Parisi Convention, ed ora?

Non ha scaldato gli animi azzurri la due giorni di Parisi di settimana scorsa. Pochi, anzi, pochissimi i parlamentari forzisti presenti che hanno disobbedito al diktat di Berlusconi sulla necessità di non partecipare all’evento. Ma a far storcere il naso, soprattutto agli addetti ai lavori è stata sia la composizione della platea che i componenti dell’organizzazione.

A fare da padrone alla manifestazione è stata CL, arricchita da una folta componente dell’NCD nazionale e regionale. Ai molti è parsa la finestra da cui far rientrare il partito di Alfano (almeno quello lombardo) nella galassia del centrodestra, abbandonando la strada ormai estremamente scivolosa che porta verso Renzi.

La stampa nei giorni seguenti ha dato prova di non essere stata molto colpita dalla conferenza programmatica di Parisi, sia per il tenore degli interventi che, come detto, la mancanza di Forza Italia e la forte presenza di NCD. Anche gli stessi parlamentari azzurri della fronda anti Parisi hanno riservato poche energie per attaccare l’evento dell’ex manager di Fastweb e persino Salvini ha ritenuto non interessante commentare la due giorni.

Insomma forse un mezzo flop, ma molto più probabilmente ridimensionata del fenomeno Parisi che ha tanto preoccupato durante l’estate la dirigenza azzurra e che ora sembra invece essere raffreddata da riscontri poco incoraggianti. È ancora poco chiaro, e probabilmente neanche Parisi sa, quale sia l’obiettivo di Berlusconi. Creare una nuova formazione politica significa sicuramente eliminare qualche soggetto che affolla il centrodestra, e in questa situazione politica oltre alle risorse umane servono quelle economiche.

Il progetto di per sé potrebbe avere anche un valore, ma l’avversione di alcuni azzurri e l’indifferenza di Salvini rendono tutto il percorso molto più complicato, soprattutto alla luce della scarsa carica emotiva che ha suscitato la Convention. Ora Mr. Chili dovrà lavorare all’organizzazione del movimento e la sua incidenza nel panorama politico non sarà presto misurabile. Come sempre la dead line dei cambiamenti rimane il referendum Costituzionale perché sarà questo il vero appuntamento capace di ridisegnare gli equilibri sia a destra che a sinistra.

In conclusione ancora nulla di nuovo all’orizzonte. Deluse le aspettative di un rilancio del centrodestra stile ’94 si dovrà ridefinire la strategia comunicativa e politica, capire se Parisi farà un partito o no e se assorbirà o meno Forza Italia. A suo favore gioca quantomeno l’inesistenza di una figura capace di reggere il confronto con Renzi e Salvini, ma l’impostazione un po’ anglosassone dell’ex candidato Sindaco di Milano al momento non sembra scaldare i cuori dei sostenitori azzurri. Ancora tanto lavoro da fare e mentre Lega e PD corrono, quel che resta del centrodestra arranca.

©Futuro Europa®

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