Fine sanzioni UE all’Iran, lo scenario

Quando si parla dell’Iran si dimentica spesso che si tratta di un partner commerciale di grande interesse per il mondo occidentale, 80 milioni di consumatori giovani e vogliosi di acquistare beni di consumo pregiati. Oltretutto le diplomazie europee ed americane stanno rivalutando lo scenario sunnita che è molto più tranquillo rispetto a quello sciita, e quindi l’Iran si potrebbe porre, come in alcuni casi sta già facendo, baluardo contro certi estremismi.

L’Iran è da anni sottoposto ad una serie di sanzioni, è bene chiarire che queste non sono un corpo unico, ma si suddividono in tre diverse tipologie. Quelle del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite (UNSC) limitate ad armi e tecnologie militari/nucleari, quelle USA e UE, in fondo anche queste suggerite da Washington, che hanno inciso pesantemente su banche e imprese europee con interessi in America. Le imprese europee che operano in America sono soggette a norme e pratiche punitive in caso di business con l’Iran, sul rispetto di queste norme vigila John E. Smith, acting director dell’Office of Foreign Assets Control (OFAC),  questo è costato alle banche europee multe per 15/20 miliardi di dollari. Le imprese americane non hanno più relazioni economiche con Teheran sin dal 1979.

Il 16 gennaio scorso è stato dato il via libera all’Implementation Day da parte dell’Agenzia Atomica delle Nazioni Unite (AIEA), sulla base del Piano d’Azione firmato a Vienna nel luglio 2015. Con questo protocollo firmato dall’Iran del Presidente Rouhani si è dato il via al piano di controllo nucleare, di conseguenza verranno man mano cancellate le sanzioni. Ma come spiegato prima si tratta solo di una famiglia di sanzioni, le altre imposte da USA e UE e legate alla violazione dei diritti umani rimarranno in vigore, ma con alcuni interessanti distinguo. Se come già descritto le imprese europee rimangono tagliate fuori dagli affari con l’Iran, così non capita in alcuni casi specifici come l’americana Boeing e le imprese americane che hanno astutamente separato attività estere ed attività in patria.

Il discorso generale sulle sanzioni è reso ancora più complicato dall’indeterminatezza del campo di applicazione, secondo il Segretario di Stato John Kerry è sufficiente una normale due diligence da parte delle banche europee, ed il Dipartimento è anche disponibile a fornire chiarimenti in caso di dubbi, ma le sanzioni irrogate agli istituti europei dimostra che le cose non stanno esattamente così.  Il risultato è che nel dubbio su cosa si possa o non si possa fare, molte imprese europee con interessi negli Stati Uniti semplicemente si limitano a non fare affari con l’Iran.

Non c’è ombra di dubbio che l’Iran abbia poco a cuore la difesa dei diritti civili, ma è altrettanto certo che le continue violazioni degli stessi avvengono  in altri paesi come Egitto, Arabia Saudita, Algeria e Bahrein, senza che questi vengano sottoposti a sanzioni. Restando in campo sanzioni non va sottovalutata la produzione iraniana ‘liberata’ rispetto alle tensioni sul prezzo al ribasso del greggio, ad aprile l’Iran ha prodotto 3,4 milioni barili giorno, 0,6 in meno di quanto produceva prima delle sanzioni, differenza che dovrebbe essere colmata entro settembre 2016. Le esportazioni iraniane, grazie alle scorte galleggianti accumulate in passato, sono già tornate al livello precedente il 2012 di 2,5 milioni barili giorno, 1 in più di un anno fa.

Un rientro dell’Iran nel business internazionale comporterà la volontà del paese di diventare attrattivo per gli investimenti esteri, e quindi sarà necessario un adeguamento normativo delle leggi del paese verso una protezione e difesa degli investimenti stranieri. Mrs. Pesc Federica Mogherini in una recente visita a Teheran ha espresso pubblicamente il sostegno dell’Unione Europea all’adesione dell’Iran al WTO, traguardo già raggiunto dall’Arabia Saudita nel 2005 e dalla Russia nel 2012. L’entrata del paese nel sistema internazionale porterebbe ad un calo dei prezzi dei generi prodotti ed all’accesso a molti mercati, per contro si creerebbero le condizioni perché le imprese europee possano fare ottimi affari in Iran.

La domanda è se tutto questo scenario potrà trovare attuazione, se gli americani avranno la forza di portare il discorso fino in fondo e su tutto questo resta l’incognita delle elezioni e di chi sarà il prossimo Presidente degli Stati Uniti. Una cessazione delle sanzioni sarebbe particolarmente interessante per il nostro paese visto che Italia e Germania sono i paesi che hanno i maggiori volumi di scambio con l’Iran. Nel 2014 l’Italia era il primo importatore dall’Iran, con un volume di circa 440 milioni di euro, seguita dalla Germania (280 milioni), dalla Spagna (113 milioni), dal Belgio (80 milioni) e dai Paesi Bassi (42 milioni). Sul versante export Italia e Germania sono i soli Stati con significativi volumi verso l’Iran (più di 1 miliardo di euro).

©Futuro Europa®

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