Trivelle, tutta l’Italia al voto

Si vota: ed è quasi festa, con tanto di sole primaverile che ricorda che la Democrazia è un’Energia Rinnovabile. Si vota in tutta Italia e non solo in alcune Regioni. Attenzione tutta concentrata sul Referendum, grazie alla scelta del Governo di evitare l’accorpamento con le Amministrative di giugno: una scelta che ha riempito la consultazione elettorale di significati, soprattutto dopo il curioso invito a non votare da parte del Presidente del Consiglio Renzi e del Presidente Emerito Napolitano; invito al quale ha risposto il ben più comprensibile richiamo al dovere di voto da parte del Presidente della Corte Costituzionale Paolo Grossi. Significati che vanno oltre il quesito referendario, che chiede di abrogare il prolungamento, scritto nella legge Stabilità 2016, di alcune concessioni sino a fine giacimenti; quesito non difficile, ma al contrario comprensibile per chiunque non voglia delegare anche la propria facoltà di pensiero ai ‘tecnici’. Quesito che la Consulta ha ritenuto possibile sottoporre agli Italiani, pur finendo per questo criticata come ‘di parte’ da varie voci del Governo. E che chiede di crociare il SI o il NO sull’unica scheda da votare, una semplicità di voto che fa prevedere poca fila ai seggi.

Secondo i sostenitori del SI, che hanno voluto il referendum, il prolungamento delle concessioni voluto da Renzi consentirebbe tre tipi di vantaggi, tutti per le compagnie estrattrici: mantenere il flusso estrattivo al di sotto della soglia minima per pagare le già basse royalties previste in Italia; raggiungere il petrolio, che nei giacimenti si trova al di sotto del gas di cui ora solo si parla; ed evitare i costi per la risistemazione ambientale del sito a fine sfruttamento. Per i sostenitori del NO, o dell’astensione, il prolungamento salverebbe posti di lavoro e contribuirebbe al fabbisogno energetico nazionale. Secondo i sostenitori del SI, i posti in questione non si perderebbero affatto perché le concessioni rimarrebbero fino al normale termine previsto nel contratto, e d’altra parte gas e petrolio estratti finirebbero non ‘all’Italia’ ma alle compagnie, dalle quali andrebbero ricomprati.

Secondo i sostenitori del NO o dell’astensione, il referendum è contro la possibilità di continuare a usare auto e motorini. Secondo i sostenitori del SI, il Paese ha fatto a meno di questi pozzi per decenni, e solo la latitanza del Governo che si ostina a non produrre il Piano energetico nazionale impedisce di sfruttare il boom delle Rinnovabili per alimentare anche i mezzi privati.

Ad evidenziare i significati non solo tecnici del quesito referendario apparentemente astruso, ed in particolare quello della contrapposizione tra interesse pubblico e interessi privati, hanno contribuito le scoperte sulle compagnie petrolifere dovute al lavoro di Polizia e Carabinieri. Un aspetto fondamentale, che è sembrato sfuggire ad alcuni, è lo scenario ideale internazionale nel quale il referendum italiano si colloca: quello di una lotta mondiale contro l’inquinamento globale e chi lo produce, in primo luogo petrolio e gas, una ‘operazione di pace’ mondiale per contrastare guerre, desertificazioni, fame, povertà e migrazioni, tutte bene o male ‘firmate’ dal petrolio. Una missione nella quale si sono impegnati Papa Francesco con la Laudato si’ ma anche numerose autorità religiose orientali, l’ONU con la Conferenza di Parigi e colossi energetici come Europa, USA e Cina, e che sta spostando investimenti e guadagni dalle energie fossili a quelle rinnovabili.

Non era difficile immaginare che, in un Paese dotato di un buon tasso di scolarizzazione e di coscienza civile, e fatto di persone che, soprattutto nelle fasce sociali giovani e mature è abituato a confrontarsi col mondo viaggiando con gli aerei e con internet, questa scelta referendaria si sarebbe tradotta anche in una scelta pro o contro la vecchia economia del petrolio e della crisi mondiale e pro o contro la nuova economia dell’energia rinnovabile con tutto quel che di positivo ne conseguirebbe. E che, visto che il tema è così sentito e partecipato, una presa di posizione non condivisa da parte di un Governo tecnico avrebbe potuto tradursi in un plebiscito pro o contro questo stesso Governo: nella prospettiva di quello che, nel contesto mondiale, vogliamo che siano e che significhino le parole Italia e Italiani. Urne aperte fino alle 23.

Scheda Referendum Trivelle 2016

Il quesito sulla scheda: “Volete voi che sia abrogato l’art. 6, comma 17, terzo periodo, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, ‘Norme in materia ambientale’, come sostituito dal comma 239 dell’art. 1 della legge 28 dicembre 2015, n. 208 ‘Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2016)’, limitatamente alle seguenti parole: ‘per la durata di vita utile del giacimento, nel rispetto degli standard di sicurezza e di salvaguardia ambientale’?”

©Futuro Europa®

[NdR – L’autore cura un Blog dedicato ai temi trattati nei suoi articoli]

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