Canada, ex rifugiato Ministro dell’Immigrazione

Arrivato in Canada a 16 anni con lo status di rifugiato, il somalo Ahmed Hussen è stato da poco nominato Ministro dell’Immigrazione dal Capo di Governo Justin Trudeau. Primo canadese di origine somala ad essere eletto prima deputato e poi Ministro, Ahmed Hussen ha alle spalle un percorso fuori dal comune. Nato in Somalia, è arrivato da Mogadiscio da solo a 16 anni, fuggendo dal suo Paese per via di un guerra civile che non ha fine.

Negli anni ’90, mentre studia Storia all’Università di York a Toronto, contribuisce a creare il centro comunitario di Regent Park, che ha per lungo tempo presieduto. Il gruppo ha soprattutto difeso gli interessi dei 15000 affittuari degli alloggi sociali del popolare quartiere di Toronto che avrebbero dovuto essere abbattuti e trasformati in appartamenti di lusso destinati ad un ceto urbano più agiato. Molto presto, si impegna ad incoraggiare l’integrazione della comunità somala nel Paese diventando  Presidente dell’Organizzazione del Congresso somalo canadese. In Canada la comunità somala conta quasi 15 mila persone. Contemporaneamente, diventa nel 2003 assistente speciale per gli affari intergovernativi dell’ex  Primo Ministro dell’Ontario Dalton McGuinty. Ahmed Hussen difende ancora una volta l’integrazione quando siede (fino al 2912) alla tavola rotonda interculturale per la sicurezza del Governo, creata dal Primo Ministro conservatore Stephen Harper.Nato nel 2005, questo comitato ha come obbiettivo la promozione del dialogo tra le autorità nazionali e i canadesi di origine straniera. I detrattori di Hussen ricordano che, all’epoca, era per la deportazione dei “criminali stranieri che commettevano crimini gravi”. Per giustificarsi il giovane politico aveva fatto riferimento alla crescita della radicalizzazione in Canada e alle conseguenze che avrebbe potuto avere per la comunità somalo-canadese. Lo stesso anno, supera l’esame per diventare avvocato. Sempre molto attivo in seno alla comunità somala, si batte allora contro la radicalizzazione dei giovani somali di Toronto che si fanno reclutare dal gruppo di ribelli estremisti Shebab, che continua a mettere in ginocchio la Somalia.

Nel 2015 entra in politica e conquista la circoscrizione di York Sud-Weston (Toronto). Ahmed Hussen diventa così il primo deputato di origine somala ad essere eletto in Parlamento. “Durante il suo mandato, è stato portato a testimoniare davanti all’importante comitato per la sicurezza interna degli Stati Uniti per spiegare quale  legame possa esistere tra isolamento e radicalizzazione degli individui”, rileva il giornale canadese La Presse. Questo isolamento porta “una minoranza di loro ad essere alienata, diventano vittime di una narrazione che li monta contro il Canada e gli Stati Uniti, dei Paesi che li hanno aiutati e che hanno offerto rifugio ai loro genitori quando hanno lasciato la brutale guerra civile in Somalia, lamenta Ahmed Hussen.

Lo scorso 10 Gennaio, il Primo Ministro canadese, Justin Trudeau, lo ha nominato Ministro dell’Immigrazione, dei Rifugiati e della Cittadinanza. A 39 anni, è il primo arabo musulmano a diventare Ministro federale in Canada. “La mia esperienza personale di immigrato in Canada, ma anche di avvocato specializzato in diritto dell’immigrazione e militante in seno alla comunità mi sarà di grande aiuto”, ha sottolineato. I membri della comunità somala sono fieri di questa nomina e celebrano Trudeau (e la società canadese tutta) come paladino della diversità culturale. Questa nomina sottolinea la politica favorevole del Premier canadese all’integrazione delle persone di origine straniera in Canada. Trudeau ricorda così il suo impegno in favore dell’accoglienza dei migranti siriani. Nel 2016, il Paese ne ha accolti sul suo territorio 25 mila.

Il Primo MinistroTrudeau è lungimirante, diplomatico, fine politico o semplicemente furbo? Per ora non possiamo che notare le sue mosse “accattivanti”, soprattutto agli occhi dell’opinione pubblica. Lo scorso 10 Gennaio non ha solo nominato Ahmed Hussen suo Ministro, ma ha anche fatto un rimpasto di Governo per evitare di correre il rischio di dispiacere il suo nuovo potente vicino: Donald Trump. Così ha sostituto il Ministro degli Esteri Stéphane Dion, apertamente contrario a tutta la politica e alle prese di posizione del nuovo Presidente americano, con  Chrytia Freeland, ex Ministro per il commercio estero conosciuta per aver negoziato l’accordo Ceta con l’UE. A lei toccherà l’arduo compito di intrattenere i rapporti con Washington, resi ancor più delicati dalle provocazioni che si annunciano numerose. Una per tutte la volontà di Trump di mettere dine all’accordo di libero scambio Nafta (Canada, Messico, USA). Ma quella del Premier canadese non è una sottomissione, una marcia in dietro sui suoi principi, sul posto delle donne in politica, o sul peso dei cittadini canadesi provenienti da realtà diverse da quella autoctona. Il resto dei componenti del  suo Governo lo dimostrano: ministri giovanissimi, donne, rifugiati, musulmani, orfani.

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