RAI, il canone in bolletta?

Dal prossimo anno il canone Rai si pagherà in bolletta. Forse. Il governo ci pensa, ancora, e accarezza l’idea che aveva quasi tramutato in realtà alla fine del 2014: mettere nella bolletta della luce il canone annuale della televisione di Stato e abbassare l’importo della tassa. Se il motto era “pagare meno, pagare tutti”, l’impressione è che ci sia sempre e solo da pagare perché lo “sconto” ipotizzato da Matteo Renzi sarebbe di soli 13 euro: da 113 a 100 annuali. Un po’ pochino per rendere più popolare una gabella che gli italiani odiano tanto quanto la tassa sulla prima casa.

In Europa, l’Italia fa pagare l’abbonamento alla tivù pubblica meno di tutti: in Francia costa 131 euro, nel Regno Unito 174, la Germania ha fissato l’importo a 216 euro. C’è da precisare, però, che la britannica Bbc non ha pubblicità, in Francia e Germania gli spot vanno in onda solo in determinati orari. In Italia, il canone copre il 65 per cento dei ricavi della Rai, l’82,5 per cento per France Televisions, il 73,6 per cento per la Bbc e l’84,7 per cento per la tedesca Ard. Adesso, se consideriamo gli introiti pubblicitari della Rai, il costo annuale per ogni famiglia resta piuttosto alto. Altro primato nostrano: sull’evasione l’Italia raggiunge il 30 per cento, contro l’1 per cento di Francia e Germania e il 5 per cento del Regno Unito.

Il presupposto è semplice: se il canone finisse davvero in bolletta dovrebbe costare meno. Ma è davvero possibile che tra i costi per la lavastoviglie e l’aspirapolvere gli italiani si troveranno anche il canone Rai? Probabile ma molte difficoltà restano. La presidente di Enel, Patrizia Grieco, nei giorni corsi, ha detto come mettere il canone in bolletta sia “una cosa molto difficile da realizzare, sia tecnicamente, che per i sistemi di fatturazione, che per problemi giuridici”. Contraria a questa soluzione anche Assoelettrica che ha espresso forti perplessità per bocca del presidente, Chicco Testa: “Non tutti i possessori di un contratto elettrico sono anche in possesso di un televisore”. Oggi il canone Rai si può considerare una vera e propria tassa ma è legata al possesso dell’apparecchio televisivo. Chi non ne ha uno in casa non deve versare l’imposta. Rendendo automatico l’incasso sulla fattura della luce, inevitabilmente, rischia di pagare l’abbonamento anche chi proprio non ne vuole sapere, anche vedere, di televisione.

I vantaggi che offrirebbe questa soluzione, li abbiamo già detti: minor costo e zero evasione. Pazienza se la riduzione su base annua si ferma a 13 euro e se rischia di prelevare la gabella anche da chi ha solo un contratto elettrico ma nessuna tv. Con il mercato libero dell’energia, inoltre, non c’è più solo Enel a fornire luce e gas. Questo significa che anche tutte le altre compagnie dovrebbero diventare degli esattori per conto dello Stato. L’ipotesi di mettere il canone nel conto del telefono, o del gas, come proposto da qualcuno nell’esecutivo, andrebbe incontro agli stessi problemi: molte famiglie non hanno più un contratto di telefonia fissa perché usano i cellulari e altre scaldano con l’elettricità senza servirsi del gas. Insomma il consumatore corre il rischio di pagare, come sempre, senza sapere però più che cosa.

©Futuro Europa®

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