Italiani a Berlino

Sere fa, dopo la commemorazione della recente scomparsa di Peter Dussmann – l’imprenditore bavarese che ha portato a Berlino numerose personalità italiane e noto anche grazie al suo impegno per la cultura – ci siamo ritrovati, qui a Berlino, ad una cena con persone di grande livello intellettuale e posizioni professionali di responsabilità. Con sorpresa, si è scoperto quanto poco si sappia sulla presenza degli italiani a Berlino. Per questo motivo abbiamo pensato di parlarne, fornendo anche un po’ di cifre.

Nel 2012, secondo l’Ocse, la Germania – già Paese Ue con più emigrati italiani (oltre mezzo milione) – ha accolto il 35% in più di connazionali. Più di 42.000 neo migranti, per lo più giovani laureati“. Ufficialmente, Secondo l’Ufficio di Statistica di Berlino-Brandeburgo, al 31 dicembre 2012, gli italo-berliner in città erano 19.771. L’aumento, rispetto all’anno precedente, è stato di 2.330 unità (il 13,4 per cento). Ma queste sono le stime ufficiali che non possono riportare il numero di italiani che oramai è arrivato in città e che vive, lavora e soprattutto impara il tedesco senza essersi staccato dalla madre patria quindi senza essersi iscritto all´ Aire (Anagrafe Italiani residenti all’estero, obbligatoria dopo dodici mesi di permanenza fuori dai confini italiani). Per l´Ambasciata italiana infatti nel periodo ottobre 2012-gennaio 2013 si sono iscritti in 460, numero comunque in costante crescita. Ma pochi dei nuovi arrivati si iscrivono all’anagrafe degli italiani all’estero per non perdere l’assistenza sanitaria gratuita (quella tedesca si paga), quindi le stime più prudenti raddoppiano il numero

La città quindi sta accogliendo molti italiani che lasciano il Bel paese per cercare fortuna. Ma Berlino, ancora scossa dalla riunificazione, è tra le città  tedesche la meno ricca, e al tempo stesso la meno germanica delle città tedesche. Stando qui infatti si ha costantemente una duplice sensazione, di non essere in Germania e di trovarsi in una specie di “bolla” europea. Tra l’altro, per vivere sinora a Berlino, anche se le nostre previsioni sono che non durerà per molto, bastano all’incirca 1300 euro al mese, cifra estremamente appetibile se si pensa alle altre capitali europee.

Chi sono allora gli italiani che sono a Berlino? Possiamo dividerli in due categorie, quelli di lunga data, a volte già figli di seconda generazione, nati in Germania o arrivati molto piccoli che conoscono la città, la vivono da molto tempo, che sono integrati e lavorano spesso nel commercio al dettaglio e nella ristorazione e quelli invece appena arrivati, che non parlano il tedesco, che hanno una fascia di età che va dalla post laurea (scriviamo così perché in Italia spesso l’università può durare una vita) ai 35-45 anni, dove spesso al singolo si unisce l´ intera famiglia.

Per i post laureati, Berlino è il luogo dove sperimentare, provare e mettersi alla prova. Molti laureati in materie umanistiche e creativi vengono nella capitale tedesca perché qui molteplici sono gli spazi dove poter esprimersi e inventarsi un mestiere legato a queste discipline, oltre al fatto che trovare un ufficio in condivisione a volte costa non più di 100 euro al mese. Come abbiamo già scritto, Berlino è la Silicon Valley europea, è il luogo ora in Europa dove le start up trovano terreno fertile per iniziare. Per le famiglie invece Berlino dà la possibilità di trovare una casa e di vivere bene spendendo all’incirca un terzo in meno di quello che si spende nelle città  capoluogo italiane (anche se questo “andazzo” comincia a diventare sempre meno possibile proprio perché a grande velocità Berlino sta raggiungendo le altre capitali europee nel costo della vita). Ma quello he offre Berlino alle famiglie è la facilità del quotidiano, trasporti pubblici, asili, servizi ed altro sono a disposizione del tempo della famiglia, che riesce in questo modo a vivere meglio.

La scelta però di lasciare tutto fatta da una famiglia – a quello che ci dicono – è data soprattutto dalla mancanza di prospettive che oramai l´Italia offre, al fatto che non si crede più in un futuro migliore. Le famiglie che arrivano qui sono quindi spinte dall’amarezza verso un paese che non le tutela e non da nulla in cambio. Gli italiani quindi si spostano, vanno via da un paese che li ha delusi, in cui la frustrazione è all’ordine del giorno. Chi arriva qui con un proprio capitale di partenza può godersi delle gioie della vita facile berlinese, chi invece arriva all´avventura spesso si trova a dover affrontare problemi molto complessi, primo tra tutti la mancanza di integrazione data dalla non conoscenza della lingua tedesca. Perché qui l´inglese non basta, le aziende tedesche pretendono una conoscenza C1 del tedesco, il che vuol dire almeno un anno di studio intensivo che richiede un impiego di mezza giornata per cinque giorni a settimana. Chi arriva a Berlino senza conoscere il tedesco cerca lavoro nelle attività italiane, spesso scontrandosi con ”usi e costumi” tipicamente italiani.

Insomma Berlino non è la “mecca”, in questa Europa che a fatica si può dire unita, Berlino è una strana isola dove si incontrano e a volte si incrociano destini diversi, dove nascono e a volte muoiono idee imprenditoriali, dove però chi ce la fa vive una vita normale, quella normalità che purtroppo in Italia si fa fatica a percepire.

©Futuro Europa®

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