Centrodestra, cosa si muove

Assistiamo ormai da diverso tempo ad un tira e molla nel centrodestra che non sembra trovare fine. È di sabato l’incontro a Roma organizzato da Giorgia Meloni al quale hanno partecipato tutti gli schieramenti riconducibili all’area di centrodestra. C’era Salvini per la Lega e Brunetta per Forza Italia, ma anche Tremonti e Toti.

A vedere e sentire gli esponenti e gli interventi sul palco sembra pace fatta, tutti pronti a correre assieme per uno schieramento che vuole superare il 40 per cento e tornare a governare il Paese. Tutto risolto se non fosse che le repliche a mezzo stampa sembrano descrivere scenari ben diversi.

E per una Meloni che apre al listone unico (per l’Italicum alla Camera) c’è una Gelmini che ricorda di non essere “camerieri”. Insomma i giochi di forza all’interno degli schieramenti sembrano ancora aperti. Berlusconi, sembra aver allontanato definitivamente lo spauracchio di un accordo con Renzi, anche se la strategia del Segretario PD, che pare porti ad una rottura con la minoranza dem, sia quella di andare alle elezioni subito, contro il parere di buona parte del suo partito.

E proprio sul tema dei tempi delle elezioni, il centrodestra trova la sua spaccatura maggiore: se da una parte Lega e FdI vorrebbero votare al più presto, Berlusconi cerca convergenza in Parlamento per tentare di armonizzare i due sistemi elettorali (Camera e Senato), facendo proprio sponda con chi vorrebbe tornare alle urne non prima della fine dell’anno. E in effetti l’ex Cavaliere, oltre che temere i sondaggi che tanto lo ossessionano, spera in un pronunciamento della Corte di Strasburgo in tempo per la tornata elettorale, in modo da poter portare in prima persona il proprio peso in termini di voti.

Sono infatti questi tentennamenti di Forza Italia che ancora rendono diffidenti gli altri leader del centrodestra e che portano ad uno stallo sulle strategie che non fa altro che andare a scapito della potenza di fuoco dello schieramento intero. D’altronde, gli azzurri hanno posizioni ben più moderate sul tema dell’Europa e dell’immigrazione che sono invece trumpiane per Lega e Fratelli d’Italia.

Ma lo stallo non è solo nel centrodestra perché l’unico partito capace di dare via libera al valzer delle alleanze e alla definizione della Legge elettorale è il PD e in questa fase Salvini, Meloni e Berlusconi, non possono far altro che attendere la risoluzione dei contenziosi interni.

Nelle ultime settimane però l’idea di un centrodestra unito sembra aver ripreso quota e le frizioni sembrano essere diminuite. Di certo, l’incognita generale sui tempi e sulle modalità di voto non fanno altro che aumentare le tensioni di chi ha necessità di preparare i propri apparati alla corsa elettorale.

Se però tutto dovesse rimanere così, potremmo assistere ad alleanze alternate tra Camera e Senato, più di convenienza che di opportunità politica e paradossalmente con un certo vantaggio per il Centrodestra. Diversamente, se il Parlamento dovesse mettere mano alla Legge elettorale, sarà necessario rimettere le carte in gioco per definire le opportunità dei singoli partiti.

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