è uno dei Paesi più ricchi di biodiversità, con 6.700 specie di flora “vascolare” e oltre 58.000 faunistiche, ma che vi sono anche molti fattori di “pressione antropica” tra questi: cambiamenti climatici, inquinamento, rifiuti, consumo di suolo e abusivismo edilizio, incendi dei boschi, perdita di biodiversità marina, invasione delle “specie aliene”, spreco di acqua e copertura artificiale del suolo che determina distruzione del paesaggio.

Il Comitato individua una serie di Raccomandazioni, con obiettivi da perseguire nel breve e medio termine: adottare un Piano d’Azione per il Capitale Naturale, renderlo centrale per la predisposizione delle misure del DEF e del PNR (Piano Nazionale di Riforma) in coerenza con gli obiettivi dell’Agenda 2030 e della Strategia dello Sviluppo Sostenibile, rafforzare il sistema delle aree protette di terra e mare, includendo nelle valutazioni i “costi per la collettività” derivanti dal consumo di risorse naturali e dall’inquinamento.

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