Rassegna stampa estera

Le tre spine nel fianco di Renzi, che preoccupano anche gli osservatori internazionali che monitorano il nostro Paese sono Brexit, Banche e Referendum. Ciò che ha scritto il Financial Times e il Wall Street Journal è stato ampiamente riportato e analizzato dai nostri media, soprattutto la questione riguardante la sofferenza del settore bancario e la infinita questione Monte dei Paschi. Ma l’Europa non può puntare tutta la sua attenzione sulle banche, la sua stabilità è fata anche di uomini, donne e bambini che cercano una nuova vita: il problema migranti vale tanto quanto quello della stabilità bancaria, se non gli si dedicherà sufficiente attenzione la crisi che viviamo rischia di far saltare tutto l’impianto nato con i Trattati di Roma.

L’Italia è tornata ad essere il “malato d’Europa”? Cominciano a chiedersi in molti. Al problema banche si aggiunge l’instabilità creata dalla Brexit e l’incognita del voto di Ottobre. Ancora martedì Tony Barber sul Financial Times  analizzava le conseguenze del dopo Brexit sull’Italia affermando che “la linea di faglia dell’Unione Europea attraversa Roma: il referendum sulle riforme di Ottobre potrebbe avere ripercussioni sulla stabilità dell’intera eurozona”. Ricordiamo che già qualche giorno fa, come riportato da molti nostri quotidiani, la stessa importante testata aveva affermato che “funzionari dell’Eurozona hanno iniziato a temere che le banche italiane siano l’anello debole dei sei anni di sforzi per rafforzare la moneta comune” anche se Renzi “ha iniziato a valutare se bypassare le regole bancarie dell’era della crisi per salvare il settore con fondi pubblici”, mossa “illegale per le regole UE, a meno che i creditori non sostengano parte delle perdite”. Il Wall Street Journal è poco tenero quando afferma che la crisi è figlia di “anni di standard lassisti nei prestiti”, che hanno “lasciato le banche italiane mal preparate” quando la crisi economica h avviato l’ondata di bancarotte. Per il quotidiano economico la reazione alla Brexit ha peggiorato la situazione portando ad una possibile “crisi di fiducia nelle banche italiane che, secondo alcuni analisti, potrebbe minacciare la stabilità del Paese e, potenzialmente quella dell’UE”.

E dire che poco prima che venissero scritte queste allarmanti cronache finanziarie Olivier Tosseri su Les Echos ci spiegava come Matteo Renzi “volesse tirare profitto dalla Brexit”. “Con l’uscita programmata del Regno Unito, l’Italia spera guadagnare ascendente nei confronti della coppia franco-tedesca. Trovare benefici economici dalla Brexit attirando sul suo suolo le imprese o i capitali che potrebbero scappare da Londra. Unica condizione perche ciò avvenga: portare avanti le riforme.” Spiega  il giornalista francese che “un fatto negativo in cambio di un fatto positivo. Metabolizzato lo shock della Brexit, Matteo Renzi intende trasformare l’uscita del Regno Unito dall’UE in opportunità per il suo Paese (…) La Cancelliera ha fatto per la prima volta posto all’Italia in seno alla tradizionale coppia franco-tedesca. Anche se i membri del triunvirato non sono alla pari, si tratta di una vittoria simbolica per il Presidente del Consiglio italiano”. (…)

Ma come abbiamo detto e come ci hanno lungamente spiegato gli analisti britannici il vero rischio per l’UE non sembra essere la Brexit, ma potrebbe arrivare dall’Italia… Lo scrive anche Romaric Godin su La Tribune. In un lungo articolo spiega come Renzi stia fronteggiando due crisi: “la necessità di capitali delle banche e un referendum ad alto rischio in Ottobre sulle riforme costituzionali. La sua posizione è molto fragile su entrambi i fronti che sono una sfida per lì Europa”. Nella sua analisi, Godin afferma che la Brexit potrebbe non essere la sola importante sfida  che l’Unione dovrà gestire quest’anno. In Ottobre – la data esatta non è stata ancora fissata –gli italiani saranno chiamati a votare per un referendum sulla riforma costituzionale proposta da Renzi. Un voto cruciale, perché il Presidente del Consiglio ne ha fatto un vero voto di fiducia del popolo nei suoi confronti”. Viene ricordato che Renzi non è arrivato al potere per vie “istituzionali”. Malgrado un’intensa attività legislativa “gli italiani non vedono nessun miglioramento di spessore nella loro vita (…) gli italiani sono stanchi dei discorsi sul futuro radioso grazie alle riforme, sono cinque anni che stringono la cinghia e i risultati sono deboli”. Godin arriva poi al “nodo della crisi bancaria. L’ultima tappa del dramma italiano potrebbe essere la crisi bancaria che minaccia il Paese (…) Dieci giorni dopo la Brexit, l’Italia sta per diventare un problema maggiore per l’Unione Europea che dovrà far fronte a due ordini di problemi che ha contribuito a creare. Il primo è già cominciato con lo sprofondamento dei titoli (…) Il secondo problema in divenire è quello della nascita di un Governo euroscettico, scenario ormai possibile in Italia. Qui ancora, la violenza con cui questo Paese è stato trattato dall’UE non è esente da responsabilità (…) La Brexit potrebbe quindi essere solo l’antipasto, perché l’Italia, terza economia della zona euro, ha il suo peso con un debito di 2.300 miliardi di euro…” Stesso ordine di problemi spiegati da Stephen Bartholomeusz su The Australian.

Abbiamo detto che l’Europa non è fatta solo di Banche. Come ricordano continuamente i media internazionali, il numero di migranti che arriva sulle coste italiane non diminuisce.  RFI scrive che “negli ultimi sei mesi, ne sono sbarcati 70930. La maggior parte dei nuovi arrivati arriva dall’Africa occidentale o dal Corno d’Africa. Anche se, come riporta Ruth Lago di Africanews, “è stato compiuto lunedì un numero importante di arresti di trafficanti di migranti. La polizia italiana dice aver smantellato una pericolosa rete criminale, dedita al traffico dei migranti dall’Africa all’Europa (…) La rete aveva basi in Nord Africa, Italia e diversi altri Paesi europei”. Prima che l’Europa vada definitivamente a rotoli bisogna agire anche con un po’ di senso umanitario. Arrivare alla xenofobia è un attimo in un clima di austerità ottusa. Per questo, vogliamo segnalare un interessante analisi dello storico Claude Favry, pubblicata da Le Soir sulla “glaciale accoglienza riservata ai migranti italiani in Belgio dopo Giugno 1946”. La Storia deve insegnare, e noi abbiamo il dovere di ricordare.

Romaric Godin, Oubliez le Brexit, le vrai risque pour l’UE porrait venir d’Italie,  La Tribune, 5 Luglio 2016; Tony Barber, After Brexit, the EU’s faultlines run through Rome, Financial Times, 5 Luglio 2016; Simon Nixon, Brexit Exposes Eurozone’s Weak Spot: Italy’s Banks, The Wall Street Journal, 4 Luglio 2016; Olivier Tosseri, Comment Matteo Renzi veut tirer profit du Brexit, Les Echos, 1 Luglio 2016; Stephen Barholomeusz, Italy’s banking crisis a bigger problem than Brexit, The Australian, 5 Luglio 2016; RFI, Italie: plus de 70000 migrants d’Afrique sub-sahariennearrivés en six mois, 3 Luglio 2016; Ruth Lago, Italie: 38 personnes arretées en lien avec un réseau de traffic de migrants, Africanews, 4 Luglio 2016; Claude Favry, Après Juin 1946, l’accueil glacial reserve aux migrants italiens, Le Soir, 28 Giugno 2016.

©Futuro Europa®

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