Clima, verso il primato della politica sull’economia selvaggia?

La difesa dell’ambiente e del clima non è più un accessorio, ma è divenuta una linea di sviluppo dell’economia mondiale. E’ un fatto importante, che tuttavia sottende un fenomeno ancora più rilevante: l’ingresso dei temi ambientali nell’olimpo della geopolitica mondiale è avvenuto grazie ad una inversione di tendenza nel rapporto tra economia e politica. Dopo anni di soggiogamento all’economia, e anche se nonostante la crisi l’idea dell’infallibilità dei mercati sopravvive negli ambienti meno aggiornati della cultura dei paesi ‘ricchi’, a causa e attraverso la riflessione sulle soluzioni ai problemi climatici buona parte delle leadership mondiali è in fermento e la politica delle grandi potenze sta guardando avanti e sforzandosi di dargli un verso, all’economia che affidata al solo mercato si è dimostrata alquanto dissennata. Se non in Italia, cosa questa che ne rende per noi difficile la percezione, negli altri Paesi ad economia di mercato la politica sta ritrovando la vocazione di guida e sta orientando gli investimenti: sta quindi scrivendo il futuro. Avviene da parte dei Governi, non dei mercati; e in accordo fra di essi. Una condivisione, e ormai quasi una ‘globalizzazione’ della politica, dopo gli anni della globalizzazione dell’economia. Questo è forse l’effetto più  rilevante degli sconvolgimenti climatici determinati dall’attività umana che stanno flagellando il pianeta.

Già, perché sono le conseguenze sociali dovute agli sconvolgimenti climatici, prima fra tutte le grandi migrazioni, ad aver riscosso il pensiero politico intorpidito dal crollo delle ideologie del ‘900 e dal trionfo scomposto del liberismo selvaggio. E dopo decenni di ambientalismo militante, a volte emarginato e oscuro, per risolvere i guai conseguenti di una economia a trazione finanziaria senza volti e senza idee sono scesi in campo i leader e le agenzie di pensiero che da sempre coltivano equilibrio e armonia tra Uomo e Ambiente. Oggi in difesa dell’Ambiente si spende il presidente degli Stati Uniti Barack Obama, con argomenti meno teorici e più urgenti di quelli di Bill Clinton e di Al Gore al tempo della ratifica del protocollo di Kyoto. Obama, alla fine di un anno di confronto con il Congresso, in vista della Conferenza dell’Onu sul Clima in programma a novembre a Parigi ha da poco ha varato il Clean Power Act per promuovere le energie che non inquinano l’atmosfera. Il Presidente vedrà a settembre papa Francesco, che con visione straordinaria ha dedicato la sua prima enciclica all’ambiente. Per l’ambiente si spende la Cina, che con la firma del presidente Xi Jinping accanto a quella di Obama nell’accordo dello scorso novembre, ha sancito la riduzione delle emissioni, confermandosi inoltre fra i maggiori investitori, insieme agli Usa, sulle Rinnovabili; per le quali, come ha fatto la Russia, ha istituito l’obbligo di acquisto di tutta la produzione. Pure l’Australia è entrata in gioco, annunciando di allinearsi con tutti gli altri su una riduzione del 32 per cento delle emissioni inquinanti nel 2030 rispetto al 2005: obiettivi non eccelsi, ma fissati, e condivisi. Putin spinge per le sue Rinnovabili, e a marzo il primo ministro Dmitry Medvedev ha modificato la legge federale russa per l’industria elettrica obbligando i gestori ad acquistare tutta l’energia prodotta con le Rinnovabili.

Se negli Usa la popolarità di Francesco promette di venire condivisa, attraverso il tema ambientale, con l’ambientalista Obama, Putin ha in casa la Chiesa Ordotossa, anch’essa portatrice dell’idea di Uomo come Custode del Creato. Ma anche i Paesi Arabi, dove pure l’Islam parla chiaramente di Uomo Custode del Creato, non stanno a guardare: stanno infatti investendo in modo massiccio sul solare. Idem per il Giappone, non solo nuclearista. Fra le religioni, e sull’Ambiente, c’è in questo tempo un dialogo a distanza, ma coincidente nei temi più profondi. Papa Francesco ha promulgato a luglio l’enciclica Laudato si’, e da pochi giorni si è tenuta l’International Islamic Climate Change Symposium, una conferenza di oltre sessanta studiosi, leader politici e religiosi del mondo islamico, che ha lanciato la ‘Dichiarazione sul cambiamento climatico’ in vista della conferenza Onu sul clima in programma a dicembre a Parigi. La Conferenza si è tenuta ad Istanbul: ed il primo settembre, su proposta della Chiesa Ortodossa verrà celebrata la ‘Giornata mondiale di preghiera per la cura del Creato’.

Com’è stato possibile, se la filosofia dei Mercati e del massimo profitto governa il mondo e le Rinnovabili, strumento dei provvedimenti per la riduzione delle emissioni inquinanti, sono economicamente meno vantaggiose di petrolio e gas coltivati dalla vecchia economia e concupiti dal terrorismo internazionale?

E’ sorprendente: la leadership politica e culturale di gran parte del mondo sembra aver avviato una sorta di missione umanitaria in grande stile, sotto l’egida delle Nazioni Unite organizzatrici delle Conferenze sul Clima. Al di là delle critiche degli Ambientalisti per gli obiettivi in qualche caso modesti, il dato politico forte è che obiettivi siano stati stabiliti, e da tutti. Forse modesti, certo, ma comprensibilmente: perché i Capi di Stato hanno a che fare con le rispettive economie e sanno di dover concedere il tempo necessario per la riconversione di impianti e sistemi, oltreché di slogan, assunti culturali e mentalità. Ma obiettivi sono stati stabiliti, e soprattutto una linea: si cambia. Con la forza di un’idea semplice, che è questa: anche se ora le Rinnovabili sono meno redditizie del petrolio, orientare gli investimenti su di esse le renderà progressivamente convenienti, le rinnovabili attireranno sempre più investimenti, ed il percorso virtuoso sarà completato. Un cambiamento, insomma. Di natura culturale, e politica. Naturalmente le pallottole della vecchia economia ferita dalla politica fischiano, come i 900 milioni di dollari gettati sul tavolo delle prossime presidenziali dai petrolieri americani, che nel 2013 destinarono il 90 per cento dei loro fondi ai Repubblicani. Ma Hillary Clinton ha annunciato di condividere in pieno il Clean Power Plan di Obama, ne sta facendo il suo cavallo di battaglia, e dollari o non dollari in spot elettorali, i Repubblicani dovranno faticare a cercare argomenti alternativi al piano di massicci investimenti orientati dal Piano mirato alla leadership Usa nel mercato delle energie rinnovabili.

Un cambiamento è in atto. Di cambiamento aveva parlato Obama all’inizio del suo mandato. Un cambiamento ha chiesto papa Francesco. Un cambiamento rimane l’unica risposta efficace alla crisi del 2007. Ed il cambiamento più importante, nella luce della crisi di sistema del vecchio assetto dell’economia finita in crisi irreversibile, non è quello dei sistemi di produzione dell’energia, o di qualsiasi altro settore dell’economia, ma quello del rapporto tra economia nel suo complesso e politica. Fenomeno nel fenomeno, dato ancor più rilevante, è il fatto che, essendo il clima ed i suoi mutamenti un fenomeno globale, la necessità di condividere obiettivi e strategie sta sanando il paradosso di un’economia globale finora mera sommatoria, e non prodotto, delle singole economie nazionali.

Una rivoluzione è in atto, un fenomeno importante che segna il periodo storico che stiamo vivendo.  Una rivoluzione culturale, di sistema, dalla quale, però, resta per ora esclusa l’Italia: che con l’anacronistica e antieconomica svendita del suo straordinario paesaggio ai petrolieri voluta da Renzi sta facendo una figura davvero brutta a livello mondiale. E che si fatica ad osservare anche dall’osservatorio Europa, paradossalmente supino all’economia nonostante il grande impegno sui temi ambientali. Vista da qui, da un Bel Paese incompreso e indebolito dai ragionieri europei e preso in giro dal suo Governo, e vista quindi con la conseguente sfiducia della gente nei politici e nella politica, la rivincita di politici, della politica, e dei governi di gran parte del mondo sull’economia è davvero difficile da scorgere. Eppure c’è.

©Futuro Europa®

[NdR – L’autore cura un Blog dedicato ai temi trattati nei suoi articoli]

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